Cossiga: grazie Meloni

Cossiga: grazie Meloni Cossiga: grazie Meloni «Ci ha illuminato, io credevo fossero colpevoli i Black bloc» ROMA Un applauso a denti stretti e un «grazie» pieno di sarcasmo. Con la consueta ironia, Francesco Cossiga ha commentato per primo gli avvisi di garanzia inviati ieri dalla procura di Genova ai dirigenti delle forze dell'ordine, nell'ambito dell'inchiesta sugli episodi di violenza durante il G8 di Genova. «Fino ad oggi avevo ritenuto che a compiere atti di aggressione fossero stati i black bloc e, in generale, il Global forum - ha detto l'ex presidente della Repubblica - fortunatamente la procura di Genova, guidata con forte coraggio da Francesco Meloni, ha gettato un fascio di luce: gli aggressori della libertà e dell'ordine pubblico sono solo e soltanto le forze di polizia e, dietro di loro, Silvio Berlusconi. Grazie». La voce del senatore a vita si è alzata a difesa dei 17 «illustri» neo indagati che, secondo la procura del capoluogo ligure, potrebbero essere responsabili dei presunti abusi commessi durante le giornate del G8, con particolare riferimento al blitz nella scuola Diaz. Sono tutti uomini ai vertici delle forze dell'ordine, fra cui spiccano i nomi dell'ex capo dell'antiterrorismo Arnaldo La Barbera e del suo vice Gianni Luperi, dell'ex diligente dll S il ii t dello Sco, il servizio centrale operativo, Francesco Gratteri e del suo secondo Gilberto Calderossi. «Mi auguro che tutto questo serva a fare finalmente chiarezza», ha dichiarato Filippo Ascierto, deputato di An membro del Comitato parlamentare di indagine per i fatti del G8. Il suo collega dei Verdi Marco Boato ha sdrammatizzato la notizia degli avvisi, giudicandoli «scontati» tanto pajr i dirigenti di polizia che per il leader delle tute bianche Luca Casarini. Proprio la vicenda giudiziaria di quest'ultimo (indagato dai pm di Genova per istigazione e associazione a delinquere) e ancor più le dichiarazioni del ministro della Giustizia Castelli («nulla da eccepire, hanno fatto bene») sono state ieri al centro di vive polemiche. Il giudizio del Guardasigilli è stato condiviso dal ministro della Funzione pubblica, Franco Frattini: «Invece di far credere al Paese che sul banco degli imputati ci sono solo gli agenti di polizia, che ne facciamo di quelli che pubblicamente istigano alla guerra contro le istituzioni?». Della stessa opinione anche il presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato, Riccardo Pedrizzi, che ha salutato con un «meglio tardi che mai» la decisione della procura di Genova di indagare Casarini. Qualche polemica si è levata contro i capi d'accusa rivolti al leader delle tute bianche, in particolare su quello di istigazione a delinquere. Ricordando come lo stesso ministro Castelli si fosse più volte detto disponibile alla depenalizzazione dei reati di opinione, il responsabile dell'informazione dei Ds, Giuseppe Giulietti, ha invocato la «par condicio»: «Non vorrei che accadesse come per il falso in bilancio, ovvero che si cancellino solo gli interessi contrastanti con i propri». Cautela è stata sollecitata dal presidente del Comitato di indagine sul G8, Donato Bruno: «Mi auguro che la Procura non si soffermi su un reato di opinione». Ma ad essere controversa è proprio l'interpretazione dell'accusa di istigazione a delinquere: secondo l'ex presidente della Consulta, Vincenzo Caianiello, si tratta di un reato la cui configurazione non riguarda la manifestazione di pensieri o opinioni, ma «l'incitamento pubblico a commettere reati». La sua potenzialità eversiva, quindi, non avrebbe nulla a che fare con la libertà di espressione costituzionalmente tutelata. In ogni caso, ha sottolineato il senatore dei Verdi Fiorello Cortiana, «demonizzando le tute bianche e l'intero movimento si rischia di alzare la tensione in vista dei prossimi appuntamenti internazionali della Fao e della Nato». [Imi.] Francesco Cossiga

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