Turchia il facile puntalo sul volo

L'esercito: non tollereremo svolte integraliste. Il partito islamico è dato per favorito da molti sondaggi L'esercito: non tollereremo svolte integraliste. Il partito islamico è dato per favorito da molti sondaggi Turchia, il facile puntalo sul volo Elezioni nel Paese dove dilaga il velo proibito Alla vigilia delle elezioni politiche anticipate, che in Turchia oggi secondo alcuni sondaggi saranno vinte dal partito islamico, e in un clima di tensione e violenze, leforze armate hanno lanciato un duro ammonimento lasciando intendere che non tollereranno svolte fondamentaliste. Il capo di stato maggiore generale Ismail Hakki Karadayi ha pronunciato un discorso in cui ricorda che le forze armate hanno abbracciato «principi moderni, secolari e democratici», alieni da «ogni genere di fanatismo» e ha definito i militari «salvaguardia indefettibile dei principi e delle riforme di Ataturk», il padre fondatore della Repubblica. Per dimostrare che i militari non intendono limitarsi alle parole, l'esercito ha espulso cinquanta ufficiali filo-islamici. Nello stesso discorso, trasmesso per televisione, Karadayi ha duramente denunciato il «terrorismo separatista» lasciando intendere che l'esercito continuerà a operare fino alla sua distruzione, malgrado una tregua unilaterale dichiarata dal pkk (partito dei lavoratori del Kurdistan). Secondo alcuni controversi sondaggi, il Partito della Prosperità (rafah), di ispirazione islamica, otterrebbe almeno il 20 percento dei voti in più degli altri concorrente, grazie soprattutto alla perdurante rivalità dei due maggiori partiti conservatori. Dal canto loro, i dirigenti di rafah sostengono: «L'Occidente non ha motivo di temerci. Andremo al potere per dare alla gente quello che vuole non per privarla dei suoi diritti», ha dichiarato il presidente del partito a Istanbul, MustafaAtas. Ma il leader del partito Necmettin Erbakan ha promesso che «straccerà» il trattato doganale appena concluso con l'Europa. ISTANBUL NOSTRO SERVIZIO il turban, un largo foulard di seta stampata che viene messo in testa in modo da non fare vedere un solo capello, è largamente diffuso. Giovani e vecchie, contadine o intellettuali, curde o turche, lo portano sia annodato sotto la nuca, un poco sollevato con l'aiuto di una spilla, sia sviluppato sulle spalle, a condizione che non lasci scoperte le orecchie o i capelli. Il velo originale, il più austero carsaf nero che copri, tutto il corpo, vietato nel 1928 da Ataturk, ha anche lui qualche donna che non vi rinuncia. Le adepte dell'Islam più radicale lo tengono sollevato sino agli occhi. Altre, con un'interpretazione personale, lasciano scoperto il naso o addirittura il mento. Nel quartiere di Fatih, uno dei 17 bastioni islamici della città (sui 33 quartieri che compongono Istanbul, 17 municipi sono E' sufficiente spingersi fino alla periferia di Istanbul, nei quartieri popolari di Umranye, Kartal o Zeitin Burnu dove la maggior parte delle donne sfoggiano il velo, per convincersi della forza crescente del Partito della prosperità (Rafah, islamico), dato per favorito alle elezioni politiche di domani. In questi quartieri e più in là ancora nelle bidonvilles di Yeni Bosna, Ferkitepe e nelle altre dove è concentrato il 60 per cento della popolazione della capitale stima più credibile: 12 milioni di abitanti -, il velo si presenta in mille e una variante che solo un occhio esercitato è in grado di distinguere. Fatta eccezione per il tradizionale basortusu, il foulard delle contadine, semplicemente annodato sotto il mento, GRECIA controllati dagli islamici), negozi dal nome «La voce di Dio», «Pace e Islam» o «Benedizione di Dio», sorgono tra magazzini di moda occidentale e propongono ai simpatizzanti del Rafah un connubio tra eleganza e proselitismo politico-religioso. Per una somma variante tra le 50 e le 300 mila lire (il salario minimo è di 160 mila lire), le acquirenti possono assortire un foulard con un lungo pastrano, da portare d'estate e d'inverno, estraneo alla tradizione vestiaria ottomana, ma che oggi è un segno inconfondibile di adesione alla «causa di Dio». Fra le sue iniziative, il Partito della prosperità organizza anche sfilate di «moda islamica». Oltre che nelle bidonvilles, il Rafah ha anche conquistato parte dei ranghi militari, guardiani tradizionali della laicità del Paese. All'inizio del mese di dicem¬ bre, una cinquantina di ufficiali e molti più soldati sono stati espulsi dall'esercito per le loro dichiarate simpatie islamiche. Qualche giorno più tardi lo stato maggiore dell'esercito ha vietato pubblicamente