Chris Potter, scintille di sax di Marco Basso
Chris Potter, scintille di sax AL TEATRO REGIO Chris Potter, scintille di sax Talento del jazz contemporaneo arriva sabato 12 con Wayne Krantz e Ari Hoenig solisti in ascesa POCO più che trentenne Chris Potter vanta numerose ed importanti collaborazioni in diversi ambiti, tra cui il quintetto di Dave Holland, il Trio 2000 del batterista Paul Motian, la Mingus Big Band, i quartetti di Jim Hall e Dave Douglas ed il gruppo pop degli Steely Dan. «Linguaggi Jazz» ci porta sabato al Piccolo Regio uno dei sassofonisti di maggior talento del jazz contemporaneo. Persona tranquilla e riservata nella quotidianità, Potter ormai è un caposaldo del jazz elettrico: sul palco produce scintille quando imbocca i suoi sax. Al punto che spesso, quando lo si nomina, si parla del miglior solista della sua generazione (con buona pace dei vari Joshua Redman e James Carter), e vengono scomodati modelli eccelsi, come quello di Sonny Rollins e di Wayne Shorter. Anche se non può essere considerato alla pari dei due storici colossi, Potter ha nel proprio Dna qualcosa di ambedue. La robustezza del suono, la sicurezza ritmica, l'impatto emotivo del suo fraseggio ricordano Rollins. Così come il suo lavoro di leader, si avvicina per certi versi a quello di Shorter per la libertà dai clichées e per la ricerca di elasticità all'interno di strutture ben congegnate. Ascoltando Chris appena quindicenne, la pianista Marian McParaand, gli aveva pronosticato una carriera ricca di soddisfazioni; successivamente, l'amicizia con un insegnante d'eccezione come il pianista Kenny Werner, lo ha portato a registrare un duetto con lui. Dopo un esordio professionale precoce nella band del trombettista Red Rodney, Potter si impone all'attenzione intemazionale attraverso la collaborazione con la Electric Bebop Band di Paul Motian e successivamente con il quintetto di Dave Holland e con vari gruppi guidati da Dave Douglas. La sua formazione poliedrica, in cui si è mescolato lo studio del jazz a quello di Bach, di Schonberg e della tradizione gamelan giavanese, gli ha dato modo di muoversi con disinvoltura al cospetto ad ogni materiale, senza perdere in un vago eclettismo la propria specificità legata alla tradizione afroamericana, che da Coleman Ha wkins risale fino a Omette Coleman e Coltrane. Ed oggi il musicista di Chicago, forte dell'esperienza di una decina di album registrati come leader, guida le proprie formazioni con idee chiare e polso fermo, come con l'organico con cui arriva a Torino per «Linguaggi Jazz», nel quale suonano giovani solisti molto promettenti, come il chitarrista Wayne Krantz e il batterista Ari Hoenig: al Piccolo Regio, sabato 12, ore 21. Info e prevendita: Centro Jazz, via Pomba 4, tei. 011/884477. Marco Basso Chris Potter al Piccolo Regio per «Linguaggi jazz»
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