«Temevo di perdere il treno della pace»

«Temevo di perdere il treno della pace» «Temevo di perdere il treno della pace» //Presidente Usa racconta la sua «conversione» sull'Urss WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La storia segreta del primo vertice marittimo in tempo di pace è la storia di una conversione: quella del presidente Bush al dialogo con Gorbaciov, auspice il nuovo segretario di Stato Baker, l'architetto del disgelo. Tutto incomincia con la sorpresa di fine maggio, con la proposta del presidente Usa a Bruxelles, al quarantesimo anniversario dell'Alleanza Atlantica, di ridurre le armi convenzionali in Europa. E' una sorpresa preparata da Baker, allarmato dal ritardo di Bush nel rispondere alle iniziative di Gorbaciov, e dallo scontento degli alleati europei. E' un trionfo, e insieme è una lezione. Baker torna a Washington, deciso a strappare definitivamente Bush al suo immobilismo. L'estro glielo offre la conferenza delle sette potenze industriali il 14 luglio, bicentenario della Rivoluzione Francese, a Parigi, dove il presidente arriva reduce da un toccante viaggio in Polonia e in Ungheria. Con straordinario candore, ieri Bush ha raccontato la storia della sua conversione. Alla Conferenza dei Sette era giunta, indirizzata all'ospite, il presidente Mitterand, una lettera di Gorbaciov con una dignitosa richiesta di aiuti all'Urss e all'Est europeo. I leader occidentali ne discussero a lungo. A Danzica, Bush aveva incontrato Walesa, e a Budapest aveva ricevuto in regalo un pezzo del filo spinato che una volta segnava la frontiera tra Austria e Ungheria. Quelle esperienze lasciarono il segno. «Temetti di perdere una grande occasione» ha riferito Bush. «Di ritorno a Washington da Parigi scrissi al presidente sovietico, proponendogli un vertice informale in territorio neutrale, senza un'agenda di lavori precisa, in cui ciascuno di noi fosse libero di sottoporre all'altro le questioni più urgenti. Mi rispose di sì ai primi di agosto». Nessuno dei due, tuttavia, assunse un impegno concreto sulla località e la data del summit: Bush era ancora frenato dai falchi dell'Amministrazione, Gorbaciov era assediato in casa e fuori dai neostalinisti. Alla conferenza stampa di ieri, Bush non ha celato l'euforia per essere riuscito a mantenere il segreto tre mesi, in mezzo a una pioggia di critiche per le sue esitazioni. La decisione di organizzare il vertice informale entro fine anno, ha precisato, fu presa nel Wyoming, sulle Montagne Rocciose, da Baker e Shevardnadze alla fine di,.settembre. Scopertisi in sintonia, i signori della diplomazia delle superpotenze stabilirono di separare il disarmo dagli altri problemi sul tappeto, rinviandolo a un summit la prossima estate. Secondo indiscrezioni della Casa Bianca, Baker chiese a Shevardnadze di fornire altre prove della volontà di distensione di Gorbaciov, e in rapida successione le ottenne in Polonia, Ungheria e Germania Orientale. I falchi vennero messi a tacere: il ministro della Difesa Cheney cessò di profetizzare l'imminente caduta di Gorbaciov, e il capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale Scowcroft ritirò le sue riserve. Il 16 ottobre, Baker enunciava la nuova politica americana di assistenza tecnica e collaborazione nei confronti dell'Urss. La Casa Bianca ha ammesso che il ritardo del Cremlino nel fissare nei particolari la visita di Gorbaciov in Italia fu dovuto in parte alla necessità di coordinarne i tempi e le modalità con quelli del primo summit marittimo delle superpotenze. Si ignora se Cossiga e il Papa ne fossero preavvertiti. Bush ha spiegato che è stata la presenza di Gorbaciov a Roma a suggerire l'idea del vertice sulle navi ai primi di dicembre: «E' il classico caso del massimo risultato •con il minimo sforzo» ha detto. «Saremo nelle condizioni ideali per lavorare in fretta e bene, con gruppi ristretti di collaboratori, senza impegni sociali e di Stato, e senza pressioni politiche». Il Presidente ha anche spiegato le condizioni del successo: gli Usa sono pronti ad aiutare l'Urss e l'Est europeo, ma vogliono che in cambio il Cremlino li aiuti a eliminare il sandinismo in Nicaragua e, più tardi, il castrismo a Cuba. «Dalle superpotenze — ha ricordato Bush con franchezza — dipende il destino di parecchi Paesi». Il Presidente offre l'assistenza Usa al graduale ingresso dell'Urss e dell'Europa dell'Est nell'area delle democrazie e del libero mercato, ma vuole l'appoggio sovietico «per fare dell'emisfero occidentale il pri¬ mo emisfero senza dittature». A questo progetto hanno aderito anche i falchi sconfitti da Baker. Ma come era successo a Shultz prima di lui, il segretario di Stato ha dovuto imporsi con la forza: la settimana scorsa, per esempio, è stato costretto a bocciare un discorso del numero due del Consiglio di Sicurezza nazionale Gates, l'ex capo della Cia, che sarebbe suonato offensivo a Gorbaciov. La conversione di Bush sarà duratura? Ieri il presidente ha sostenuto di sì, adducendo due motivi. Il primo è che i contrasti in seno all'Amministrazione «sono un'invenzione dei giornalisti» e dunque che non esiste il pericolo di una marcia indietro. Il secondo è che non abbandonerà la sua tradizionale cautela, anche per prevenire un'eventuale Tienanmen sovietica, ossia un'improvvisa repressione. Quando lo ha sentito, Reagan — il più illustre difensore di Gorbaciov negli Usa, che gli aveva mosso aperte critiche per l'eccessiva prudenza nelle trattative — gli ha telefonato per congratularsi: «Sei sulla strada giusta», ha detto. Ennio Ca retto