Dibiasi e Cagnotto, la quarta volta di Cristiano Chiavegato

Dibiasi e Cagnotto, la quarta volta Nel 1964 a Tokyo cominciò la serie dei loro tuffi: a 29 anni restano i migliori Dibiasi e Cagnotto, la quarta volta (Dal nostro inviato speciale) Bolzano. 27 n'ugno. Klaus Dibiasi e Giorgio Cagnotto di fronte all'ultimo ostacolo. Montreal sarà intatti la tappa conclusiva della lunga e luminosa carriera dei due tuffatori azzurri. SI è fatto un gran parlare dell'ostacolista americano Willy Davemport che si è qualificato per la sua quarta Olimpiade. Lo stesso discorso vale per i due campioni nostrani, che da una ventina d'anni si buttano a capofitto nell'acqua con una regolarità incredibile e con risultati che, onestamente, hanno del miracoloso, visto il livello sportivo nazionale. Quattro Giochi Olimpici anche per Dibiasi e Cagnotto che hanr.o iniziato a Tokio ad imporsi all'attenzione Internazionale, il primo con una medaglia d'argento dalla piattaforma di dieci metri, il secondo con un onorevole decimo posto dal trampolino. Da allora sono passate dodici stagioni e Dibiasi è sempre il numero -uno- mondiale, l'uomo da battere, mentre Cagnotto è ben di più di un outsider. Klaus compirà ventinove anni ad ottobre, Giorgio li ha appena festeggiati. Atleti dunque di grande maturità in uno sport dove però non basta l'esperienza per vincere, ma bisogna conservare una integrità fisica eccezionale e una freschezza psichica notevole. Dice Dibiasi: -Se dopo Montreal abbandonerò, come è certo, non sarà perché sono stanco o perlomeno non solo per questo motivo. Il fatto è che contro I giovani, a quasi trent'anni, è difficile battersi. I muscoli non sono più elastici, è sempre più difficile rimanere j al massimo della forma... E' arrivata dunque l'ora di lasciare il passo agli altri». Iniziare un'intervista con una dichiarazione che praticamente significa la resa sul campo di un grande campione, non è facile. Chiediamo dunque con quale spirito Dibiasi andrà In Canada. «Con quello di sempre — risponde —. Sono consapevole di poter lottare al massimo per vincere ancora. Se non ci riuscirò, non avrò nulla da rimproverarmi, lo ho fatto tutto il possibile: mi sono allenato, ho sopportato molti sacrifici, ho cercato di conservare quelle caratteristiche che sinora mi hanno permesso di emergere. Se dovesse andare male saprò, dentro di me, giustificare il risultato negativo con la constatazione che c'erano avversari più forti. Lo sport è anche questo, accettare che gli altri arrivino al successo». Klaus ha un attimo di esitazione, come se non volesse prò nunciare un'altra frase. Viene fuori per un attimo il ragazzo che è sempre stato, parco di parole, introverso, fuori dalle polemiche. Ma, poi, prevale una certa rabbia che ha in corpo, un'amarezza che non riesce a nascondere. E sbotta: «La gente, che è al di fuori, che si interessa di tuffi una volta sola ogni quattro anni, quando ci sono le Olimpiadi, non sa, non può capire, cosa c'è dietro a questo nostro sport. Qual e il travaglio di un atleta, non è giusto che escano titoli come ouello apparso su un giornale di oggi che diceva più o meno: Dibiasi dalla piattaforma senza avversari. Capisco che forse stava a significare che non c'erano grossi nomi, qui a Bolzano, ma ogni gara è una sofferenza. A questo livello basta sbagliare un tuffo e si è già secondi. Avere sempre il ruolo di favorito, il dover vincere a tutti i costi rende il compito più difficile. Se vinci, è normale, se perdi, hai sbagliato tutto». Trascinato dal discorso Dibiasi continua sull'argomento che gli sta a cuore: « lo e Cagnotto — dice con veemenza — lasciamo le gare praticamente dopo le Olimpiadi anche se finiremo in so- stanza la stagione. Che cosa resterà dietro di noi? Nulla, o ben poco. Ci sono dei ragazzi volonterosi e bravi come De Miro e Rinaldi ma, mancano completamente le strutture, manca la mentalità, manca la passione per i tutti. E' vero che dei tuffi si può anche fare a meno, che non sono necessari all'esistenza, ma vistoche ormai si era creata una certa scuola, una certa tradizione, sarebbe stato abbastanza facile continuare. Invece non si