«Carcere duro alla spia italiana»

«Carcere duro alla spia italiana» «Carcere duro alla spia italiana» Il tribunale di Minsk lo condanna a quattro anni e mezzo MOSCA Hanno ascoltato in silenzio, in piedi dentro la gabbia che li separava da amici, parenti e curiosi, il verdetto inevitabile: «colpevoli». Quattro anni e sei mesi di carcere rigido per Angelo Antonio Più, quattro anni per Irina Ushak. Una condanna inferiore al limite minimo della pena prevista per «spionaggio» per l'italiano e «alto tradimento» per la bielorussa. L'accusa aveva chiesto da 7 a 15 anni di carcere, ma il giudice ha ritenuto che le circostanze attenuanti erano sufficienti per fare uno strappo alla regola. Secondo il verdetto, infatti, il cittadino italiano e la sua compagna bielorussa «non hanno arrecato danno alla sicurezza dello Stato, hanno collaborato con gli inquirenti e si sono pentiti di quello che hanno fatto». L'ultima udienza si è svolta ieri a porte aperte, contrariamente ai giorni precedenti, e alla lettura del verdetto hanno potuto assistere anche i familiari. Irina ha così rivisto i genitori e la sorella. Per Più non è venuto nessuno, ma durante tutta la detenzione ha ricevuto visite dei diplomatici dell'ambasciata italiana a Minsk, e alla vigilia delle elezioni ha incontrato in carcere anche tre osservatori italiani. Con loro si è lamentato della sua cella: «In Italia non trattano così nemmeno i boss della mafia». Angelo Più, 50 anni, e Irina Ushak, sua interprete-fidanzata di 26 anni, si sono conosciuti nel '99. Più avrebbe raccontato durante gli interrogatori di essere stato per 13 anni carabiniere, e di aver prestato servizio nel Sismi per altri 13 anni. Nella capitale bielorussa era arrivato come imprenditore, comprando a un connazionale la società di import-export «Anirsavida». I due sono stati arrestati il 18 aprile scorso mentre si facevano consegnare da sconosciuti documenti che, secondo il Kgb, contenevano segreti militari. Era un tranello. I due hanno subito ammesso la loro colpa e l'inchiesta è stata rapida, per culminare in un processo che - probabilmente non a caso - è iniziato due giorni prima delle elezioni presidenziali, che il presidente Alexandr Lukascenko ha vinto alimentando un clima di paranoia antioccidentale e caccia alle spie. Dopo il voto di domenica il «padre dei bielorussi» rimane saldamente sul suo trono, e il verdetto del tribunale cittadino di Minsk è stato più clemente. Anzi, pare che il presidente sia disposto a concedere la grazia sia a Più che alla Ushak. I due, a quanto ha fatto sapere il loro avvocato Serghej Kozlov, hanno deciso di non ricorrere in appello, ma rivolgersi direttamente a Lukascenko, chiedendo compassione per la loro storia d'amore finita tra le sbarre. Il Kgb bielorusso ha annunciato che intercederà per la causa di Più e Ushak: «Faremo il possibile perché il presidente firmi la grazia», ha detto ieri Serghej Kotov, capo del Diparti• mento informazioni dei servizi segreti bielorussi. Se Lukascenko - che è noto per firmare spietatamente tutte le condanne a morte che in Bielorussia vengono ancora eseguite - rifiutasse la grazia, si spera comunque in una riduzione della pena. [a. z.] Sconto di 6 mesi all'amica Agli osservatori italiani ha detto: «Da noi non trattano così male neanche i boss» Angelo Antonio Più con la compagna Irina durante il processo

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