alle mogli dei militari di portare il velo dentro le strutture militari. «Il velo protegge queste donne da una cultura che le spaventa. Indossando questi foulard esse lasciano questo mondo all'esterno», spiega Gulnur Savran, fondatrice del giornale femminile Pazartesi. Sirin Tekeli, sociologa, giudica questo fenomeno «indissociabile dai grandi movimenti di emigrazione dalle zone rurali verso le città che il Paese ha conosciuto dopo gli Anni Cinquanta, precisando che l'Islam aveva conosciuto in quegli anni una certa rinascita nelle campagne. L'emigrazione cresciuta negli ultimi anni ha semplicemente PARTITI IN LIZZA Baykal, sotto la pressione sindacale, a rompere la coalizione col dyp e a causare la crisi. P. DELLA MADREPATRIA [ANAP]. Nazional-liberale e di centro-destra, laico ed europeista. Al potere negli Anni Ottanta con lo scomparso presidente Turgut Ozal nel momento della transizione democratica dopo il golpe militare del 1980. Durante i governi Demirel e Ciller l'anap ha rappresentato la principale forza di opposizione. Il suo leader, è Mesut Ylmaz. P. DEL BENESSERE [RAFAH]. Gruppo fondamentalista guidato dal 69enne Necmettin Erbakan. Alcuni sondaggi dicono che vincerà.con un boom fra il 20 e il 30 per cento. PARTITO DELIA GIUSTA VIA [DYP]. Fino ad ora detentore della maggioranza relativa nel Paese e nel Parlamento con 182 deputati su 450, è uno dei più tradizionali partiti della vita politica turca: laico e conservatore. Leader: la primo ministro Tansu Ciller. E' appoggiato dai poteri forti: imprenditori, militari e polizia. Secondo sondaggi, per altro controversi, si piazzerebbe soltanto al terzo o quarto posto. P. POPULISTA REPUBBLICANO [CHP]. Gruppo socialdemocratico al governo con il dyp dal 1991. Fondato negli Anni Venti da Kemal Ataturk, il padre della Repubblica turca. Le ricette economiche liberiste e restrittive hanno convinto il nuovo segretario Deniz Un cameraman finlandese viene spinto sulle teste della gente che affolla un comizio a favore del partito democratico del popolo curdo a Dyarbakir L'«hadep» è presente nelle regioni sudorientali ed è successore del partito democratico curdo (dep), sciolto dal governo reso più visibile questo fenomeno». Questa esponente della cultura laica aveva scelto nel 1986 di dimettersi dall'Università di Istanbul per protestare contro il divieto fatto alle giovani che insossavano il velo di seguire i corsi di studio. Se le femministe, le universitarie e le ex militanti dei gruppuscoli della sinistra si dichiarano talvolta «infastidite» da questo strano «ritorno di fuoco» contro la «Rivoluzione dei costumi» promossa da Ataturk nel 1928, che viene a contraddire i loro ideali di modernità, la maggior parte preferisce pensare che si tratti di un «fenomeno normale per un Paese islamico» non senza augurarsi che sia «passeggero ed assorbibile senza traumi». «Se il sistema politico in Turchia - giudica Sirin Tekeli - ha l'intelligenza di accettare questa corrente nella sua cornice democratica, essa rimarrà un donne non avrebbero potuto sedere nel Parlamento della Repubblica laica che bandisce il velo, non è stata digerita. «Una volta al potere - hanno spiegato gli uomini -, modificheremo le leggi. Allora vi potrete candidare». Piene di contraddizioni, ma votate a una inevitabile evoluzione grazie ai loro contatti con l'esterno, queste donne potranno, secondo qualche intellettuale turco, contribuire ad «una certa modernizzazione dell'Islam». Alle femministe scettiche, per le quali «ad ogni modo il velo non favorisce la modernizzazione dentro le famiglie», Gùlay Gòktùr risponde che, quando gli uomini rientrano la, sera a casa sfiniti «è alle mogli che chiedono di servire.la cena...». fenomeno circoscritto». Altre, come la giornalista Gùlay Gòktùrk, o la sociologa Nilùfer Gole, si spingono più lontano. Dopo essersi soffermate sul dinamismo dei militanti della base del Rafah, al quale, secondo un parere unanime, il partito deve il proprio successo alle elezioni municipali del 1994, loro concludono che queste donne non potranno più, dopo essere state protagoniste di rilevanti ruoli pubblici, accettare il ruolo subalterno al quale vorrebbero ridurle la direzione maschile del partito. Segnali di malcontento si sono recentemente manifestati quando queste donne si sono rese conto che nessuna di loro sarebbe stata candidata nelle liste presentate dal partito alle elezioni legislative. La spiegazione ufficiale, secondo la quale la scelta era dovuta al fatto che le Marie Jego Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Cellie. Bona Cellie. Benazzi & Bogliani