Aria di pace in Mondadori di Valeria Sacchi
Aria di pace in Mondadori Celebrato ieri a Segrate il centenario della nascita del fondatore Arnoldo Aria di pace in Mondadori Trattative con l'americana Donnelley MILANO. «Pace, pace, pace» dice ridendo Luca Formenton, alla domanda: quale messaggio esce dalla giornata di oggi? A Segrate è appena finita la cerimonia celebrativa per i cento anni dalla nascita di Arnoldo, il fondatore della Mondadori, oggi il maggiore gruppo editoriale italiano, del quale l'amministratore delegato, Emilio Fossati, fornisce alcune cifre significative. Nei primi nove mesi di quest'anno il fatturato della sola Mondadori è salito del 7 per cento a 1124 miliardi che, sommando l'Espresso, diventano 1670. A fine anno il giro d'affari consolidato supererà i 2350 miliardi. Non basta? Fossati ricorda lo sviluppo degli ultimi quattro anni: nel 1985 la casa editrice aveva un giro d'affari di 1036 miliardi con 25 miliardi di utile, ora la sua potenza di fuoco è più che raddoppiata mentre l'utile 1989 sarà superiore ai cento miliardi del 1988. E aggiunge: «Nel frattempo sono stati reinvestiti centinaia di miliar¬ di». Fossati accenna anche ai progetti per l'area grafica, ai contatti con il gruppo americano Donnelley, una trattativa ancora in corso e che non si sa quale esito avrà, ma che punta ad uno scopo preciso: fare delle Officine di Verona il primo polo europeo per la stampa. Oggi, in Europa, non soltanto ci sono troppe rotative, ma la competizione dei Paesi dell'Estremo Oriente (da Hong Kong a Singapore, al Giappone) è fortissima. Mandare laggiù a stampare, compreso il trasporto, costa meno, cosicché si rischia, per il settore grafico, una crisi sul tipo di quella attraversata dalla siderurgia. La strada è dunque solo quella dell'alta specializzazione. Dopo Fossati, una tavola rotonda guidata da Piero Ottone e alternata a spezzoni di documentari sul fondatore Arnoldo, offre le testimonianze dei familiari (la figlia Cristina, il nipote Luca) e dei collaboratori (Sergio Polillo, Palumbo, Gaetano Tumiati e Cesare Garboli), mentre il saluto finale tocca al presidente del gruppo, Carlo Caracciolo. La sala è gremita: dirigenti di oggi e di ieri, familiari e consulenti. Il clima disteso. L'impressione è che, almeno nell'attuale fase, i grandi azionisti della Mondadori, Carlo De Benedetti, Formenton e Caracciolo marcino nuovamente uniti. Non sarebbe possibile altrimenti spiegare tutte le iniziative in corso, compresa quella della Donnelley. E Berlusconi? Certamente la trattativa con il re delle televisioni va avanti, i rapporti li tiene sempre in prima persona Carlo Caracciolo, ma le tensioni che negli ultimi mesi avevano portato su Segrate venti di guerra sembrano smorzate e, probabilmente, un nuovo patto non è più così urgente. Anche se un nuovo patto, prima o poi lo si dovrà fare, perché Berlusconi non è un azionista qualsiasi: in Amef è quello con maggiore singolo peso. Tornando alla Donnelley, questo gruppo, pur essendo un mega-network internazionale con oltre 4 mila miliardi di giro d'affari, non è ancora presente in Europa. D'altra parte, per fare di Verona il primo polo europeo ci vogliono investimenti colossali, dell'ordine di mille miliardi, e soprattutto una grande specializzazione: alla Mondadori, il partner di Chicago, evidentemente, può portare in dote sia l'uno che l'altra. Non è questa la sola novità. Ad esempio, sta per essere costituita una nuova società nella quale dovrebbero confluire una trentina di testate: quelle di area economica che fanno capo ad Espansione, il settore informatico, Fortune Italia e altre riviste specializzate, come Abitare, Costruire, il Giornale della Vela. Nasce quindi un raggruppamento controllato dalla Mondadori, un'area di business e di cui dovrebbe essere amministratore delegato lo stesso Luca Formenton. Valeria Sacchi
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