A Wimbledon l'erba più verde

A Wimbledon l'erba più verde Comincia oggi il torneo di tennis più prestigioso: previsto quasi un miliardo d'incasso A Wimbledon l'erba più verde Panatta rinnova la sua sfida ai giocatori-robot dopo un breve riposo con la famiglia al mare - Ashe (che accusa dolori ai tendini), Connors e Nastase i più quotati (Dal nostro inviato speciale) Londra, 20 giugno. Adriano Panatta non vincerà il torneo di Wimbledon, il motivo è 10 stesso che impedì a Nicola Pìetrangell, quindici anni fa, di realizzare il «tris» di successi al Roland Garros. Allora Nicola, appena superato il primo turno, seppe che la moglie Susanna aveva dato alla luce il primogenito Marco Fabio, si precipitò dagli organizzatori e chiese due giorni di permesso prima dì affrontare il secondo turno. Voleva andare di corsa a Roma per conoscere il figlio, altrimenti si sarebbe ritirato. Fu accontentato ma quando si trattò di giocare la finale con Santana non trovò la concentrazione necessaria e fallì l'obiettivo del terzo successo consecutivo. Storia analoga per Panatta. Dopo Parigi avrebbe voluto tornare subito a casa per riabbracciare il figlio Niccolò che non vedeva dalla domenica in cui gli azzurri avevano superato a Bologna la Jugoslavia in Coppa Davis. Ma oggi il mondo del tennis non concede più permessi e i «forfaits» ai tornei a cui si è iscritti costano multe salate. Così, mentre la moglie Rosaria tornava da Niccolò in vacanza con i nonni a Forte dei Marmi, Adriano varcava la Manica per giocare il torneo di Nottingham, rodaggio sull'erba in vista di Wimbledon che inizia domani. Ma la testa di Adriano era da Niccolò, a Forte dei Marmi. L'occasione della fuga «onorevole» gliela fornivano gli organizzatori che, poco curandosi di avere a che fare con il vincitore di Roma e Parigi, gli organizzavano per l'esordio sull'erba a meno di quarantottore dalla durissima finale con Solomon un duplice turno di gara, prima contro il pakistano Rahim e poi con l'americano Estep. L'azzurro vince il primo match e poi perde il secondo. A giustificarlo c'è anche la cabala. Quello con l'americano sarebbe stato il suo diciassettesimo successo consecutivo. E il 17, dicono, porta disgrazia. Così Adriano interrompeva la sua bella serie di successi e rimediava il primo volo per Pisa. Sulla spiaggia del Forte arrivava in tempo per un tuffo ristoratore prima di pranzo dopo avere riabbracciato Niccolò. Due giorni di relax, di distensione e poi dall'altro ieri a Londra. Di nuovo carico, di nuovo pimpante anche se il compito sull'erba non sarà facile come a Parigi o a Roma. Difficile fare il processo ad Adriano. Non c'è dubbio che restando in Inghilterra, si sarebbe meglio assuefatto alle superfici erbose ma con la sua tensione nervosa avrebbe rischiato di fare «tilt» prima del previsto. Per molti dei « big » del tennis mondiali la « fuga » di Adriano è un semplice capriccio ma 11 campione d'Italia è convinto di avere agito per il meglio: -Meglio due giorni di allenamenti in meno sull'erba — dice Panatta — ed una maggiore carica nervosa frutto di tranquillità e serenità. Se restavo a Nottingham mi sarei roso il cervello pensando a casa, a Niccolò, a due giorni di relax da godermi dopo il surmenage di questi ultimi tempi ». L'italiano non diventerà mai un robot della racchetta, meno che mai Panatta che nel suo momento magico parigino ha saputo trovare serenità e tranquillità anche nel clima di stensivo ed «extra-tennistico» che sapevano procurargli gli amici romani che l'avevano seguito nella grande avventura, da Publio Scheggi a Mimmo Tripodi, da Ni cola Morone a Stefania, la ragazza di Bertolucci. Era un «clan» chn finiti i match viveva lontano dal Roland Garros, parlando senza lasciarsi invischiare nell'alienante tran-tran della maggioranza dei tennisti che passano la loro vita dall'albergo al tennis e viceversa. Un «clan» quello di Panatta che rischia di fare il paio con quello che visse le più grandi vittorie di Nicola Pietrangeli e che compren deva allora donna Mimosa Parodi, Renato Rascel, Franco Interlenghi e Antonella Lualdi più Mario Delli Colli che quest'anno è sembrato ringiovanire rivivendo con Panat ta i giorni del trionfo di Pietran geli. Quello di Panatta così come quello di Pietrangeli è un tennis ancora a dimensione umana mentre a Wimbledon saranno di scena anche i più forti e fantasiosi dei tennisti robot. I «leaders» dei giocatori di questo tipo sono Jimmy Connors ed Arthur Ashe. Sono i finalisti dello scorso anno. Connors era il campione uscente, nel 1974 aveva negato a Rosewall, per la quarta volta finalista, l'ultima possibilità di vincere il solo titolo che mancava al suo formidabile carnet. Ashe fece una preparazione speciale. Seppe concentrarsi al massimo. Ai cambi di campo Impiegava il minuto a disposizione in una specie di «training autogeno» leggendo un biglietto con un messaggio segreto che non ha mai voluto svelare. Connors fu letteralmente stroncato nei primi due set, vinse il terzo ma nel quarto dovette alzare bandiera bianca. Ora cerca la rivincita. E' antipatico, strafottente, ma amministra il suo tennis nel migliore dei modi. Lo scorso anno con un limitato numero di incontri riuscì a conservare le primissime piazze delle graduatorie mondiali. Ora ha iniziato la stagione puntando soprattutto ad ottenere la grande rivincita a Wimbledon. Ma Ashe non è da meno, anche se rispetto a Connors è uno «stakanovista» della racchetta. Ha iniziato la stagione vincendo la maggior parte dei tornei del suo circuito per il Wct poi ha incominciato a soffrire con i tendini di una gamba alla maniera di Fiasconaro. Appena la gara durava oltre il terzo set erano dolori lancinanti. Ma proprio in vista del torneo di Wimbledon ha finito per «saltare» il torneo di Roma. Terzo incomodo per I due finalisti dello scorso anno, il romeno Ile Nastase, quello che nei tornei internazionali usa il «turpiloquio» Italiano per insultare gli avversari. Genio e sregolatezza. Un naif del tennis. Tanta classe ma un carattere decisamente bizzarro. Con la scusa degli «ordini» del suo governo ha lasciato In tredici la squadra americana che l'aveva ingaggiato per il Wtt ed è tornato in Europa. A Nottingham è giunto In finale contro il suo amico Connors. La pioggia ha imposto II «no-contest» in una situazione di quasi perfetta parità. Segno che Ilie è in gran forma. Come Rosewall è uno dei grandi campioni che non è mai riuscito a vincere Wimbledon. Nel 1972 è giunto in finale, Ilio aveva rotto da poco il sodalizio con Tlriac e aveva come «secondo» Il giudice arbitro italiano Michele Brunetti. Alla vigilia della finale Nastase si trovò a far rifare l'accordatura alle rachette. Gliele tesero troppo. Brunetti passò l'intera nottata saltellando sulle racchette dì Ilie per ammorbidire le corde ma fu tutto vano ed il titolo andò a Stan Smith dopo cinque set. Ora per Ilie è forse l'ultimo appuntamento. Rino Cacioppo Jimmy Connors vuole la rivincita su Ashe