è fatto niente, lo stesso non so ancora cosa farò sppena terminate le gare. Spero che la Federazione del Coni mi dia la possibilità di rimanere nell'ambiente, di mettere la mia esperienza a favore dei giovani come allenatore. Non sono ancora sicuro di cosa potrò fare ». Dibiasi ha ragione. Nonostante i tuffi siano la specialità che ha portato le maggiori soddisfazioni da dieci anni a questa parte alla Federazione nuoto, in cambio non hanno avuto molto. E' vero che Dibiasi e Cagntto personalmente non sono stati trattati male, ma è altrettanto vero che non sì è fatto qualcosa per dare una continuità alla loro azione. Basta un esempio: ufficialmente non esiste neppure un piccolo film dei migliori tuffi di Dibiasi e di Cagnotto. Se c'è, è stato qualche privato a girarlo. Mentre la Federazione, a scopo didattico, avrebbe potuto fare tesoro del materiale a disposizione. Sono stati piuttosto gli americani, I russi, I tedeschi, a filmare i nostri due campioni, da Imparare da loro quello che c'era da Imparare. E adesso li hanno raggiunti e forse anche superati tecnicamente. Lasciamo la parola a Giorgio Cagnotto: • Ormai — afferma il torinese — c'era grande equilibrio in ogni gara. Tutti i finalisti delle Olimpiadi potranno puntare a una medaglia. E noi dovremo sperare che sbaglino qualche tuffo i nostri avversari perché molti di loro se non faranno errori, saranno per noi irraggiungibili in quanto avranno coefficienti di difficoltà superiori di nostri nei tuffi ». Che cosa c'è dunque di nuovo nell'ambiente dei tuffi? A porte che russi ed americani stanno preparando balzi incredibili con quattro e più salti mortali (che però non sono ancora accettati dai regolamenti internazionali) sono apparsi sulla scena dei giovanissimi atleti che si tuffano molto bene e che possono inserirsi in primissima posizione in qual¬ siasi gara, compresi i Giochi Olimpici. «Abbiamo due esempi molto chiari — continua Cagnotto — nell'americano Greg Louganis che ha vinto le selezioni Usa sia dal trampolino che dalla piattaforma e del sovietico Nemzanov. Entrambi hanno poco più di sedici anni, sono dotati di grande classe e portano un programma difficilissimo. Possiamo solo contare sulla loro inesperienza in gare che indubbiamente mettono il sistema nervoso di un atleta a dura prova. Altrimenti sarà ben difficile batterli». Proprio per non concedersi distrazioni ed anche per non rischiare, con una spalla un po' in disordine, Giorgio Cagnotto in Canada punterà tutto sul trampolino da tre metri. Farà pure i tuffi dalla piattaforma, ma senza troppe ambizioni. • Ho provato — prosegue — un nuovo tipo di entrata in acqua che ho visto fare ai russi. Bisogna tenere le mani un po' allargate, in maniera da aprire meglio la strada al corpo che entra nel liquido. Così si fanno meno spruzzi e i giudici rimangono meglio impressionati. In questa maniera però, sbagliando, si rischia di farsi ma¬ le appunto alle spalle ed io non voglio rischiare. Klaus invece tenterà In entrambe le prove come ha sempre fatto. Per quanto mi riguarda gli avversari più pericolosi per me saranno gli americani Boggs e Luganis. il tedzsco dell'Est Hoffmann e i sovietici in genere». // Cagnotto che abbiamo trovato a Bolzano, dove ha vinto la prova dal trampolino, davanti a Dibiasi, è un Cagnotto abbastanza fiducioso, questa fiducia la deve allo zio Lino Quatlrin che dall'inizio di stagione lo prepara e lo segue come un'ombra. In più Glor gio, al contrario di Klaus sembra non avere problemi per il futuro. Appena terminata l'attività avrà a disposizione un nuovissimo centro per i tuffi e per il nuoto costruito a Pinerolo e in fase di ultimazione. Una piscina e una vasca per I tuffi dove Cagnotto metterà la sua esperienza a disposizione dei giovani. «Per questo — conclude l'azzurro — spero di fare un buon risultato a Montreal. Perché la gente si ricordi di me e mandi i bambini a imparare a tuffarsi. Abbiamo sprecato molto tempo ma non tutto è perduto». Cristiano Chiavegato Klaus Dibiasi e Giorgio Cagnotto, collezionisti di medaglie olimpiche nei tuffi

Luoghi citati: Bolzano, Canada, Montreal, Pinerolo, Tokio, Tokyo, Usa