Bosch La parabola d'aun visionario

Bosch La parabola d'aun visionario Bosch La parabola d'aun visionario SINGOLARE, significativo anzi, che nel gran bailamme gremito di folla, tipicamente alla Bosch, della vernice per la stampa di questa coraggiosissima mostra, con gran parte delle opere ancora per terra e i preziosissimi disegni a rischiosa portata di mano (il vizio «italiano» del ritardo dunque si diffonde) tra la tribù di operai e giornalisti che strepitano, piantano chiodi, si fanno intervistare e ripetono luoghi comuni, quasi nessuno sembri badare all'impressionante opera di Pipilotti Rist (artista svizzera molto popolare anche in queste ultime Biennali) ima video-opera strepitante, che da alcuni anni sta allarmando le sale di musei e di esposizioni. Ah'inizio haiTìmpressione che sia scoppiato ' qualche diverbio di là, tra le sale, ma poi individui finalmente la fonte del tutto: in un buchino della moquette, o del parquet, la luce LA MODESETTIMarco televisiva d'un microscopico video, raso terra, ti aspira e tu vedi, microbica come una mosca, una ragazza che dal centro della terra ti tende le mani e vorrebbe sfuggire a quest'opera claustrofobica e geniale. Non è capitata lì per caso: infatti quest'articolatissima e azzardata retrospettiva Bosch, la prima mai tentata in tutta la storia della sua misteriosa carriera, non si limita ad esporre soltanto alcune (una decina) delle sue preziosissime tavole, d'un catalogo ormai risicatissimo di 25 opere riconosciute. Ma tenta di meglio illuminare il tessuto artistico e culturale in cui s'inserì questa sua parabola bruciante ed eccentrica, ed anche d'mseguire le tracce della sua folgorante forza d'influenza (com'è noto il pontefice del Surrealismo André Breton lo considerava il precursore onorario del suo movimento di STRA LA MANA Vallora escavazione del giacimento onirico). Non ci si può ovviamente lamentare del trasbordo, già fin troppo delicato, di alcuni pezzi preziosi, dal Prado o dal Louvre o da Palazzo Ducale di Venezia, che affiancano i ben noti capolavori del ricchissimo museo Boijmans Van Beuningen, che ne possiede addirittura quattro. E soprattutto di quattro, formidabili fogli schizzati a penna, dei sette conosciuti di Bosch, in cui vediamo, a livello larvale, fermentare il suo immaginario visionario ed anche divertito. Come quando per esempio aggiunge ai tronchi del bosco (che gli ha regalato, tra l'altro, il suo pseudonomo d'arte, chiamandosi lui in realtà Jheronimus ..van Aken, daAquisgrana, la città imperiale dei suoi antenati ) aggiunge appunto dei curiosissimi padiglioni auricolari, che paiono dei funghi in agguato e all'erbetta vezzosa, ancora molto gotico flambo- yant, delle pupilline vigili, che a prima vista diresti delle lumachine appena uscite a godersi la rugiada. E tutto questo poi per illustrare un proverbio banalissimo, che tradotto da noi, più o meno, suonerebbe: «attento, anche i muri hanno le orecchie». Ora, basterebbe pure un solo, mimmo disegno a penna, veloce e straordinario, come questo, a giustificare un viaggio: ma è ovvio che gli organizzatori della mostra si son resi conto che, non potendo viaggiare i veri, grandi trittici capolovaro di Bosch, il formicolante Giardino delle Delezie dell'Escurial oppure le tentacolari Tentazioni di Sant'Antonio del Predo, il Giudizio Universale di Vienna o la terrorizzante Salita al Calvaiio di Gand, le opere in mostra non bastavano e dunque si è dovuti astutamente correre ai ripari. Per cui, dopo una riassuntiva sezione dell'epoca tardo-gotica da cui l'artista è fuoriuscito, e non già così armato come Minerva dalla' testa di Giove, e del periodo storico brabantino, dilaniato dalle lotte tra protestanti e cattolici, ecco che la mostra si divide in una sorta centrale di percorso labirintico dedicato alle sole opere autografe di Bosch. E tutt'intorno riverberano due sentieri laterali, in cui si riflettono i temi moralizzanti e allegorici, ideati dalla fantasia dirompente dell'artista. Per esempio il tema dell'estrazione della Pietra della foiba, o quello ammonitorio del Girotondo (della morte: una sorta di danza macabra nordica), che coinvolge tutti i mortali, dai semplici contadini ai ricchi prelati. Ed infine l'icona simbolica del Cairo di fieno, da cui tutti gli astanti, e sono una miriade, cercano di afferrare qualcosa, «perché il mondo è come un monte di fieno, da cui ognuno ne strappa via quello che può>:. È il tema dell'introduzione del Male nel mondo, dunque, quello che vince qui, tra copie, incisioni (soprattutto del suo fedele seguace Alart Duhamel) trascrizioni sulla pelle dell'arazzo o varianti sul tema: il Mondo prima e dopo il Giudizio, la Tentazione di Eva e il serpente, la Critica dell'avidità. Dunque, più il Bosch religioso e moralizzatore, che non quello visionario, caro all'iconografia surrealista. Ed è per questo che risulta un po' discutibile l'impaginato della mostra, che accosta disinvoltamente una copia d'epoca con un Dalì o un Ensor, nemmeno poi così significativo del rapporto con Bosch. Ma quello che impressiona, soprattutto in un momento di terrore interplanetario come questo, è l'«indifferenza» che tocca all'installazione della Rist: come se già alle urla d'aiuto ed invocazione, che giungono anche dalle mute opere del fiammingo, ci fossimo assuefatti. E non le avvertissimo più, distratti dal banchetto confuso di un'inaugurazione. A ROTTERDAM PER LA PRIMA VOLTA I CAPOLAVORI DEL GENIO DI AQUISGRANA DIALOGANO CON INSTALLAZIONI E DIPINTI ISPIRATI ALLE SUE ONIRICHE INVENZIONI LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Vallora Jheronimus Bosch. Rotterdam. Museo Van Beuningen. Orario: dalle 9 alle 18. Chiuso il lunedì. Fino all 11 novembre. «Il concerto nell'uovo», di Jheronimus Bosch è uno dei capolavori in mostra a Rotterdam

Luoghi citati: Rotterdam, Stra, Venezia, Vienna