L'autopsia

L'autopsia L'autopsia Trovato un proiettile «dimenticato» dai libici PADOVA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Hanno trovato un proiettile nel corpo martoriato di Roberto Ceccato, il tecnico assassinato nove giorni fa a Tripoli in circostanze ancora misteriose. La sorpresa è arrivata ieri a Padova, dove è stata effettuata l'autopsia sui resti dello sventurato giovane. La pallottola, il cui calibro deve essere ancora stabilito, era conficcata nel braccio sinistro, in un punto non meglio definito dai medici che hanno eseguito la perizia necroscopica. Una svolta? Non si può ancora dire, ma adesso il legale della famiglia Ceccato, l'avvocato Luciano Gasperini, dice che «è stato fatto un passo avanti molto importante». Il legale ha annunciato che chiederà una perizia balistica sul proiettile ritrovato ieri, per accertare da che arma è partito, e non ha escluso anche la possibilità di un suo viaggio in Libia per cercare «elementi di prova». «Il nostro codice nuovo lo permette, ma non so se le auto¬ rità di Tripoli me lo consentiranno». L'autopsia, durata in tutto poco più di due ore, è stata eseguita dal professor Francesco Introna, direttore dell'Istituto di medicina legale dell'università di Padova. All'esame autoptico ha assistito anche il professor Paolo Cortivo, in rappresentanza della famiglia Ceccato. Al professor Introna e alla sua équipe il procuratore Marcello Torregrossa aveva affidato lunedì scorso il compito di esaminare il corpo di Ceccato per cercare di capire come e perché è stato ucciso. «Non per diffidenza verso i libici, ma perché questi accertamenti sono obbligatori», aveva detto il magistrato. Adesso la «scoperta» rilancia il caso. L'esame della pallottola e della posizione in cui è stata trovata potrà infatti permettere di stabilire da che distanza lo sparatore abbia agito contro Ceccato e quando ciò è avvenuto. Sembra scontato che quel proiettile non ha avuto un effetto mortale, ma il suo ritrova¬ mento è considerato di «estrema utilità» per chiarire una serie di dubbi. Ieri, il professor Introna e la sua équipe hanno anche tentato di stabilire se a provocare la morte di Ceccato sia stato un proiettile conficcato nello stomaco. Ma il tentativo, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe andato a vuoto perché la zona addominale del tecnico padovano è interamente carbonizzata: impossibile quindi ogni esame. Una circostanza, questa, che ha avvalorato l'ipotesi, non confermata ufficialmente, di uno «svuotamento» del cadavere del tecnico. Errore dei medici libici o altro? A Padova nessuno si sbilancia, ma il professor Introna ha voluto precisare che a Tripoli non è stata effettuata una vera e propria autopsia, ma solo un «esame sommario» del corpo di Ceccato. Nessun sospetto sul lavoro fatto a Tripoli, ma una sottile distinzione tecnicoscientifica, tanto è vero che il quadro completo sulla perizia effettuata ieri lo si avrà soltanto tra cinquanta giorni, quando cioè saranno completati tutti gli esami di laboratorio. Il procuratore della Repubblica ha chiesto anche un esame tossicologico, per fugare ogni dubbio sullo stato di salute di Ceccato al momento della morte. Torregrossa, che non ha ricevuto alcun documento dalle autorità libiche («Dispongo solo delle relazioni del capo dell'Interpol Nicola Simone e di quella del medico inviato in Libia dal nostro ministero degli Esteri»), ha formulato una serie di quesiti ai periti medico-legali tutti tendenti a scoprire la verità sulla morte del tecnico. Le indagini, insomma, vanno avanti. E, con molte probabilità, si dovrà ancora fare ricorso ai canali diplomatici. Non è infatti da escludere che Torregrossa, nel corso dell'inchiesta, decida di fare un salto a Tripoli. E siccome tra Italia e Libia non esistono trattati di collaborazione in questo settore, l'intervento del governo sarà forse più che necessario. Antonello Francica Roberto Ceccato. Sul corpo del giovane italiano assassinato a Tripoli è stata effettuata ieri l'autopsia. All'esame ha assistito anche un medico in rappresentanza della famiglia del tecnico padovano