Giallo in Ucraina «suicidato» un ex ministro

Giallo in Ucraina «suicidato» un ex ministro NELL'EX REPUBBLICA SOVIETICA SCOMPARE L'UOMO CHE CONOSCEVA UNO DEI SEGRETI PIÙ IMBARAZZANTI DEL PASSATO Giallo in Ucraina «suicidato» un ex ministro Trovato dalla moglie. Si è sparato, ma per i russi avrebbe due proiettili in testa. In un biglietto incolpa della sua morte l'ex presidente Kuchma Doveva essere interrogato nell'inchiesta sull'uccisione di un giornalista Francesca Sforza corrispondente da MOSCA «Ma chi è questo Gongadze? Infame di un georgiano, bisognerebbe farlo rapire dai ceceni, e spogliarlo, lasciarlo senza pantaloni, questo maledetto infame!». La voce incisa sul nastro è dell'ex presidente dell' Ucraina Leonid Kuchma. Stava parlando con il suo ministro degli Interni Yuri Kravcenko, che gli risponde di lasciar perdere i ceceni: «C'è gente seria anche qui. Conosco una squadra molto forte, veri falchi, faranno tutto quello che vuoi». Ieri Yuri Kravchenko si è sparato un colpo di pistola nella sua dacia fuori Kiev. Gheorghi Gongadze invece era un giornalista ucraino di origine georgiane, che al tempo in cui furono registrate queste parole stava conducendo inchieste su diversi casi di corruzione nello staff di Kuchma. Dirigeva r«Ukrainskaia Pravda», ma si vedeva spesso anche in tv. Una sera di settembre di quattro anni fa non è tornato a casa e dopo due mesi un funzionario di polizia ha comunicato alla famiglia che Gheorghi era stato ucciso. Il corpo di Kravcenko è stato trovato ieri mattina dalla moglie nella rimessa degli attrezzi sotto casa, la pistola a terra, e, secondo fonti della sicurezza, accanto un biglietto in cui attribuisce la responsabilità della sua morte all'ex presidente Kuchnma e al suo entourage. Tuttavia, secondo l'agenzia di stampa russa Ria Novosti nella testa di Kravcenko sono state trovate due pallottole, e la notizia non è stata smentita. «Mi riesce un po' difficile capire come sia possibile che un suicida si sia sparato due volte», ha osservato il vice ministro degli Interni ucraino Petro Kolyada. Nel corso della stessa mattina Kra¬ vcenko sarebbe dovuto andare a testimoniare davanti al procuratore generale sul «caso Gongadze». La morte di quel giornalista aveva colpito tutto il paese: di quel ragazzo così giovane e bello, con una moglie e due bambini piccoli, non avevano ritrovato che un corpo martoriato dalle botte, decapitato e semi carbonizzato. La versione ufficiale dice che Gongadze è morto per strangolamento, ma non ci sono dettagli sul ritrovamento della testa. C'è chi dice che sia stata occultata perché conteneva il proiettile di un'arma registrata presso il ministero degli Interni. Per i suoi colleghi, che conoscevano lo stato avanzato delle inchieste, non ci sono mai stati dubbi sul fatto che il mandante dell'omicidio fosse Leonid Kuchma, ma la svolta alle indagini è arrivata solo nel novembre 2000, pochi giorni dopo il ritrovamento del cadavere. Un ex maggiore della Guardia di Stato ucraina e guardia del corpo di Kuchma, fa arrivare a un piiiiamentare dell'opposizione registrazioni audio più pesanti di una confessione. «Ero al fianco di Kuchma giorno e notte - dice oggi l'ex maggiore Nicolaj Mielnichenko dagli Stati Uniti, dove ha ottenuto lo status di rifugiato pohtico - e quando ho capito che era un bandito avevo pensato di ammazzarlo io stesso». Poi ci ha ripensato, «perché tanto i suoi uomini sarebbero rimasti al potere», e ha deciso di agire regi- strando ogni colloquio. Settecento ore di parole prese dall'ufficio presidenziale e dalla sauna, dove si decidevano gli affari più grossi. «Farò chiarezza sulla morte del giornalista Gheorghi Gongadze», aveva promesso Viktor Yuschenko il 25 gennaio scorso davanti all'assemblea parlamentare del Consiglio Europeo in veste di nuovo presidente dell'Ucraina. Dal giorno in cui erano venute fuori le registrazioni erano passati quattro anni, ma di svolte nemmeno l'ombra, se si esclude il fermo di qualche pesce piccolo, una serie di testimoni morti ammazzati e il lancio di un granata da parte di sconosciuti nel giardino di un sospettato. La rete intorno agli uomini dell'ex establishment ucraino si è cominciata a stringere nei giorni scorsi, con l'arresto di due ex funzionari di polizia accusati di essere gli esecutori materiali del delitto. Con la morte di Kravcenko, l'unico po- sto libero sul banco degli imputati sembra restare a Leonid Kuchma, che al momento è in vacanza nella Repubblica Ceca, ospite nella villa del presidente kazako Nursultan Nazarbayev. «Garantiremo all'ex presidente la sicurezza necessaria per il rientro», ha dichiarato il primo ministro ucraino Julia Timoschenko, ma il servizio stampa di Leonid Kuchma ha fatto sapere in una nota che il ritomo rimane fissato alla data prestabilita, e cioè all'inizio della prossima settimana. Con il sangue di Gheorghi Gongadze si sono sporcate le mani di molte persone, e anche Viktor Yuschenko rischia di non uscire completamente pulito da questa brutta storia. Uno degli uomini che più lo ha appoggiato durante la campagna elettorale contro Yanukovic è infatti Vladimir Litvin, oggi presidente del Pai-lamento, ma ex capo dell'ufficio presidenziale all'epoca di Kuchma. Sembra essere lui il «Volodia» delle registrazioni in sauna. «Deportiamolo in Georgia, quell'infame diceva Kuchma a Kravcenko Volodia dice di metterlo in mano ai ceceni e lasciarlo a loro». Oggi Litvin dice di non aver paura, ma ha chiesto che il contenuto delle registrazioni sia reso pubblico in forma integrale: «Non si possono accusare le persone sulla base di episodi isolati, io non ho nulla da rimproverarmi e sono a disposizione per qualsiasi chiarimento». Gheorghi Gongadze era un reporter coraggioso e aveva svelato gli scandali di regime. Cinque anni fa fu decapitato e gli indizi erano contro il Presidente Una guardia del corpo del Capo dello Stato ora rifugiata negli Usa ha svelato l'intrigo che coinvolgeva l'ex responsabile dell'Interno Gheorghi Gongadze, il giovane giornalista rapito e decapitato nel 2000, con la moglie Myroslava e le due figlie Nona e Sofia Yuri Kravchenko, l'ex ministro dell'Interno ucraino, trovato morto ieri mattina in una dacia fuori Kiev L'ex presidente dell'Ucraina Leonid Kuchma (a destra ) con una guardia del corpo

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