I giornali arabi prendono le distanze dai terroristi di Emanuele Novazio

I giornali arabi prendono le distanze dai terroristi PERSINO GHEDDAFI INVITA TUTTI GLI ENTI D'ASSISTENZA DEL MONDO ISLAMICO A OFFRIRE AIUTO A WASHINGTON I giornali arabi prendono le distanze dai terroristi Emanuele Novazio ROMA Allo st jdio di Istanbul i tifosi del Galatasaray - musulmani di un Paese Nato, la Turchia assordano di fischi il minuto di silenzio in memoria dei morti di New York e Washington, durante la partita contro la Lazio. E come a Nablus e fra i palestinesi dei campi libanesi, anche in Nigeria sono in tanti ad esultare davanti alle immagini delle Twin Towers in fiamme: «Allah sia ringraziato», sorridono ai cameramen occidentali gli abitanti di Kaduna, nel Nord a forte maggioranza islamica teatro per anni di tenacissime violenze fra musulmani e cristiani. Ma il giubilo per l'attentato che ha sventrato Manhattan e l'idea di civiltà si riduce, nel mondo islamico, a danza di strada sinistra e rituale di poche comunità («qualche bambino e poche persone», secondo gli eccessi d'ottimismo del premier libanese Rafik Hariri, fermissimo nella condanna): con l'eccezione dell'Iraq di Saddam Hussein, governi e organi d'informazione si affrettano a manifestare simpatia e cordoglio. Non soltanto nell'Egitto di Osili Mubarak e nella Giordania di re Abdallah II, vicini a Washington, ma perfino nella Libia di Gheddafi, nell'Iran degli ayatollah, nella Siria di Bashir Assad e nel Sudan di Omar el-Bashir: i Paesi che l'amministrazione americana sospetta di collusione con il terrorismo internazionale, e che accusano gli Stati Uniti di essere nemici dell'Islam per il loro sostegno a Israele. Il giorno dopo la tragedia americana è rassicurante osservare che, almeno a parole, cresce la distanza fra Baghdad e Tripoli e che al fianco dell'America si schierano - accanto alle voci più moderate dell'Islam e all'«Organizzazione della Conferenza Islamica», il più grande organismo islamico mondiale - anche simboli collaudati della lotta al «Satana americano». Per commentare le spa"entose immagini in arrivo da Manhattan e da Washington, la tv irachena ha mandato in onda un canto nazionale avviato da un auspicio che ha il sapore di un appello, «Abbasso l'America». Poco dopo la reazione ufficiale di Saddam: «Gli Stati Uniti raccolgono le spine che hanno seminato nel mondo, tutti coloro che non vogliono mietere il male non dovrebbero piantare il male», avverte il padrone d'Iraq. Quelle stesse immagini appaiono, invece «spaventose» a Gheddafi e inducono il Colonnello libico a mettere da parte qualsiasi contenzioso con gli Stati Uniti, almeno finché l'eco della tragedia è un rombo devastante: «E' un dovere umano mostrare simpatia per il popolo americano e trovarsi al suo fianco dopo avvenimenti tanto orrendi e spaventosi», afferma Ghedda¬ fi invitando tutti gli enti d'assistenza del mondo islamico a offrire aiuto agli Stati Uniti. Anche da Teheran arrivano cordoglio e riprovazione. Il presidente Kathami esprime «profondo rincrescimento» per l'accaduto e «profonda simpatia» per le vittime, e insiste significativamente sulla «condanna del terrorismo»: «E' un dovere della comunità internazionale disinnescarlo», sottolinea. A Damasco, a «condannare gli attacchi contro civili innocenti» è il ministero dell'Informazione: un livello significativamente e forse non casualmente meno impegnativo dei precedenti. In Sudan è un anonimo comunicato del ministero degli Esteri ad esprimere «il profondo rincrescimento per l'accaduto» e «una ferma condanna di ogni forma di violenza». In sintonia con il maggiore gruppo di ribelli filippini islamici, il «Fronte islamico di Liberazione Moro», che vanno oltre: «Se gli Stati Uniti decideranno una rappresaglia non avremo niente da obiettare», anticipano in un comunicato. Pur graduate nell'intesità e nelle priorità, e pur con sfumature che aprono interrogativi sulle effettive ricadute nelle rispettive opinioni pubbliche, le voci più radicali del mondo islamico sono concordi nella condanna: per convinzione o convenienza, ci si chiede nelle cancellerie occidentali?

Persone citate: Bashir Assad, Gheddafi, Islam, Mubarak, Rafik Hariri, Saddam Hussein, Towers