L'ombra di Saddam il grande burattinaio di Jas Gawronski

L'ombra di Saddam il grande burattinaio il RAISS VUOLE DIVENTARE IL RIFERIMENTO DI TUTTI GLI ULTRA' L'ombra di Saddam il grande burattinaio Il dittatore iracheno ha elaborato una complessa strategia per prendersi la rivincita. Il contrabbando di petrolio gli ha fornito i mezzi finanziari per riunire, le forze dell'estremismo anti-Usa retroscena Jas Gawronski QUESTE rasoiate al cuore dell'America aprono squarci di paura sul futuro del mondo, ma aprono anche nuovi modi di guardare, inquietanti, al passato. Lasciamo per un attimo perdere la questione generale del millenaristico rapporto fra Occidente e Islam, o meglio vediamone solo alcuni frammenti, recenti e apparsi persino banali. Dietro i fumi che avvolgono le Twin Towers adesso compare con maggiore chiarezza il significato di alcuni gesti di Saddam Hussein, il raiss che vuole presentarsi come il trascinatore di tutto il mondo arabo che odia gli Stati Uniti. Compare con chiarezza il motivo per cui Saddam abbia a lungo tirato la corda, rischiato la rottura con le organizzazioni internazionali per evitare le ispezioni o per averle in ritardo o solo in alcuni luoghi. Si era pensato a tentativi di creare un arsenale chimico o addirittura atomico, ma non si era mai trovato traccia di forniture all'Iraq dei materiali necessari. Ora è più probabile pensare che il raiss stesse creando campi di addestramento per il terrorismo, stesse preparando azioni clamorose contro il «satana» americano. Chi, come me, è stato in Iraq e in Palestina adesso ricorda con sinistra chiarezza perché si avvertiva che il vero capo della Jihad, della «guerra santa» dei palestinesi era Saddam Hussein e Arafat era solo la faccia rispettabile da presentare al mondo, ma assolutamente disconosciuta nel paese. Si capisce perché, anche nei periodi di miseria più dura del popolo iracheno, Baghdad non faceva mancare ai palestinesi armamenti, finanziamenti e puntigliosi ricchi indennizzi in denaro per ogni ferita o per ogni morte della «guerra santa». Inoltre, pensando ai soldi necessari per organizzare operazioni da fantascienza cinematografica, forse è più facile capire dove sono finiti i 2 miliardi di dollari l'anno che fruttava al regime iracheno l'oleodotto con la Siria sfuggito ai veti Onu. O a cosa servissero i grossi profitti ricavati dai traffici di Saddam con Giordania, Siria, Egitto e Turchia. Se dunque lo sguardo diventa più penetrante sulle dinamiche del mondo arabo, adesso forse è bene puntarlo sul raiss iracheno, soprattutto quello dell'Onu. Fra gli indiziati distruttori della pace americana, venuti alla mente a macerie ancora roventi, il nome di Saddam Hussein è rimasto marginale, si è pensato a Bin Laden, al regime talebano dell'Afghanistan, ma entrambi sembrano avere qualche problema a rivestire i panni di una organizzazione del genere. Addestrare piloti di Boeing, lavar loro la mente fino a farli diventare dei kamikaze, trovare le risorse e creare la struttura «scientifica» del terrore che penetra nei cieli Usa è forse cosa che può fare solo chi ha già sfidato l'America e sogna di vendicare l'onta della sconfitta di dieci anni fa. E' quindi possibile pensare che Saddam abbia compattato e usato le forze antiUsa - dai kamikaze palestinesi fino ai terroristi di professione fino alle complicità di altri Paesi - per lanciare una Jihad mondiale, realizzando il suo sogno di presentarsi come il vendicatore degli oppressi islamici contro il predatorio mondo occidentale. Saddam come il soggetto che chiude le illusioni di «fine della storia» determinata dal dominio americano di cui parlava Fujiama. E la storia che aprirebbe l'ingresso terroristico dell'Iraq a capo dell'Islam nello scacchiere internazionale è quella medioevale delle guerre di religione dove si muore in numeri da pestilenze di quell'epoca. Cosa fare per sconfiggere quest'ipotesi di nuovo Medioevo? L'impressione è che se George W. Bush ragionerà e avrà le prove su Saddam come nemico principe cercherà di rimediare all'errore del padre che durante la guerra del golfo si fermò prima di arrivare a Baghdad a prendere il dittatore sconfitto. E se il nuovo Presidente riuscirà, anche con l'aiuto degli organismi internazionali, a mettere il raiss in condizione di non ledere, la «guerra santa» non avrebbe più le dimensioni della sovrumana follia e della fine della civiltà moderila che abbiamo visto fra le torri gemelle e nelle angosce del mondo. jgawronski@europarl.eu.int

Persone citate: Arafat, Bin Laden, George W. Bush, Islam, Saddam Hussein, Towers