Peres da Damasco una musica di pace

Riprende nel Maryland (con medicone Usa stile Dayton) il negoziato per l'ultimo accordo Riprende nel Maryland (con medicone Usa stile Dayton) il negoziato per l'ultimo accordo Peres: da Damasco una musica di pace La Siria parla di «un'occasione d'oro» Assad non esclude di vedere il premier TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO ministro degli Esteri Ehud Barak non ha escluso ieri «un ritiro dal 98 per cento delle alture del Golan» e il deputato laborista Haggai Merom ha detto chiaro e tondo ai coloni del Golan che è meglio non nutrano illusioni: «In caso di ritiro dell'esercito - ha affermato non potranno certo restare nelle loro case». Gli americani, da parte loro, fanno tutto il possibile per la riuscita dei colloqui: hanno imposto a israeliani e siriani per tre giorni un silenzio stampa, in modo di consentire alle delegazioni di lavorare nella massima tranquillità in un'intima saletta riscaldata da un caminetto a legna. Da una parte del tavolo ovale siederanno tre israeliani (Uri Savir e Yoel Singer del ministero degli Esteri e l'ambasciatore Itamar Rabinovic) che avranno di fronte tre siriani (l'ambasciatore Walid Muallem, accompagnato da due funzionari statali, Mikahil Wohbe e Riad Daudi). Di volta in volta la delegazione Usa si riserva di proporre «documenti di avvicinamento». Savir ha avuto da Peres il consenso di prefigurare «ipoteticamente» un ritiro totale dal Golan. In cambio gli israeliani vogliono sapere quale tipo di rapporti di vicinato possa essere instaurato con la Siria. Se l'esito di questi approcci sarà soddisfacente, Peres potrebbe annunciare alla Knesset che Israele riconosce in principio la sovranità siriana sul Golan. [a. b.] Sotto gli auspici degli Stati Uniti le delegazioni di Israele e Siria sono tornate a incontrarsi ieri (dopo una interruzione di sei mesi) in un pastorale centro di conferenze del Maryland, la Wye Plantation, nella speranza di riuscire a raggiungere un'intesa sul Golan e su un trattato di pace prima delle elezioni politiche israeliane dell'ottobre 1996. Il premier Shimon Peres ha rilevato con compiacimento il «nuovo tono» dei siriani: «E' il tono che fa la musica, e mai prima avevamo udito dalla Siria note del genere». Da Damasco il presidente Hafez Assad ha fatto sapere di non opporsi, in via di principio, a un incontro con Peres se i negoziati avranno un andamento positivo e il giornale governativo Al Thaura ha stimato che i colloqui in Maryland rappresentano «un'occasione d'oro per raggiungere una pace giusta e globale». Peres, da parte sua, è pronto a prendere «decisioni difficili». «La questione - ha spiegato a un gruppo di liceali di Haifa - non è se ritirarsi o no dalle alture del Golan, bensì so abbandonare o no il concetto della pace. Quanti pensano che Israele sia destinato a combattere per sempre sono, secondo me, dei codardi». I leaders israeliani parlano la lingua del realismo: il NEW YORK. Il presidente dell'autorità nazionale palestinese Yasser Arafat dovrà testimoniare nella causa civile per il sequestro dell'Achille Lauro, compiuto da terroristi palestinesi nell'ottobre del 1985. La deposizione del leader palestinese, ha stabilito una corte federale statunitense, dovrà avvenire non oltre il 12 gennaio 1996. Qualora Arafat non si presentasse a deporre sul ruolo dell'Olp nel sequestro, egli verrà considerato contumace e un magistrato federale stabilirà l'entità dei danni a carico del presidente dell'Anp, ordinando eventualmente un sequestro di beni dell'Olp negli Usa. La causa civile contro l'organizzazione per la liberazione della Palestina è stata intentata dalla Crown Travel Service, l'agenzia di viaggi