Assad sì piega all'Onu: «Ci ritiriamo dal Libano»

Assad sì piega all'Onu: «Ci ritiriamo dal Libano» L'IMPEGNO DEL PRESIDENTE SIRIANO A RISPETTARE LA RISOLUZIONE 1559 COMUNICATO IERI ALL'INVIATO DI KOFI ANNAN Assad sì piega all'Onu: «Ci ritiriamo dal Libano» Entro marzo il ridispiegamento nella Bekaa, poi il rientro completo Yariv Gonen TEL AVIV L'emissario dell'Onu Roed Terje Larsen è riuscito ad ottenere ieri dal presidente Basbar el-Assad un atteso impegno in base al quale la Siria ritirerà dal Libano tutte le sue forze - sia quelle inquadrate nelle forze armate, sia i membri dei servizi segreti in ottemperanza alla risoluzione 1559 del Consigho di sicurezza dell'Onu. ((Abbiamo raggiunto un'intesa» ha confennato ieri il diplomatico al termine di un incontro con Assad ad Aleppo. «Il presidente si impegna a ritirare le truppe e i servizi di sicurezza ha precisato Terje Larsen - in due tappe. La prima, entro la fine di marzo, prevede un ridislocamento verso la valle della Beqaa delle forze militari e dei servizi di sicurezza». Già nella prima fase, secondo quanto ha compreso il diplomatico, buona parte di quelle forze rientreranno in territorio siriano. La seconda fase - di cui non è stata precisata la scadenza - riguarda il trasferimento in Siria «di tutto il personale, il materiale e i servizi». Questi sviluppi - che il segretario dell'Onu Kofi Annan attendeva dal settembre scorso hanno avuto una forte accelerazione con la uccisione a Beirut, il 14 febbraio, dell'ex premier Rafie Hariri: l'importante uomo d'affari considerato l'architetto della ricostruzione del Libano e (negh ultimi anni) un fautore della espulsione dei siriani dal suo Paese. L'identità dei suoi assassini (che hanno ucciso anche altre 18 persone) non è stata ancora accertata. Ma la complessità dell'attentato ha fatto pensare ai famigliari e ai leader della opposizione libanese (fra cui il leader druso Walid Jumblatt) che esso non avrebbe potuto essere realizzato senza che i servizi segreti siriani e libanesi, che lavorano in tandem, ne fossero a conoscenza. Nelle settimane successive accese manifestazioni popolari hanno costretto il premier filo-siriano Omar Karameh a rassegnare le dimissioni. Ma in seguito alla netta presa posizione dei guerrigheri scuti Hezbollah a favore di Basbar Assad, Karameh ha avuto nuovamente l'incarico di formare un nuovo governo in vista delle elezioni pohtiche previste fra sei settimane. Notizie provenienti ieri dal Libano hanno riferito di intensi spostamenti di truppe, dalla zona montagnosa che sovrasta Beirut in direzione della valle della Bekaa (Libano orientale). Fonti locah hanno previsto che in trequattro giorm questa fase potrebbe dirsi completata. Dalla Siria, si è inoltre appreso di manifestazioni popolari di gioia alla vista dei militari che rientravano in patria. Ma se la uscita o meno dei 14 mila soldati siriani è più o meno facile da monitorare (e il segretario di stato Condoleezza Rice non ha lasciato dubbi che questa è appunto l'intenzione degh Stati Uniti), molto più problematico è seguire lo sgombero degh agenti di sicurezza siriani che da decenni influenzano in maniera massiccia la vita dei libanesi. Il loro numero, stimano fonti giornalistiche libanesi, si aggira sui quattromila. Altre fonti forniscono un numero superiore. Ieri fonti della opposizione libanese hanno messo in guardia dalla intenzione della Siria di spostare queste forze di pochi chilometri dalla loro sede di Beaurivage verso i rioni sciiti a sud di Beirut: ossia all'interno della roccaforte dello sceicco Hassan Nasrallah e dei miliziani Hezbollah che si oppongono alla risoluzione 1559 dell'Onu perché mira (fra l'altro) a disannarli. Secondo le fonti della opposizione libanese, questo spostamento viene coordinato dal generale siriano Rustom Ghazaleb. Il timore della opposizione è che gh agenti siriani tornino in attività nelle settimane antecedenti il voto, intimidendo le forze pohtiche contrarie alla Sìria. «spip Un9ruppodisoldatisirianilasciai!Libanoportandom"™™*™di^