«E' diventato uno 007 per amore di Irina» di Anna Zafesova

«E' diventato uno 007 per amore di Irina» IL KGB: DUE AMANTI COINVOLTI IN UNATELENOVELA, NON IN UNA SPY STORY «E' diventato uno 007 per amore di Irina» «Lei ha metà dei suoi anni, lui voleva fare soldi, per sposarla» intervista Anna Zafesova MOSCA PER Angelo e Irina è una tragedia». Fiodor Kotov, ex giornalista, ex agente del Kgb sovietico, ora capo del Dipartimento informazione del Kgb bielorusso, parla della coppia con familiarità e affetto quasi paterno. Non nasconde di essere contento per il verdetto relativamente lieve e, sfogliando i documenti dell'inchiesta, racconta la vicenda di due «spie per caso» più come una telenovela che come una spy story: «Sa, lui la ama ancora». Come fa a saperlo? «Quando è stato visitato venerdì scorso dai parlamentari italiani che gli hanno chiesto cosa potevano fare per lui, Più ha risposto: "Fate qualcosa per Irina, non per me, lei è innocente". Un comportamento da vero uomo. E' una triste storia romantica». Come é cominciata? «Più è arrivato qui nel '99, ma il suo legame con il nostro Paese è nato prima: ospitava nella sua casa in Sardegna bambini bielorussi contaminati da Cernobil. Ha voluto vedere la Bielorussia e ne è rimasto incantato. Qui ha trovato il suo amore. Irina era la sua interprete, poi è nato un sentimento. Progettavano di sposarsi. Ed è stato proprio questo amore a spingerlo al rischio». Una bellezza fatale? «Io da gentiluomo non commento mai le donne. E' una ragazza molto dolce, e poi aveva la metà degli armi di Più. Lui però aveva bisogno di soldi per poterla sposare. Dal '96, quando aveva lasciato il servizio, attraversava un brutto periodo: la moglie se ne era andata, i soldi erano pochi, mi pare che avesse anche problemi con la pensione». Come l'avete scoperto? ' «Sapevamo che era un ex agente del Sismi, ma non ci interessava: Verso l'estate del 2000 però il suo comportamento è cambiato. Con la sua società non ha mai fatto grandi affari. Anzi, bisogna ammettere che Più non aveva una grande conoscenza del business, era solo un pretesto per poter venire in Bielorussia. Poi ci è giunta voce che, senza nemmeno mascherare le sue intenzioni, chiedeva agli amici di ^ Minsk di presentargli militari e uomini del Kgb per avere da loro informazioni. Siamo rimasti sorpresi: possibile che lo spionaggio italiano fosse attivo in Bielorussia?» E cosa avete fatto? «Le assicuro che abbiamo operato controlli minuziosi. Dovevamo presentare al giudice prove di colpevolezza schiaccianti, non volevamo ripetere certe brutte figure dei colleghi russi. >^La conferma è stata uno shock. Anche perché con l'Italia abbiamo buone relazioni e vorremmo '■migliorarle^; E l'avete arrestato. «In flagrante, mentre lui cercava di nascondere i documenti che aveva ottenuto sotto il maglione. Non ha fatto in tempo ad arrecare alcun danno alla nostra sicurezza, non ha scoperto nulla». L'avevate pedinato prima dell'arresto? «Abbiamo scrupolosamente do¬ cumentato tutto, con registrazioni video e audio. E abbiamo capito che Irina era più di una semplice interprete. Aveva un ruolo autonomo: sceglieva gente da avvicinare, organizzava gl^ incontri, partecipava ai colloqui con i potenziali agenti». Mi sta dicendo che Più veniva pedinato e non se ne è mai accorto? «Non aveva una grande esperienza. Per poco non prendeva per la manica il primo che passava per chiedergli dei segreti». Un dilettante in altre parole. «Guardi, in questa storia abbiamo più domande che risposte. Come si fa a mandare in Bielorussia uno che non ci è mai stato, che non parla il russo, impreparato? Era destinato a fallire». Perché? «I nostri psicologi l'hanno studiato e dicono che non si poteva trovare candidato migliore: livello intellettuale medio, poco incli¬ ne all'analisi, amante dell'avventura, facile a cambiare idea. Ma anche una persona buona, spontaneo, sensibile, onesto». Ne parla con sincera simpatia. «Ma mi sta molto simpatico, mi dispiace per lui. E' una brava persona finita in una brutta storia. Pensi che quando l'abbiamo arrestato era sconvolto, si vergognava, ha chiesto scusa a noi, all'Italia. Un agente vero non avrebbe mai mostrato debolezza di fronte all'avversario». L'avete arrestato voi e ora lo presentate come una vittima? «Lo è, ma non del Kgb, bensì di quelli che l'hanno mandato qui. Noi dei servizi non siamo angeli, ma sfruttare le difficoltà di un ex collega mi sembra di cattivo gusto. Spero che per Angelo tutto finisca nel migliore dei modi». E per Irina? «Sì, certo, anche per Irina». «Un uomo romantico ma anche un dilettante Non si è accorto che lo stavamo pedinando Non sa neanche la lingua»

Persone citate: Fiodor Kotov

Luoghi citati: Bielorussia, Italia, Minsk, Mosca, Sardegna