La scienza Una cosa da ridere

Arriva anche in Italia «Una coppia esplosiva», grande successo del francese Fenwick Arriva anche in Italia «Una coppia esplosiva», grande successo del francese Fenwick La scienza? Una cosa da ridere Scoperte e sfide dei Curie come un «vaudeville» TORINO. Avviso agli utenti: ci si può divertire a teatro senza che il divertimento provenga dalle solite battute su Berlusconi o sul carrozzone sgangherato della tv. Anzi ci si può divertire parlando di cose serissime come la scienza, la scoperta della radioattività e l'uso del potere scientifico. Certo occorre un po' di coraggio, ma soprattutto è necessario avere fiducia nell'intelligenza dello spettatore, che talvolta è superiore a quella degli impresari. E così eccoci a riferire del debutto italiano di «Una coppia esplosiva», commedia di Jean Noél Fenwick che punta decisa al divertimento, ma senza sporcature, senza strizzate d'occhio, senza puntelli esterni. «Una coppia esplosiva» è un vero e proprio vaudeville che ha sostituito alle corna la scienza. Mette in scena Pierre e Marie Curie, le loro ricerche l'ambiente contrastato in cui lavorarono e le passioni che li dominarono. Detto così, sombrerebbe uno di quei drammoni didascalici che oggi non vorrebbe più neppure la televisione. Invece è una costru- Dopo il film con Brass l'at tri Luca Sandri e la Mesturino zione teatrale leggerissima, scientificamente corretta, sostenuta da un brio e da un caricaturismo che non scadono mai nella guittata. E non sarà un caso che «Una coppia esplosiva» sia stata un successone in Francia e nei teatri di mezzo mondo. Ora, prodotta dalla Torino Spettacoli, è in scena all'Erba con la regia di Andrea Dosio, le scene di Ottavio ce torna in teatro con «All lle v Coffano e la traduzione di Valeria Cavalli. Certo la sua qualità è inferiore alla sua fama. Come tutti i «vaudevilles» è schematica, non approfondisce le psicologie dei personaggi, anzi li considera un ingranaggio nel meccanismo complessivo. Ma funziona. Dopo un primo momento in cui lo spettatore sta sulle difensive, non sapendo bene dove Fenwick vuole andare a parare, imbocca una strada che s'infila come un proiettile nel territorio surriscaldato della farsa. Siamo a Parigi. Il giovane professore Pierre Curie divide il laboratorio di ricerca con Gustave Bémont. Curie è un ricercatore puro, l'altro crede nella ricerca applicata. Ma sulla scena sono due personaggi da bohème, costretti a lavorare al freddo, angariati da un direttore che utilizza le loro scoperte per la propria carriera. Arriva una giovane studiosa polacca, Marie Sklodowska. Dopo un po', e per essere sicura di restare in Francia, Marie sposa Pierre e insieme cominciano a lavorare tra contrattempi privati e professionali. Scoprono volte basta un niente» la radioattività e il radio, mentre noi scopriamo che per Marie il lavoro è una vera libidine, non dissimile da quella erotica. Il pregio della commedia sta nell'impeccabile gioco scenico e nel sapido ritratto dei personaggi. Basterebbe allentare l'attenzione o caricare troppo le tinte e il «gioiello» se ne andrebbe in malora. Ma Dosio sa lavorare di fino, controlla la macchina a dovere e muove ottimamente una compagnia di giovani, solida e ben amalgamata. Pierre Curie è un eccellente Luca Sandri: fa il distratto, il perplesso, il timido, il maldestro, ma nel modo più difficile, cioè lasciando intuire un carattere di ferro. Miriam Mesturino è una vigorosa, cinica e insieme delicata Madame Curie. Donato Sbodio è Bémont, Tito Manganelli il tirannico direttore Schutz, Federica Lombardo è la servetta Georgette, Renato Liprandi interpreta il rettore De Cleusat. In sala molte risate e, alla fine, applausi inesauribili. Si replica fino al 14 gennaio. Osvald A Burbank, ave do Guerrieri va 89 anni

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