l'ultima crociata contro i lumi

Baget Bozzo Baget Bozzo Il tramonto di Galilei e di Bonhoeffer B ISOGNA che la cultura occidentale ritrovi un linguaggio LI per la dimensione non empirica dell'uomo, una dimensione che potremmo chiamare "metarazionale"». E' l'invito che proviene dall'ultimo libro di Gianni Baget Bozzo [Dio e l'Occidente, ed. Leonardo), a cui La Civiltà Cattolica si rifa come a una «qualificata testimonianza culturale». E così il sacerdote già sospeso a divinis per il passato conflitto politico con i vertici della Chiesa viene ora additato a esempio di corretta impostazione teologica dalla voce ufficiosa di quelli; stesse gerarchie. Mima crociata contro ilumi El I davvero l'illuminismo, o " la sua variante «aggiornata», il neoilluminismo, il veleno che si diffonde pe Iricolosamente nella cultura italiana (giacché di questa, principalmente, si tratta) e che minaccia la retta coscienza dei credenti? Questa è l'opinione illustrata in un autorevole articolo («La coscienza antilluministica dei cattolici italiani») che esce sul prossimo numero (il primo del 1996) della Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti che spesso funziona da portavoce ufficioso della gerarchia ecclesiastica, firmato dal padre Giandomenico Mucci. La redazione ne ha distribuito in anticipo le bozze ai giornali e alle agenzie di stampa, con l'evidente proposito di aprire una discussione sul tema. E il primo punto da discutere è proprio, secondo noi, se oggi la situazione religiosa si possa descrivere come una lotta tra la fede autentica e un razionalismo di stampo illuministico che rifiuta ogni credito alla stessa ipotesi di Dio. Rappresentanti di questo secondo atteggiamento sarebbero, secondo il padre Mucci, autori come Norberto Bobbio, Sergio Quinzio, e anche il sottoscritto in quanto esponente del «pensiero debole». L'improbabilità di questo elenco giustifica i più profondi dubbi circa la validità dell'impianto teorico dell'articolo. E' vero che Quinzio ha spesso sottolineato l'avversione del papa per la mo- dernità occidentale, come ricorda Mucci; ma non certo con l'intenzione di difendere il consumismo, l'edonismo, il razionalismo moderno, che Quinzio certamente aborre quanto Wojtyla. Il pensiero debole, poi, nasce dalla ripresa di pensatori come Nietzsche e Heidegger, i quali sono tutt'altro che campioni di razionalismo e di illuminismo. Lo stesso Bobbio, che è il solo a essersi chiamato, negli Anni Cinquanta, neoilluminista, non professa affatto una fede incondizionata nella ragione scientifica moderna e non propugna un rifiuto razionalista dell'esperienza religiosa. Mucci mette questi e altri autori (persino Jacques Derrida) nel calderone del razionalismo illuministico perché condividerebbero la convinzione che la storia dell'umanità ha il senso di rendere sempre meno necessaria e plausibile la credenza in Dio, visto che la ragione umana attraverso la scienza e la tecnica prende possesso del mondo facendone, almeno in linea di principio, un insieme di eventi prevedibili e calcolabili. Se la storia ha un senso «positivo» - sia pure proble¬ matico e niente affatto garantito, come ormai tutti sappiamo - e si può immaginare come un cammino di emancipazione e di illuminazione della ragione e della coscienza dell'uomo, sembra che venga esclusa la sua dipendenza dal volere e dalla grazia di Dio. Chi pensa che l'uomo si renda (più) libero con la sua azione storica, nega la realtà del peccato e dunque - secondo Mucci - anche la necessità e il senso della redenzione operata da Gesù. Anche da questi pochi cenni, si vede che il nemico con cui Mucci si confronta non è tanto il razionalismo illuministico (che non si saprebbe bene dove cercare, oggi), ma quella teologia cristiana (per esempio, e anzitutto, Bonhoeffer) che rifiuta l'idea del Dio «tappabuchi», cioè di una divinità che si mostrerebbe come approdo necessario e inevitabile solo sulla base dei fallimenti e del naufragio delle creature. Bonhoeffer ha lottato proprio contro questo tipo di apologetica, che ha bisogno di enfatizzare l'insufficienza e le angosce dell'uomo al punto da finire per compiacersene. E' un evidente, sia pure inconsapevole, compiacimento retorica del Nulla (scritto sempre rigorosamente con la maiuscola), e non accettare che Dio si «riproponga» solo quando l'umanità rasenta il rischio estremo (potremmo tradurre: in Chiesa solo in occasione di funerali e sciagure collettive...), senza tuttavia professarsi razionalisti e illuministi? Bonhoeffer non lo era certo, predicava solo un «cristianesimo adulto»; e la secolarizzazione di cui parla il pensiero debole non è affatto il puro e semplice