Asor Rosa addio al veleno di Giulio Ferroni

polemica. Lascia il dipartimento e va con De Mauro: «Il collega Ferroni ha stroncato il mio libro» polemica. Lascia il dipartimento e va con De Mauro: «Il collega Ferroni ha stroncato il mio libro» Asor Rosa, addio al veleno Divorzio alla Sapienza fra italianisti Qui accanto, Alberto Asor Rosa; a destra il collega-rivale Giulio Ferroni I TI ROMA 1 DDIO al veleno alla Sali pienza di Roma. Dopo anrl ni di pubblici contrasti e L_A*Jprivate diatribe, Alberto Asor Rosa sbatte la porta in faccia al collega-rivale Giulio Ferroni e lascia il dipartimento di italianistica che ha finora diretto (resteranno invece separati in casa da Einaudi, editore delle loro due storie della nostra letteratura). L'autore di Scrittori e popolo ha deciso di andarsene: si «aggregherà» a Tullio De Mauro per costruire insieme un nuovo polo di studi letterari. Una scissione in piena regola che non mancherà di provocare contraccolpi sull'organizzazione accademica. Intanto, nell'attesa del trasloco, fioriscono polemiche bisbigliate, smarrimenti, incertezze tra partigiani e collaboratori dei due futuri schieramenti. Il dipartimento col nuovo nome (si dovrebbe chiamare di «Scienze Linguistiche e letterarie»), comincerà a funzionare dai primi giorni del prossimo anno. Con immediati disagi. Alberto Asor Rosa porterà con sé una ventina di transfughi tra professori e ricercatori, creando problemi logistici per stanze, biblioteche, didattica e futuri concorsi. La Sapienza si ritroverà infatti con due sezioni di italianistica omologhi e rivali. Quasi un «controsenso» per la moderna università che, afflitta da crisi economica, tende ad accorpare i dipartimenti anziché frammentarli o spezzettarli. «Per il momento mi rifiuto di commentare l'iniziativa di Asor Rosa perché ignoro la sostanza del progetto culturale - dice Giulio Ferroni, interessato direttamente dalla migrazione e dallo smembramento del dipartimento -. Ttovo comunque paradossale che l'iniziativa di lacerare il dipartimento sia nata dal suo attuale direttore e per di più senza consultare il Consiglio. E' come se all'interno di un'azienda l'amministratore delegato tramasse per cedere se stesso e parte del patrimonio alla concorrenza». I cubi corrono sotto la pioggia II consiglio che ci danno alcuni ricercatori inglesi quando siamo sorpresi dalla pioggia sprovvisti di ombrello è quello di evitare di correre, perché così facendo ci bagneremmo maggiormente. Come riferisce Guido Vergani (La Stampa del 5 dicembre) gli studiosi sono giunti alla loro curiosa conclusione soprattutto utilizzando modelli matematici e improbabili sagome con una ben poco umana forma cubica. Visto che dai tempi delle caverne nessuna migliore difesa che il correre è stata trovata contro gli acquazzoni, si direbbe che un qualche valido motivo ci debba pure essere, e viene così il dubbio che il gruppo di studio, come tante volte succede, abbia pensato a tutto fuorché alla cosa più ovvia, cioè, nel caso, al maggiore o minore tempo di esposizione alla pioggia: infatti credo che nessuno scienziato possa negare che dieci minuti di cammino sotto l'acqua diventano soltanto cinque quando si corre, e che le gocce che ci prendiamo sono esattamente la metà. Eugenio Benelli Mombisaggio (Alessandria) Un patetico tentativo di libertinaggio Scrivo in risposta alla «lettera firmata, Torino» apparsa martedì 5 dicembre. A me sembra veramente assurdo che chi pur sostenendo idee sull'amore libero e vagheggiando infiniti corpi e anime da amare alla fine si sposi e metta su famiglia. Il vincolo del matrimonio è anche un vincolo di fedeltà e di esclusività, nel momento in cui si pronuncia il fatidico «sì» occorre essere pienamente coscienti di ciò. AJ lettore