Con il Governatore un amore finito negli insuiti di Amedeo La Mattina

Con il Governatore un amore finito negli insuiti IL gBiSipENTE USANTE AVfiVA DEJTO: «SE VINCE ILMIO AVVERSARIO SARO L'ULTIMA VITTIMA DEL FASCISMO» Con il Governatore un amore finito negli insuiti Alessandra: «Quando mi candidai nel Msi, lui faceva l'addetto stampa» retroscena Amedeo la Mattina ROMA LI ACME dell'amore Francesco e Alessandra lo raggiungono il 7 novembre del 2003. Kaiser Franz Storace (secondo l'iperbolica definizione che gli hanno cucito addosso i giomab) nomina direttore di una Asl di Roma il signor Mauro Floriani, marito della signora Mussolini. Scoppia il putiferio e il governatore offre il petto contro il fuoco nemico: «La polemica su un cognome fa capire quanto razzismo e inciviltà ci sia in una certa sinistra. Floriani è un giovane manager e vorrei che fosse valutato sul suo lavoro e non sul cognome della sua signora». Un anno e mezzo dopo la nipote del Duce e di Sophia Loren diventa l'ago della bilancia che rischia di mandare Storace a gambe all'aria. Si candida alla presidenza del Lazio e la prima lancia che scaglia sul territorio nemico la conficca proprio sulla malasanità della Regione. «Ingrata», mastica amaro Storace con i suoi collaboratori. Ma siccome in pubhlico non è tipo da farsi sfuggire l'occasione della battuta, ai giornalisti ne regala una delle sue: «Sì, è vero un grave errore l'ho commesso sulla sanità, quello di aver nominato suo marito..., che nel frattempo si è dimesso». E pensare che in un'intervista del 2001 la lingua biforcuta di Alessandra non salvò nessuno, ma proprio nessuno del suo partito. Tranne Francesco - «Storace mi piace molto» - con il quale salì sulle barricate quando Fini a Gerusalemme disse che il fascismo è «il male assoluto)). Sembrava che il destino politico dei due stesse per intrecciarsi in ima scissione a destra. Ma le cose non andarono così. Lei finì tra le croci celtiche; lui fece pace con Gianfranco. E la stima di Alessandra per l'ex ammirato-ammiratore finì. «E' peggio di Fini, è come Donna Assunta Aìtnirante, è solo un'ipocrita. Una commedia: Fini strappa e loro ricuciono». Il loro amore rotola a valle quando la candidatura della Mussolini comincia a prendere quota. Con Berlusconi che fa di tutto per scongiurarla, con Storace che la contatta discretamente, con Fini che sbarra la strada. Niente da fare. Lei mette insieme l'estrema destra di Romagnoli, Tilgher e Fiore e presenta alle Regionali Alternativa sociale. Nel Lazio lancia tutto il peso della sua «M» nella scheda. «Se perdo, sarò l'ultima vittima del fascismo», ironizza Storace. Ma i sondaggi danno Alessandra in continua crescita e le battute di Francesco si diradano per lasciare il posto a valutazioni più di merito: «Nella scelta della Mussolini c'è solo rancore, non è una scelta politica». Si comincia ad adombrare il complotto della sinistra perfar vincere Marrazzo, a parlare di «soccorso rosso» per consentire all'Alternativa sociale di raccogliere le firme necessarie a presentare le liste. E' «una vergogna», tuona Storace - «è una spudorata». «Quando si saprà quanto ha speso per questa campana elettorale, sarà Storace a doversi vergognare», replica lei. . Si arriva al redde rationem. Nei giorni scorsi il presidente della Regione Lazio dice di avere le prove documentate di mighaia di firme autenticate dai «migliori uomini dell'antifascismo smemorato». Ieri, infine, l'esclusione dalla competizione nella Regione-fortezza di An. Lei annuncia ricorso. Schiuma rabbia, urla al golpe ordito da Storace («lo farò a pezzi») per continuare a fare i loro affari senza concorrenza («è un regime alla Ceausescu»). Il governatore stappa lo champagne, saluta in romanesco Marrazzo che ora, secondo lui, dovrà mangiare polvere. E' ancora presto per brindare, ma non c'è dubbio che per il candidato del centrosinistra la strada si fa tutta in salita senza quell'incredibile 907o che alcuni sondaggi davano alla Mussolini. La quale, se il ricorso non verrà accolto, non potrà più dire «mi sento un windsurf con il vento in poppa» Le sua vela potrà afflosciarsi sulle coste laziali e il peso elettorale svanire. Sì, perché è proprio nel Lazio che la Mussolini avrebbe dovuto misurare la sua minaccia alla Casa delle libertà. E' qui che avrebbe potuto danneggiare seriamente il suo ex partito e dimostrare che «Fini è un uomo piccolo piccolo». Facendo vincere Marrazzo e gettando nella polvere un uomo di punta di An, la nipote del Duce si sarebbe presentata a Palazzo Grazioli per chiedere trenta parlamentari alle Politiche del 2006. Trenta collegi sicuri che nella trattativa sotterranea con Berlusconi aveva chiesto - e che il premier era pronto a dare - e che avevano fatto saltare i nervi a Fini. Ora l'amore tra Francesco e Alessandra è finito in tribunale, come un matrimonio fallito a piatti rotti in testa. E lui potrebbe dirle di pensarci cento volte prima di definirlo il «mio addetto stampa». Fu la prima stilettata a Storace, ricordando la sua candidatura con il Msi. «Era una notizia di prima pagina, arrivarono i Tg, i giornalisti e Francesco si occupò di smistare la corrispondenza, prendere appuntamenti e tenere i rapporti con la stampa». Lui ieri sera ha brindato con lo champagne: «Io l'addetto stampa l'ho fatto solo a Gianfranco, non a quella...)). Hip.

Luoghi citati: Gerusalemme, Lazio, Regione Lazio, Roma