«Ma niente Grande Germania » di Alfredo Venturi

«Ma niente Grande Germania » Mitterrand mette le mani avanti: la linea Oder-Neisse non va messa in discussione «Ma niente Grande Germania » La ricetta di Kohl: autodeterminazione in Ddr BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Io non tomo la riunificazione tedesca, la storia va presa come è. Il desiderio di unità è legittimo: se i tedeschi vogliono essere un solo popolo in un solo Stato, nessuno può opporsi. Quel che conta è ciò che i tedeschi vogliono, ciò che possono». Francois Mitterrand è seduto accanto a Helmut Kohl, è la conferenza stampa che ritualmente conclude il vertice franco-tedesco. Mentre il Cancelliere lo ascolta raggiante in cuffia, il Presidente seppellisce, con poche parole pronunciate in tono pacato, una tradizione diplomatica secolare. L'opposizione a una Germania unita è sempre stata una costante della politica francese: da sempre Parigi ha cercato di seminare zizzania fra gli Stati tedeschi, di tenere diviso l'esuberante vicino. Preceduto e certo incoraggiato dai sondaggi, secondo i quali un solo Stato tedesco non è più uno spauracchio per l'opinione pubblica francese, Mitterrand fa giustizia sommaria di tutto questo. Come si potrebbe contestare, insiste, un processo di riunificazione che si svolga secondo uno «sviluppo pacifico e democratico»? Il pragmatista dell'Eliseo non fa che trarre la conclusione da un'analisi obbligata: la tendenza dei tedeschi verso l'unità è inarrestabile, e sarà «uno dei fattori domi- nanti di questa fine di secolo». Nessun politico europeo responsabile, dice, «può fare a meno di integrare questa realtà nel suo ragionamento». Al cuore del pensiero di Mitterrand c'è un sacrificio sull'altare dell'autodeterminazione: nessuno può sostituirsi alla volontà dei cittadini tedeschi, «anche se il processo unitario riguarda anche altri Paesi». Naturalmente si chiedono dettagli. Quale sarebbe il quadro geografico della Germania riunificata che ipotizza il Presidente? La domanda implica la scelta fra due opzioni: o si parla dei due attuali Stati tedeschi, o si includono anche i territori orientali ceduti alla Polonia e all'Unione Sovietica. La risposta di Mitterrand esclude nettamente questa seconda ipote¬ si: «Non sarebbe proprio il caso di mettere in discussione la linea Oder-Neisse, che segna dalla fine della seconda guerra mondiale la frontiera fra Polonia e Ddr». Le frontiere, insiste evocando la diplomazia di Helsinki, «sono entità giuridiche che devono disporre di una certa forma di intangibilità». E' una precisazione diretta alla destra revanscista tedesca, che sogna di riprendere il discorso dai confini del 1937, e vorrebbe recuperare Slesia, Pomerania, Prussia Orientale. Anche Kohl viene sollecitato a entrare nella questione. Il Cancelliere riprende il tema dell'autodeterminazione, e aggiunge: «Non c'è dubbio che esiste nella Repubblica Democratica un desiderio di autode¬ terminazione, e io so in quale direzione si muova». La questione, dice, va considerata con «realismo e ottimismo». Poi illustra il quadro politico in cui il processo si collocherebbe: un quadro europeo, che implica la fedeltà all'ancoraggio occidentale della Germania. «Chi approva il diritto di autodeterminazione, chi approva l'unità della nazione tedesca, deve sapere che l'Europa è la condizione preliminare e decisiva per qualsiasi progresso reale in questa materia così importante per i tedeschi». Le parole del Cancelliere integrano quelle del Presidente, lasciando intuire l'intesa che sta dietro questa «dichiarazione di Bonn». La Francia toglie ogni residuo dell'antico veto, e inserisce la questione tedesca all'ordine del giorno per il prossimo decennio. In cambio la Germania rassicura l'Occidente: unità nazionale non significa deriva antieuropea, la collocazione internazionale del Paese non si discute, né in particolare il rapporto privilegiato con la Francia. La dichiarazione di ieri è la traduzione concreta di un gesto potentemente simbolico eternato da un'immagine: Mitterrand e Kohl con il capo chino, la mano nella mano, nel cimitero militare di Verdun, fra i morti francesi e tedeschi della Grande Guerra. Alfredo Venturi

Persone citate: Francois Mitterrand, Helmut Kohl, Kohl, Mitterrand