Borse in ripresa, Wall Street resta chiusa

Borse in ripresa, Wall Street resta chiusa Borse in ripresa, Wall Street resta chiusa Scambi elevati e regolari grazie all'apertura dei mercati ArmadoZeni MILANO Lo stupore del mattino, quando vanno tutte su tra 1' 1 e il 2% le Borse d'Europa che sulla carta avrebbero dovuto sprofondare di nuovo dopo il tonfo del tragico martedì di sangue a Manhattan, travolte dalla paura, travolte dalla corsa alle vendite. Il nervosismo del primo pomeriggio quando i mercati invertono la rotta e ricominciano a scendere, giù dell'1%, del 2%, Milano addirittura in calo del 3%. E poi la boccata d'ossigeno dell'apparente ritrovata normalità della sera quando chiudono, tutte in rialzo, le Borse europee (Londra +2,84%, Parigi + 1,34%, Francoforte +1,48%, Zurigo +2,52%, Amsterdam +0,66%, Milano +0,70%) che hanno voluto restare aperte, nonostante la (forzata) chiusura di Wall Street, nonostante le critiche di tanti operatori e di tanti analisti che avrebbero preferito uno stop di solidarietà e che proprio non hanno digerito la scelta delle autorità di gestione e di controllo («Riteniamo sia importante che il sistema finanziario funzioni normalmente, per quanto possibile in simi¬ li circostanze, mantenendo la continuità e l'ordinato funzionamento dei mercati», ha riassunto Arthur Docters van Leeuwen, presidente del Cesr, il comitato delle Consob europee) di tener aperti i mercati quando persino i signori del calcio (l'Uefa) hanno deciso di rinviare tutte le partite in programma. Alla fine il segno più non ha cancellato i mugugni ma forse ha alleggerito una tensione che, comunque, resta. Altissima. Perchè adesso, a complicare i sogni di recupero che già agitavano i sonni dei mercati, oltre agli scenari di possibile tensione politica internazionale, ci si è messa la prevedibile caduta di molti consumi americani. Viaggeranno di meno, prevedono gli analisti, gli americani, impauriti, non avranno molta voglia di uscire dal loro paese e forse non avranno più nemmeno tanta voglia (e soldi) per acquistare beni di lusso (con contraccolpi forti sul made in Italy, per dirne uno) come facevano prima: «Tutto adesso diventa più difficile - ha riconosciuto ieri Cesare Romiti, presidente di Rcs - se gli Stati uniti, per effetto di questi attentati, cominciassero a ridurre i consumi è chiaro che ci saranno contraccolpi per tutti». Insomma, se prima la ripresa sembrava sfumare mese dopo mese, ora è la recessione a far paura. Certo, autorità monetarie, dalla Fed alla Bce, autorità politiche, grandi istituzioni finanziarie mondiali si sono tutte strette come un sol uomo: faremo fronte comune, dicono, la recessione da terrorismo non passerà. Messaggi che fanno breccia comunque nel sentimento dei mercati. Un esempio? E' bastata la dichiarazione di ieri pomeriggio davanti al parlamento italiano di Silvio Berlusconi («Non si prevedono nuovi attacchi») per riportare in positivo un indice Mibtei che fino a quel momento era quasi a zero. «Servono iniezioni di fiducia e di normalità», spiegano e rispiegano gli operatori. In realtà la normalità in Borsa fatica a ritornare: per vedere funzionare al completo Wall Street bisognerà infatti aspettare ancora domani o forse addirittura lunedì. Lo ha annunciato ieri sera il presidente della Borsa di New York, Richard Grasso. Prima - ha spiegato - si dovranno incontrare i funzionari delle borse, delle banche e della Sec (l'autorità di controllo della Borsa) e poi si deciderà. Per oggi ci si dovrà così accontentare dei titoli di Stato, in contrattazione dalle 8 di oggi (le 14 in Italia), e dei future sulla Borsa merci di Chicago. In vista della ripresa degli scambi però c'è già chi, statistiche alla mano, ha calcolato la possibile reazione delle Borse americane sulla base dei precedenti eventi disastrosi, dal dopo Pearl Harbor al precedente attentato al Wtc: «In tutti i casi precedenti - annota l'editore di Market History, Gibbon Burke - c'è stata instabilità nel breve periodo e rialzo nel medio». Ma intanto, nell'attesa di una normalità che solo tre giorni fa sembrava noioso tran tran, difficile mantenere quella calma che tanto servirebbe. Il nervosismo impera e trasforma le Borse in pericolose altalene: se e giù, giù e su. Ieri, partenza generale così così, balzo di metà mattina per le ricoperture di quella speculazione che aveva venduto allo scoperto e che ha trovato conveniente ricomprare adesso a prezzi decisamente bassi titoli (per esempio i telefonici, per esempio, in Italia, Olivetti) con gli hedge funds gran protagonisti, almeno a detta degli operatori. Finita la fiammata della mattina riecco l'instabilità del pomeriggio con il Mibtei in quasi picchiata sotto il 3%. Poi il colpo di reni, con Londra con i titoli difensivi (farmaceutici e alimentari) in gran spolvero che tira la volata e Francoforte (dove non sono stati negoziati i titoli americani) che segue, Parigi che segue, Zurigo che segue e Piazza Affari che tiene il suo faticoso 0,70% guadagnato con l'occhio alle immagini della Cnn e il cuore non si sa dove. Un operatore della Borsa di Milano Euroconsob: giusto garantire le contrattazioni La piazza Usa riaprirà domani o forse lunedì