che organizzò la crociera nella quale i terroristi uccisero in mare l'anziano ebreo statunitense Leon Klinghoffer. Nei documenti giudiziari si legge che «Arafat fu personalmente coinvolto nella liberazione degli ostaggi, ed egli stesso sottolineò il proprio ruolo in questo senso». «Inoltre - proseguono i documenti - il capo dei sequestratori Abu Abbas, non solo ammise, ma si vantò del fatto che l'Olp avesse sequestrato la nave. L'Olp, che ha negato ogni responsabilità per l'azione terroristica, ha sempre detto che gli arrestati «appartenevano a un gruppo palestinese ostile al presidente Arafat e all'Olp». Gli avvocati della Crown si sono detti disposti a raccogliere la deposizione di Arafat in luogo di suo gradimento, ma hanno detto che al momento il leader palestinese non sembra intenzionato a testimoniare. [Ansa] gio con raffiche di mitra sparate da un metro di distanza durante drammatici sorpassi - e la centrale Piazza Manara, teatro tradizionale di centinaia di dimostrazioni e scontri. Per la sua configurazione topografica (punto d'incrocio di sei vie importanti) la piazza è l'ideale per la guerriglia urbana: consente di raccogliere migliaia di persone in pochi minuti e di disperderle altrettanto rapidamente al primo allarme delle vedette predisposte sui tetti dei palazzi per uffici. Proprio un anno fa, risucchiato dai sensi unici e dagli ingorghi del caotico centro di Ramallah, uno sprovveduto riservista israeliano, Shmuel Meir, 42 anni, si trovò intrappolato nella sua auto nella Piazza Manara e fu quasi linciato dalla folla, davanti alle telecamere. Vistosi perduto, rinunciò a sparare e implorò pietà in araho: psicologicamente, l'occupazione militare era già finita allora. è l'ex comandante di difficile agli occupanti Aldo Baquis Delhi ordina: intercettare i velivoli che sorvola IS Qiryaf Shemona MAR MEDITERRANEO ISRAELE Tiberiade^ Nawretfi -1 HAIFA j ^/cisgiordaniar~ "M j~V r~ «5 "MS l GOLAN GERUSALEMME. L'ex primo ministro israeliano Yitzhak Shamir, anziano leader della destra Likud, ha deciso di ritirarsi dalla politica e di non presentarsi alle prossime elezioni generali previste alla fine di ottobre dell'anno prossimo. Lo ha riferito ieri il quotidiano indipendente «Yediot Ahronot». «E' arrivato il momento di andarsene. Vero? Vi è qualcun altro in Parlamento che ha 80 anni?», si è chiesto ironicamente Shamir entrato in politica all'età di 57 anni e per sette anni alla guida del governo Likud. «La mia carriera politica è finita. Non mi candiderò più al Parlamento», ha poi specificato Shamir alla radio delle forze armate. L' ex premier si oppone alla restituzione dei territori occupati in cambio della fine del conflitto israelo-arabo. Shamir è nato in Polonia nel 1915 ed è emigrato nel 1933 in Palestina, allora sotto il mandato britannico. Militò così per diversi anni nei gruppi clandestini della destra israeliana che combattevano contro il mandato britannico in Palestina (1917-1948); in seguito è stato agente del servizio segreto israeliano (Mossad) e prima di darsi alla politica si è occupato di un'impresa privata. Nella vita politica attiva è entrato negli Anni Settanta. E' stato presidente della Knesset (Parlamento), due volte ministro degli Esteri e tre volte Primo ministro. Sotto la sua guida il Likud, al potere da 15 anni, fu sconfitto nelle elezioni del giugno del 1992 dai laboristi di Yitzhak Rabin assassinato lo scorso 4 novembre da un estremista di destra. Il timone del Likud è passato poi a Benjamin Netanyahu. [Agi] l'incidente diplomatico Di guardia sul Golan a un passo dal confine siriano: il governo Peres pronto a restituire tutte le alture a Damasco e a far sgomberare i 13 mila coloni SIRIA