In marcia verso Sarajevo

Il maltempo allenta la morsa, le truppe Nato prendono posizione Il maltempo allenta la morsa, le truppe Nato prendono posizione In marcia verso Sarajevo / bersaglieri iniziano Voperazione-pace li, con tanto di macchinari e attrezzature tecniche. Secondo l'accordo di Dayton i quartieri serbi di Sarajevo dovrebbero ritornare sotto l'amministrazione bosniaca entro il 14 marzo. Da Washington è giunta intanto la notizia che il presidente Bill Clinton potrebbe visitare a fine gennaio le truppe americane in Bosnia. Ma la data della visita non è stata ufficialmente IL calcio? Non è cosa utile alla Rivoluzione: 22 giocatori in campo sono pochi, tutti devono partecipare». Così, all'inizio degli Anni Ottanta, Muammar Gheddafi tolse ai libici uno dei loro passatempi preferiti: niente più manifestazioni ufficiali, rappresentative nazionali smantellate, sport paralizzato. Il tutto in nome dei supremi principi del Libro Verde della Jamahirya, guida alla «terza via» tra socialismo e capitalismo. Dieci anni dopo, il Colonnello ha cambiato idea: a Tripoli lo sport non solo rialza la testa con la ripresa dell'attività, ma il calcio si ritrova addirittura ad essere usato come chiave per cercare di riaprire i rapporti con il mondo occidentale, di rompere l'isolamento che dura dal 15 aprile '92, giorno in cui l'Onu punì con l'embargo un Paese accusato di sostenere il terrorismo e di proteggere i colpevoli degli attentati di Lockerbie e del Tenere. Ieri pomeriggio, 70 mila persone hanno riempito lo stadio «XI Lu- confermata. Il primo a recarsi in visita ai soldati americani sarà il ministro della Difesa William Perry che arriverà in Bosnia il 3 gennaio per rendersi conto della situazione. Soltanto se le condizioni di sicurezza lo permetteranno verrà data via libera al viaggio di Clinton. A Parigi il ministro della Difesa francese Charles Millon ha UNABANGKOK DELL'EST BUDAPEST. Si chiama Kaposv'ar quella che potrebbe diventare la Bangkok europea, il centro dello svago e del vizio. Lo sperano in pochi, lo temono in molti, a cominciare dal sindaco K'aroly Szita, che si è precipitato a Budapest e ha chiesto al governo (il primo ministro Gyula Horn è assente, in Giappone) rinforzi di polizia. Gli è che Kaposv'ar, tranquilla cittadina di 73 mila abitanti sperduta nella puszta di Somogy, a metà strada tra il lago Baiatoli e il confine con la Croazia, è stata scelta come base logistica per i 20 mila soldati americani dell'Ifor che garantiranno il mantenimento della pace in Bosnia. A partire dal momento in cui la guerra è ufficialmente terminata con la firma del trattato a Parigi, i soldati americani hanno iniziato a confluire da Kaposv'ar a Tuzla, nella ex Festa allo stadio per 70 m ammesso ieri che i due piloti francesi che i serbo-bosniaci hanno tenuto prigionieri per 104 giorni sono stati torturati. Il capitano Chiffot e il colonnello Souvignet sono stati picchiati, ma soprattutto sottoposti a tremendi choc psicologici e forti pressioni. Per giorni le autorità francesi hanno negato le torture inflitte dai miliziani di Karadzic ai due piloti. Non hanno voluto accusare i serbi per non turbare i rapporti diplomatici con Belgrado e Pale. A Belgrado il presidente Slobodan Milosevic ha preannunciato ieri sera una «lotta a oltranza» contro la criminalità e l'economia parallela, in un messaggio in occasione del Capodanno. «La pace è fatta. La nostra economia si è liberata dalle costrizioni e dagli ostacoli che le imponeva l'embargo internazionale, e ora scateneremo una lotta a oltranza contro la criminalità e il mercato nero», ha detto Milosevic nel messaggio, per poi aggiungere che il prossimo anno «sarà per la Serbia cai elio del risanamento economico. 11 '96 vedrà un massiccio ritorno dei profughi». Ingrid Badurina