Nel grattacielo di Voltolini tutti i nostri sfracelli di Lorenzo Mondo

Nel grattacielo di Voltolini tutti i nostri sfracelli Nel grattacielo di Voltolini tutti i nostri sfracelli «Primaverile», il protagonista va a trovare un amico ricoverato in ospedale: una varietà di incontri, che dall'iper-realistico sforano nel fantastico e nell'onirico, un romanzo tecnologico che sfiora la filosofia UN grattacieloospedale dove si intersecano vite diverse e il protagonista si trova a percorrere le fasi salienti della sua stessa vita. E' lo scenario, anzi il contenitore, di "Primaverile", un romanzo impervio per quanto stimolante di Dario Voltolini (il sottotitolo che complica inutilmente le cose, "Uomini nudi al testo", gioca sull'ambiguità dei termini, rinvia alla frittura in padella, il "testo", dei pesci neonati o bianchetti). Abbiamo l'impressione, all'inizio, di addentrarci appena in un romanzo di costume, venato di risentimenti satirici. Gli scavi a cielo aperto, i parcheggi intasati, la città febbrile percorsa da automobilisti iracondi che incrementano con i loro sfracelli la produttività dell'ospedale, specializzato in traumi e ustioni. Infortunati e convalescenti che, avvolti nelle loro corazze, si aggirano per stanze e corridoi, confondendosi con medici e infermieri in un caotico brulichìo. Giorgio, il protagonista, va a trovare il suo amico Francesco che si è rotto una gamba durante una partita a calcetto e si trova ricoverato all'ultimo piano, in "piccionaia". Sale a piedi, indugiando nelle maniche laterali, mosso dalla curiosità e accompagnato dai ricordi di una antica consuetudine con Giorgio. Tutto procede normalmente fin quando va a sbattere contro il seno di Elena, una solida massoterapista che sta RECENLoreMo IONE zo do scendendo. I due, senza perdere tempo, si concedono un grottesco accoppiamento su un lettino della Tac che, per un meccanismo inceppato, continua a scarrozzarli e fotografarli. L'episodio, divertente, è l'indizio di una svolta verso lo strano e l'abnorme. Via via assistiamo a incontri che dall'iper-realistico sforano nel fantastico e nell'onirico (dove la fatica a capire induce al sospetto di gratuità). Un ragazzino con gli occhi bendati - genio o fanatico perso - si esercita in decine di giochi elettronici affidandosi alla sola memoria. Un uomo sale e scende tutte le scale con piglio di maratoneta: ufficialmente deve controllare i battiti del suo cuore, in realtà viene usato dai medici per la compilazione di lucrose tabelle dietetiche. Una dottoressa stravagante si è rifugiata in un sontuoso salone-giardino per protestare contro l'abbandono delle lastre radiografiche di una volta, in rigoroso bianco e nero (quasi un giardino edenico, ricetto di buona scienza, che darà luogo tuttavia a regressioni bestiali). Del resto, stando ai medici, questo è un ospedale di pazzi. Rompono bottiglie in testa ai pazienti fastidiosi e, quando i disastrati sono troppi, scaraventano vivi e morti nelle trombe degli ascensori: per quanto ridotti a una poltiglia immonda, formeranno una "banca dei corpi", utile non si sa come alla bisogna. L'arrivo da Francesco, dopo tanto divagare, riserva altre sorprese. Ha messo su un complesso di telecamere, periscopi e computer che gli permettono di scoprire, non soltanto tutto ciò che avviene in tempo reale nel grattacielo, ma anche il passato e il futuro. Riesce a entrare in una quarta dimensione dove non hanno più corso le regole dello spazio e del tempo. Sicché Giorgio può assistere, in un solo giorno di primavera, alle doglie di Elena che ha appena posseduto, vede crescere la figlia fino alla laurea e ai primi amori. La vetta del grattacielo diventa la specola di una realtà fluente e fantasmagorica in cui tutto si allaccia e confonde, l'uno e i molti, la tenerezza e il cinismo, gli orrori e le speranze. Non per questo Giorgio rinuncia a estrapolare e carezzare certi "fotogrammi" della sua realtà. Nell'ascesa, e discesa finale dall'osservatorio dell'amico che si è scoperto l'occhio del demiurgo, rivive con particolare intensità gli episodi più impressivi della sua infanzia. Mentre la città "sta cantando i suoi madrigali e i suoi blues" (i rumori del traffico e degli antifurti) si interroga con sofferta intimità: "Dove sono i compagni di gioco dell'infanzia? Dove sono finiti i giardinetti e le case popolari? Ancora adesso sento dalle periferie arrivare il suono dei bambini che corrono sotto l'arco di un pallone che cade. Sono del tutto scomparsi o qualcosa rimane negli adulti che siamo diventati?" Sono i momenti elegiaci di una narrazione che si segnala soprattutto per i riscontri di una cultura scientifica e tecnologica d'elettronica, la medicina, la fisica, la geologia) che sfiora la filosofia. E' di per sè un acquisto magari oppressivo a tratti, e intimidatorio - per una letteratura come la nostra, incline a chiudersi nel proprio orto, nei propri miti collaudati. RECENSIONE Lorenzo Mondo Dario Voltolini ambienta «Primaverile», in un grattacielo - ospedale, in un paesaggio che sovverte le regole dello spazio e del tempo Dario Voltolini Primaverile Feltrinelli, pp. 216, L 30.000 ROMANZO

Persone citate: Dario Voltolini, Voltolini