Il compagno: hanno sparato trecento colpi di Flavia Amabile

Il compagno: hanno sparato trecento colpi IL RESOCONTO DEGLI AVVENIMENTI VISSUTI DA PIER SCOLARI «IN DIRETTA» MENTRE ERA A PALAZZO CHIGI Il compagno: hanno sparato trecento colpi intervista Flavia Amabile ROMA PIER Scolari è a casa. Sono le otto di sera. Sta riempiendo una borsa con qualche vestito per Giuliana. Un'auto della presidenza del Consiglio lo attende giù, in strada, per condurlo a Ciampino. Destinazione: Baghdad, per riportare a casa Giuliana Sgrena, la sua compagna, finalmente libera dopo trenta giorni- di prigionia. Era quello che aveva desiderato, ma non in questo modo, non sapendo che la vita di Giuliana è costata quella di un altro uomo. Da dieci minuti è tornato da palazzo Chigi. E' sconvolto, arrabbiato come mai in questo lungo mese per quello che ha appena ascoltato. «Si rende conto? Trecento colpi hanno sparato gli americani». Trecento? «Lo dicevano il capo del Sismi e le altre persone nella stanza. Se poi non erano trecento, ma erano duecento o cento/è la stessa cosa. Sparavano all'impazzata, vuol dire che questa è la prassi...». Ricapitoliamo: lei è arrivato a palazzo Chigi. «Siamo entrati io e Gabriele Polo. Gli abbracci, la gioia. Ad un cèrto punto è entrato il capo del Sismi con il telefono in mano. Abbiamo seguito in diretta la sparatoria. Poi la telefonata si è interrotta». Come, interrotta? «Si, interrotta perchè gli americani hanno spento il cellulare dell'agente dei servizi che era al telefono con noi». E, quindi? «Berlusconi ha tentato di chiamare gli americani a Baghdad, poi hanno provato il ministro Martino, l'ambasciatore. Sembrava che non gliene importasse nulla, né di Berlusconi né di tutti gli altri. Non hanno voluto parlargli». E Giuliana, gli agenti? «Giuliana era lì ferita, il povero Nicola Calipari morto. Feriti anche gli altri due agenti e nessuno degli americani pensava minimamente a prestargli soccorso. Ma, capisce? E' morto Calipari! Era l'uomo con cui in tutti questi giorni avevamo avuto contatti, l'uomo che era li per Giuliana sapendo che in qualsiasi momento i sequestratori avrebbeo potuto tagliargli la gola. E, ora, è morto per salvare Giuliana perchè è stato lui a farle da scudo e impedire che i colpi degli americani la centrasssro. La morte di quest'uomo straordinario è riuscita a offuscare la gioia per la liberazione di Giuliana». Che cosa ha provato? «Rabbia, una fortissima rabbia. E ho coperto di insulti Berlusconi». Di insulti? «Gli ho detto che questa era la dimostrazione che la guerra è sbagliata. Questo dimostra che questa guerra è sbagliata. Bisogna rendersene conto e ritirare le truppe dall'Iraq. E poi gli ho chiesto che cosa devo dire». Che cosa hanno risposto? «Tutta la verità». Di chi è la colpa? Dei soldati americani? «No è la guerra che è una follìa. Non è colpa dei ragazzi impauriti che hanno sparato. Hanno fatto fuoco senza alcun motivo, ma la colpa è di chi li ba mandati. Non capisco la lògica e perché si devono fare questo. Che sì faccia in modo che queste cose non avvengano più. Spero che il governo italiano mostri un minimo di schiena diritta dì fronte a una versione del genere. Le responsabilità non può assumersele un ufficialetto spaventato che ha sparato, ma chi ce li ba mandati, questi poveri ragazzi impauriti che sparano appena vedono venire una macchina». E' riuscito a parlare con Giuliana? «No, perchè la telefonata con l'uomo dei servizi che era con lei è stata interrotta dagli americani. Poi sono uscito. Ho sentito il sottosegretario Letta che mi ha rassicurato, so che sta bene. Io voglio riportarla a casa subito anche perchè sembra che sia in condizioni dì essere trasportata. Noi comunque stiamo partendo anche con un medico che verificherà. Mi dicono che potrebbe esserci un problema di ripressurizzazìone dell'aereo. In ogni caso nel pomeriggio dovremmo essere a Roma». Che cosa farà? «Una conferenza stampa per raccontare come è andata, ma soprattutto cercherò di esprimere alla famiglia di Nicola il mio ringraziamento e il mio affetto. Che saranno per sempre». «Ma la colpa di tutto questo non è di quei soldatini americani impauriti, è di chi li comanda»

Persone citate: Berlusconi, Calipari, Gabriele Polo, Giuliana Sgrena, Nicola Calipari

Luoghi citati: Baghdad, Ciampino, Giuliana, Iraq, Roma