così compiaciuto del proprio libertinaggio vorrei solo dire che non si può essere Le ragioni della migrazione? Per il momento sono ancora avvolte nel mistero. Ma alla Sapienza si sostiene che dietro i programmi culturali ci siano soprattutto ragioni personali. Asor Rosa si sarebbe sentito stretto nel vecchio guscio, mal sopportando la concorrenza del più giovane collega Ferroni. Addirittura temeva di vedere limitata la propria egemonia: è l'attuale direttore, ma avrebbe rischiato di non essere riconfermato alle prossime elezioni. «Le accuse - replica Alberto Asor Rosa, dal suo luogo di vacanza a Monticchiello, in Toscana - mi sono del tutto indifferenti e non le ritengo degne di risposta. E' prematuro spiegare le ragioni della mia scelta, ma quando sarà regolarizzato il passaggio anche dal punto di vista amministrativo di tutti gli interessati, terremo con De Mauro una conferenza stampa per spiegare le linee del nostro programma culturale e di¬ lettere AL GIORNALE Come ha ricordato nel recente articolo sul Corriere della Serra Sandro Gerbi, l'intera università italiana del dopoguerra è stata oggetto di epurazioni, inchieste, lotte contro i docenti nominati per «chiara fama» ai tempi del fascismo. Tra gli inquisiti, nomi eccellenti come Francesco Pastonchi o Giuseppe De Robertis, Umberto Nobile (l'esploratore) o l'orientalista Giuseppe Tucci (perché si diceva che non sapesse il cinese). Anche Ungaretti finì sotto esame. Mentre Francesco Flora professò discreta indulgenza, Concetto Marchesi fu particolarmente duro con il padre dell'ermetismo: riconobbe i suoi meriti, ma sottolineò che anche lui, come ogni altro professore, per ottenere la cattedra avrebbe dovuto «far valere i propri meriti in concorrenza con gli altri studiosi italiani di fronte alle normali commissioni giudicatrici». Nel campo della storia letteraria recente, sono famose le diatribe su romanzi e potere tra Walter Binni e Natalino Sapegno all'università di Roma; o quella tra Branca e Folena. Fino alla microconflittualità esplosa virulenta in ogni ateneo italiano a partire dagli Anni 70. Nella ricerca storica, massacri metodologici, anche se mai sul piano personale, tra Renzo De Felice e Guido Quazza sulla corretta interpretazione del fascismo. Altrettanto accesi gli scontri sociologici negli Anni 70 tra Ferrarotti e Alberoni. Non meno ostili sono gli ambienti scientifici, dove una scoperta significa finanziamenti e prestigio. Da Newton e Leibniz che bisticciarono duramente per attribuirsi la paternità del calcolo differenziale alle recenti polemiche sulla fusione fredda: Nel mondo dei fisici, dominato da un apparente fair play, non mancano le «bocciature» eccellenti. Carlo Rubbia, per esempio, fu escluso dal concorso per una cattedra in Puglia, perché privo di «titoli didattici» (secondo un folle cavillo burocratico). Dopo vinse il premio Nobel. [s. e] dattico fortemente innovativo. Col gruppo che io e alcuni colleghi abbiamo abbandonato, per usare un termine uxorio, non c'erano più né i presupposti né la necessaria serenità per impostare il nuovo progetto. Eravamo giunti a un livello appena accettabile di reciproca tolleranza, la ricerca era soffocata dalla burocrazia. Non c'è nulla di personale, ma il semplice desiderio di impostare un lavoro scientifico diverso, innovativo. Forse da parte di alcuni colleghi le cose non stanno esattamente così. In un'inchiesta promossa proprio dalla Stampa sui libri da buttar via, il collega Ferroni suggeriva di mettere in cantina proprio un mio testo. Non le sembra che questa esternazione scritta possa passare agli atti per dimostrare che tipo di atmosfera si era venuta a creare all'interno del dipartimento?».

Luoghi citati: Alessandria, Puglia, Roma, Torino, Toscana