Kosovo, spari contro la polizia

Kosovo, spari contro la polizia JUGOSLAVIA Nella regione ancora scontri e manifestazioni, salite a tre le vittime a Pristina Kosovo, spari contro la polizia Centinaia di albanesi assaltano Poduyevo ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO E' salito a tre il numero ufficiale delle vittime nel Kosovo, dove, da lunedì scorso non cessano gli scontri tra gruppi di manifestanti albanesi e forze di polizia. Malgrado il rinvio del processo contro il leader albanese Azem Vllasi e gli altri 14 imputati accusati di atti controrivoluzionari contro il sistema jugoslavo, la situazione nella regione continua ad essere drammatica. Mentre le vie di Pristina sono relativamente calme, nel pomeriggio di ieri alcune centinaia di studenti albanesi hanno protestato a Vucitrn. I giovani sono stati dispersi dai lacrimogeni della polizia. Verso sera sono scoppiati nuovi scontri alla periferia di Poduyevo. Centinaia di albanesi provenienti dai Paesi vicini hanno tentato di entrare nella città. Bloccati da un massiccio schieramento delle forze di polizia, i manifestanti hanno risposto sparando. A tarda sera i disor¬ dini erano ancora in corso. Ieri mattina, il capo della polizia regionale, Yusuf Karakushi ha confermato la notizia dei morti durante i disordini della sera precedente a Pristina. Secondo il comunicato ufficiale, nella cantina di uno stabile di un quartiere residenziale della città, sono stati rinvenuti due cadaveri. Accanto ai due sono state ritrovate numerose armi da fuoco, munizioni, un ordigno esplosivo che stava per esplodere e una somma ingente di valuta estera. La polizia, ha sostenuto Karakushi, aveva l'ordine di non sparare e di fare uscire gli estremisti dalla cantina dove si erano barricati, vivi. E' stata aperta un'inchiesta. La polizia sarebbe arrivata alla cantina seguendo uno dei manifestanti che poco prima aveva sparato negli scontri con gli agenti. L'uomo si era rifugiato nel palazzo. All'avvicinarsi della polizia, dalla cantina sono partiti numerosi colpi di arma da fuoco. La sparatoria è continuata per alcune ore. Le forze speciali della polizia sarebbero infine riuscite a entrare nel nascondiglio trovandovi le due vittime. Dall'autopsia dei cadaveri risulta che uno dei due si sarebbe suicidato, mentre l'altro è morto in seguito a ferite di arma da fuoco. Sono state rese note anche le circostanze in cui ha perso la vita il ventisettenne albanese ucciso mercoledì sera a Pristina. Con un gruppo di manifestanti, il giovane, mascherato, aveva aggredito un ispettore della polizia. Per difendersi, l'ufficiale aveva sparato. A Pristina si è riunito, intanto, il comitato regionale della Lega comunista del Kosovo. Definendo le ultime proteste degli albanesi «il seguito dell'azione controrivoluzionaria dei mesi scorsi», i comunisti del Kosovo hanno sottolineato che si tratta di gruppi illegali organizzati con l'appoggio economico dell'estero, e il cui intento finale è la disgregazione della Jugoslavia. Dure critiche anche all'ap¬ poggio dato ai separatisti albanesi dalla Slovenia e dalla Croazia. Le numerose richieste di sospensione del processo contro Vllasi e gli altri imputati albanesi, partite da queste due Repubbliche, avrebbero infatti incoraggiato i manifestanti a continuare la protesta. In realtà, sostiene la direzione dei comunisti del Kosovo, queste forze pseudo-democratiche vogliono sfruttare gli albanesi per la loro politica antijugoslava e distruggere l'unità del Paese. L'università di Pristina, disertata da giorni da moltissimi studenti, è controllata dalle forze dell'ordine. Semivuote anche le scuole, i genitori tengono a casa i ragazzi per paura che vengano coinvolti negli scontri. Intanto, dalla Slovenia e dalla Croazia continuano ad arrivare nuovi appelli alla presidenza federale affinché riveda la sua decisione di proseguire il processo di Titova Mitrovica. Ingrid Badurina Dimostranti arrestati durante gli scontri a Pristina, che hanno causato tre morti

Persone citate: Ingrid Badurina, Titova, Yusuf Karakushi