SOLO MONZON PUO' BATTERE MONZON

SOLO MONZON PUO' BATTERE MONZONfu ;iwu|ni$v;|p iiiiiipiyii * SOLO MONZON PUO' BATTERE MONZON Rodrigo Valdes torna temporaneamente in lista d'attesa. Ha fatto soffrire il rivale. E' il più degno di succedergli quando Carlos lascerà la boxe (Dal nostro inviato speciale) Montecarlo, 27 giugno. La « lunga notte dei pesi medi » sul ring di Montecarlo è ormai alle spalle, Rodrigo Valdes se ne torna sconsolato a Cartagena, dopo aver restituito a Carlo Monzon la mezza porzione di titolo mondiale di cui per due anni si era fregiato sotto l'egida del World Boxing Council, mentre l'argentino continuava a regnare sotto le insegne della WBA. Il negro colombiano, dopo questa lunga parentesi di gloria, si rimette pazientemente in lista di attesa: si era illuso che i tempi fossero ormai maturi per infrangere il mito di Monzon. per porre fine ad un dualismo che aveva rotto in due emisferi la categoria dei pesi medi, ma la « supersfida » per la riunificazione della corona mondiale ha ancora una volta dato ragione al « veterano » argentino. Carlos compirà 34 anni fra poco più di un mese: non ha più il furore agonistico di un tempo, certo si trova più a suo agio a fianco della biondissima Susana Gimenez che non a sudare in palestra, ma è ancora capace di non mancare ai grandi appuntamenti e di dimostrare che, come peso medio, è sempre un « super », fuori portata. Rodrigo Valdes infatti non ha deluso, anzi ha confermato di essere un fior di campione, sfiorando addirittura la clamorosa impresa. L'ha mancata perché aveva di fronte un altro campione che, invecchiando, ha imparato a pensare, a ragionare sul ring, a sfruttare ai limiti del lecito quelle doti di statura e di allungo che madre natura gli ha elargito. Carlos Monzon, come peso medio, è un'eccezione: il suo fisico asciutto, asciugato dal sole della pampa, gli consente di restare nei limiti della categoria pur vantando statura ed allungo da autentico mediomassimo. La boxe d'incontro diventa per lui un invito a nozze potendo disporre di leve tanto lunghe, l'abilità nel « giocare » con le corde per sottrarsi al corpo a corpo con l'avversario diventa una formidabile arma difensiva, specialmente se fra le pretese del campione, non legittime ma comunque tollerate, v'è quella che le corde del ring, quando lui combatte, non siano ben tese come dovrebbero essere. Alla « primadonna » si perdona volentieri qualche stranezza apparentemente innocua: « In ogni intervallo — mi diceva stamane [acopucci. campione europeo dei pesi medi — Monzon si faceva spalmare sul torace un abbondante strato di vaselina e l'arbitro lasciava fare. Con questo espediente, i colpi al corpo scagliati da Valdes tendevano a scivolar via e perdevano nettamente di efficacia ». E' vero, Carlos Monzon ha usato ed abusato di questi « trucchi » del mestiere, senza i quali, forse, non sarebbe riuscito a resistere al maggior estro, all'esasperante continuità d'azione, alla fulminea rapidità dei colpi di Valdes. Ma è inutile scandalizzarsi per questo: l'arbitro che non si senta un po' in soggezione di fronte alla personalità di un campione (e soprattutto di fronte agli enormi interessi che esso rappresenta) non è stato ancora inventato. Se al posto di monsieur Baldeyrou ci fosse stato un altro arbitro, questi avrebbe egualmente tollerato le licenze del campione, così come tutti tollerano certe licenze, oltre i limili del regolamento, che si concede abbondantemente il « numero uno » della boxe, Muhammad Ali. Trucchi a parte, Rodrigo Valdes ha fatto veramente soffrire Monzon. soprattutto nella fase centrale del match, quando il colombiano, incitato dal suo manager Gii Clancy a non concedere spazio all'avversario, ha incalzato inesorabilmente l'indio, rischiando grosso per i colpi d'incontro, ma scaricandogli addosso pesanti bordate ai fianchi ogni volta che riusciva a «passar sotto» al lungo jab sinistro dell'argentino. Alla ottava ripresa, quando Rodrigo è riuscito a chiudere una prolungata «serie» alle corde con un secco destro al mento, qualunque altro pugile, al posto della «roccia» Monzon. si sarebbe afflosciato al tappeto. La pesantezza del colpo si è invece notata soltanto per lo sguardo un po' preoccupato dell'argentino, per l'accentuazione dei suoi «trucchi», per la decisione di riprendere fiato, lasciando l'iniziativa al focoso Valdes, sperando che il colombiano si illudesse di aver partita vinta, cadesse nell'eccesso di confidenza in se stesso, offrisse insomma il varco per un clamoroso capovolgimento di situazione. L'occasione si è presentata al penultimo round quando, secondo il mio cartellino, Monzon si era ormai quasi rosicchiato il vantaggio di punti messo insieme nelle prime sette riprese. Valdes, imbaldanzito nel trovarsi di fronte ad un avversario che si limitava ad un intenso lavoro di sbarramento e soffriva visibilmente gli attacchi al corpo, si faceva sotto trascurando la difesa, attaccando addirittura frontalmente per dare maggior efficacia all'eventuale colpo risolutivo cercato con cieca ostinazione. Nella sua foga, Rodrigo mancava il bersaglio con il sinistro e veniva a trovarsi col mento proteso iti avanti, esposto al destro dell'indio: un «gancio» secco come una staffilata, Valdes al tappeto, un «knock down» che costituiva la svolta risolutiva del combattimento. Il colombiano riusciva a riprendersi mostrando eccezionali doti di recupero e di vitalità, l'ultimo round, incandescente, lo vedeva proteso in un disperato tentativo di recupero, ma ormai l'episodio tale da convincere la giuria a rompere l'equilibrio a favore di Monzon si era realizzato. Una vittoria sofferta, di strettissima misura, ma giusta; una sconfitta che certamente non umilia Valdes, anche se lo ricaccia temporaneamente nell'ombra. Al di là degli entusiasmi della notte di Montecarlo, sfociati in scene di pazzesco isterismo collettivo da parte dei tifosi argentini, nel «clan» di Monzon si preferisce però guardare al futuro con un certo realismo. Amilcar Brasa, il trainer di Monzon, vorrebbe che Carlos, sull'onda di quest'ultima clamorosa affermazione compiesse il gran gesto: quello di battere se stesso, lasciando la boxe. Ma forse è proprio Carlos che non vuole arrendersi, dopo aver dimostrato che nemmeno Rodrigo Valdes, che pure è un fuoriclasse, può superarlo. E la stessa Susana Gimenez, malgrado quel che si potrebbe pensare, rifiuta di influenzare in questo senso le decisioni di Carlos. La biondissima «vamp» vuol continuare ad essere la ■ donna del campione, non di un «ex». Gianni Pignata Montecarlo. Il " match " è finito, Monzon e Valdes si guardano in cagnesco in attesa del verdetto (Telefoto)

Luoghi citati: Cartagena, Montecarlo