Questa America così sentimenta

Questa America così sentimenta Questa America così sentimenta Stefania Bertela L primo capitolo di Gli Schwartz di Matthew Sharpe è così ammaliante che non importa cosa c'è scritto, tanto ti affascina il come. L'impressione è la stessa che potremmo avere se una notte, mentre dormiamo, qualcuno desse una bella rinfrescata al mondo, e al mattino quando apriamo le finestre, eccolo lì, palpitante di colori appena stesi, ancora umido, con un profumino di vernice che stordisce. In meno di due pagine lo sguardo che il protagonista Chris ci offre in condivisione ci fa riscoprire anche un elemento fra i più banali del cinema e della letteratura americana: il classico vialetto che collega la casa alla strada nei gradevoli sobborghi color caramella. Ah, se Matthew avesse scritto un racconto. Un breve, folgorante racconto che lo avrebbe messo quasi allo stesso livello dell'esageratissimo Dave Eggers. Matthew, invece, ha scritto trecento pagine, che sono state osannate su parecchie riviste di culto che hanno New York nel titolo, come N.Y.Times Book Review, o N.Y. Times, o N.Y. Qbserver. Quest'ultima testata si chiede anche, più o meno: come mai certi libri esplodono, e diventano strabilianti succcessi? Ad esempio .AmaMi Resti di Alice Sebold o II Codice Da Vìnci di Dan Brown? 0 questo Gli Schwartz di Matthew Sharpe? Qualcosa da rispondere al N.Y.Q. ci sarebbe. Ad esempio, si potrebbe esprimere il dubbio che Gli Schwartz ottenga veramente lo stesso successo d'elite della Sebold, e di massa di Dan Brown. Perché sia Sebold che Dan Brown hanno avuto un'idea. Una semplice, efficace idea che dà la prima, potentissima spinta alla loro macchina letteraria. Poco importa se la Sebold si sfilaccia in finale, e Dan Brown mette in scena personaggi piatti come sottilette, l'idea è tanto forte che ci conduce senza sforzo fino al traguardo dell'ultima parola. Matthew Shaipe, invece, ha raccolto un'atmosfera, e l'ha replicata approfittando di una grazia e un'inventiva verbali piuttosto straordinarie. Pare che i critici abbiano paragonato questo romanzo a Le correzioni di Franzen, distinguendolo da quello per una maggiore cattiveria. Niente di più falso. Questo libro costituirà per i suoi lettori una piacevole e divertente lettura, illuminata qua e là da qualche frase davvero splendida, ma di cattiveria non se ne troverà la minima traccia. Niente a che fare con la monumentale sofferenza riscattata un centimetro dopo l'altro da Franzen, niente a che fare con l'autentico delirio nei romanzi di Safran Foer e Eggers, e niente a che fare neanche con l'allegra perfìdia dei Tannenbaum. Tutte queste opere letterarie o cinematografiche trattano della famiglia americana così come pare che si trovi attualmente: padri malati, madri morte o distratte, sorelle schiodate, bambini abbandonati per incapacità o impossibilità dei genitori di essere adulti, nonni assenti o infantili. Ma mentre in tutte le opere citate la famiglia esplode e ne restano uniti solo frammenti deboli e disperati, trattenuti da un amore che a loro stessi riesce in qualche modo intollerabile, in questo romanzo si sente forte il profumo della melassa, e non ci inganna il fatto che ci venga rifilata in pastigliette che assomigliano a quelle di ecstasy. Tanto per dare un'idea, della droga ci si sbarazza con imbarazzante furberia: abbiamo qui l'adolescente protagonista Chris, uno dei soliti diciassettenni con la maturità intellettuale di un anziano professore di Harvard, che afferma di avere già sperimentato tutte le droghe possibili e fortunatamente, proprio prima di iniziare la prima riga della prima pagina, se ne è stancato. Senza farvi l'affronto di raccontarvi la trama, sappiate che alla fine i buoni sentimenti trionfano su tutta la linea, in un tripudio di matrimoni, bambini che nascono, burberi che diventano benefici e amori apparentemente impossibili che sbocciano turgidi e finti come i fiori di Pierre et Gilles raffigurati sulla bella copertina Einaudi. Ma alla fine, all'ultimo paragrafo, troverete un'immagine inconsueta e tenera, falsa, ma falsa come sono falsi certi cartoni animati, in cui crediamo con tutto il cuore. «Gli Schwartz» di Matthew Sharpe: una famiglia felice che contraddice i ritratti di Franzen, Foer, Eggers Famiglia americana a tavola: un forte profumo di melassa in Sharpe Matthew Sharpe Gli Schwartz Einaudi pp.300. G14,80 ROMANZO

Luoghi citati: America, New York