abbandono del patrimonio della rivelazione cristiana. I primi atti di «secolarizzazione» che aprono la nostra storia sono il patto di Dio con Israele, e poi l'incarnazione del Figlio: due momenti in cui Dio dissolve la distanza e l'incomprensibilità nella quale l'avevano chiuso le religioni naturalistiche (quelle che lo concepivano come il signore dei fulmini e di ogni genere di cataclismi) e si rivela come amore. La modernità che emancipa l'uomojdalla superstizione è anch'essa frutto della secolarizzazione inaugurata dall'incarnazione di Gesù. Pensare Dio così vicino e intimamente mischiato con la storia dell'umanità, e del¬ Non prendetevela con la secolarizzazione L'ha inaugurata Gesù quando si è incarnato quello che permea il testo di Gianni Baget Bozzo che il padre Mucci cita con approvazione nella parte conclusiva del suo articolo: «Chiunque sperimenti il quotidiano oggi sperimenta il Nulla. Nella civiltà che ha preceduto l'era tecnologica... la natura seguiva un ordine» (andatelo a raccontare ai terremotati di Lisbona, direbbe Voltaire...). Oggi invece l'uomo «si trova a creare questo mondo tecnologico davanti al Nulla. L'Occidente giunge alla coscienza del Nulla quando anche la fede razionalista cade, quando appare chiaro che il progresso è bifronte e può significare la crisi del pianeta Terra. Allora si ripropone il tema di Dio». Si può non condividere questa Un gruppo di amici ha fondato un «ateneo» in omaggio al pensiero del critico-scrittore S^mia moglie Tu scrivi, le labbra serrate, compunta Come quand'eri scolara, il tuo ciuffo Calato sugli occhi. [La stanza riceve un poco di debole sole]. Qui siamo noi due, qui giunti perora Recati dal tempo: tu ancora Che in essi bai composta, nei gesti che avevi Quand'eri sui compiti ancora. Sei ora mia moglie, mi esisti vicina: Stupito ti guardo che vivi. Franco Fortini Anche lui schierato contro i «neoilluministi»? «Veramente - riflette Baget Bozzo - il debolismo di Vattimo fa difficoltà ai cattolici per motivi esattamente opposti all'Illuminismo: mentre questo postulava l'identità fra ragione e Dio, il pensiero debole sostiene che la verità non è neppure pensabile. Pero Vattimo, non illuminista sul piano filosofico, lo diventa sul piano teologico quando cita Bonhoeffer e il suo "Cristianesimo adulto" che potrebbe anche fare a meno di Dio: e Bonhoeffer non ò un pensatore debole, è un pensatore forte, fortissimo. Nella secolarizzazione che ha dominato la teologia degli Anni 50 e 60 l'Illuminismo è molto più presente che non nella filosofia. Ma ciò che "frega" definitivamente la secolarizzazione è la contestazione del '68. Come la scienza, anche la teologia deve abbandonare la fiducia nelle capacità esplicative della ragione. Dalla fisica di Galileo e Newton, basale sulla categoria di necessità, alla fisica dei quanti, e quindi alla possibilità, all'indeterminazione e al probabilismo: ò quanto intende Hawking quando dice che Dio gioca ai dadi. Siamo di nuovo posti di fronte a un elemento di discontinuità, a una mancanza e a una debolezza: è qui che si introduce la possibilità di un Dio trascendente, pensabile solo a partire da un limite della ragione e del mondo». [m. as.] l'umanità moderna, implica ovviamente che si ripensi anche la Chiesa in termini meno gerarchici e autoritari, e meno legata a filosofie e visioni del mondo che sembrano più «naturali» solo perché sono più antiche. Forse è anche per questo che, nell'articolo di padre Mucci, il solo cristianesimo autentico sembra essere quello tragico, per il quale si accede a Dio soltanto attraverso il Nulla e l'angoscia. Eppure, l'incarnazione del Figlio di Dio, che proprio in questi giorni si e commemorata nel Natale, non può avere avuto solo il senso di istruirci sulla nostra miseria; facendosi uomo, Dio è entrato nella storia dell'umanità conferendole un senso di salvezza che si manifesta anche nella illuminazione, per quanto faticosa e lenta, della ragione, nella umanizzazione delle istituzioni, nella riduzione, quando riesce, dei disagi e delle difficoltà dell'esistere. E' in questo senso che Benedetto Croce diceva che «non possiamo non dirci cristiani». Possibile che sia proprio la Chiesa (o La civiltà Cattolica) a proibircelo? Gianni Vattimo Einaudi regala le poesie inedite di amore e passione politica Qui sopra, Franco Fortini, il critico-scrittore scomparso un anno fa; accanto, una poesia inedita tratta dalla plaquette «omaggio» stampata da Einaudi politico. Lo stesso terreno di queste ventotto Poesie inedite, scelte fra numerose altre da Pier Vincenzo Mengaldo. Ne pubblichiamo una, A mia moglie. Claudio A!tarocca

Luoghi citati: Israele, Lisbona