Lo squalo, che cattiva reputazione di Bruno Ghibaudi

Lo squalo, che cattiva reputazione QUANDO NELLA FOLLA SI CREA LA PSICOSI DEL PESCECANE Lo squalo, che cattiva reputazione Film e libri hanno contribuito a creare la "paura del mostro" - Il recente episodio del "pesce volpe" catturato dopo un safari al largo di Civitavecchia - Le specie pericolose e quelle innocue - Attacchi dopo una "provocazione" Roma, 25 maggio. La paura del «mostro» è durata una decina di giorni. Fin dalla sera del 5 maggio alcuni pescatori avevano raccontato che al largo di Civitavecchia si aggirava uno squalo enorme, un voracissimo mangiatore di uomini che non avrebbe esitato ad attaccare bagnanti e imbarcazioni. Ad attirarlo in quelle acque era stato lo scarico caldo della centrale termoelettrica locale. Qualche giorno dopo due sub avevano rinnovato l'allarme, affermando di aver incontrato uno squalo bianco, così denominato per il candore del suo ventre, un bestione che per la sua voracità e per la sua aggressività nei confronti dell'uomo è stato soprannominalo la «morte bianca» (carcharodon carcharias). A mano a mano che i giorni passavano le notizie di avvistamenti diventavano più frequenti e le dimensioni del «mostro» aumentavano: all'inizio della settimana il bestione era già lungo dieci metri e il suo peso doveva aggirarsi sui quattro quintali. E la paura cresceva di pari passo. In tutto il tratto di costa fra Civitavecchia, Santa Marinella e Ladispoli nessuno si azzardava a fare il bagno in mare. Numerose motovedette della polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza e della capitaneria di porto incrociavano in permanenza al largo di Civitavecchia. Di tanto in tanto una raffica di mitra esplosa al largo confermava che la vigilanza era serrata. Un cordone di esche appese a galleggianti doveva impedire al mostro di avvicinarsi alla spiaggia, che nel frattempo si andava sempre più popolando di curiosi che volevano assaporare fino in fondo il brivido di vivere in un'atmosfera da «Jaws» all'italiana e quasi non nascondevano il disappunto per non aver avuto alcun segno della presenza del mostro. E come avveniva nel film «Lo squalo», molte persone armate di tutto punto prendevano il largo su imbar¬ cazioni d'ogni genere per un safari marino fuori programma. Sabato mattina questo crescendo di timori e di attese si è però spezzato di colpo: una barca di pescatori ha portato a terra un pesce volpe, detto anche «pesce pavone» a causa della lunghezza sproporzionata della sua coda, identica a quella del corpo. Molti hanno voluto identificarlo nel mostro inafferrabile che da sempre raccoglie tanta parte del nostro terrore e del nostro odio. Ma si tratta di un pesce tranquillo, che non attacca mai l'uomo, che a volte di diverte addirittura a giocare con i sub, che anziché mangiare l'uomo ha il destino di essere mangiato. La sua carne, per il sapore molto simile a quella del palombo, è infatti molto gradita ai buongustai. Quattro metri in tutto e quasi un quintale di peso: era questo il feroce squalo bianco avvistato nei giorni scorsi? Alla capitaneria di porto di Civitavecchia rispondono che per il 95 per cento lo è, come dimostra la sua pelle sfregiata dai proiettili. Ma un po' di dubbio rimane. Quello che comunque vale la pena di rilevare è quanto è accaduto in seguito al primo allarme. Dalla paura, giustificatissima, ne è derivata ancora una volta una psicosi che fra i tanti aspetti negativi ha anche quello di danneggiare proprio chi avesse l'avventura di trovarsi in presenza di uno squalo. E spieghiamo subito il perché. Di squali se ne conoscono circa 250 specie diverse ma non tutte attaccano l'uomo. Molte specie, di piccole medie e grandi dimensioni, sono assolutamente innocue. Altrettanto inoffensive sono le specie giganti, come lo «squalo balena» lungo 18 metri ma assente dai nostri mari, o lo «squalo pellegrino» lungo 15 metri e del peso di circa una tonnellata, o lo «squalo elefante» di dimensioni analoghe al precedente ma tanto mansueto da lasciarsi addirittura cavalcare dai subacquei, come è avvenuto qualche anno fa al largo delle coste sarde. Nel Mediterraneo ce ne sono 35 specie ma fra di esse le «tigri del mare» sono praticamente assenti. I mangiatori di uomini, come lo squalo bianco, io squalo tigre, lo squalo smeriglio, lo squalo makò e altri ancora, trovano il loro habitat favorevole nei mari caldi e tropicali. Non si può tuttavia escludere che qualche squalo di questo tipo penetri nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra. Fra gli squali di casa nostra solo due specie, la verdesca e 10 squalo grigio, sono considerati capaci di attaccare l'uomo. Ma al riguardo gli zoologi hanno molte riserve. La reazione di un animale dipende spesso dal comportamento dell'uomo. E' stato per esempio scoperto che ad attirare gli squali sono 11 movimento della possibile preda e l'odore del sangue. La presenza di un sub, cioè di un essere che si muove in maniera anomala rispetto agli altri pesci, viene captata dallo squalo anche a notevole distanza. La curiosità (chiamiamola così) lo spinge poi ad avvicinarsi. Se poi il sub porta infilato nella fiocina o appeso alla cintura un pesce ferito e sanguinante, saranno l'odore del sangue e le vibrazioni irregolari del pesce ad attirare lo squalo e a scatenare un'aggressività che travolge anche l'uomo. Come conferma la cronaca degli ultimi anni, l'apparizione di uno squalo lungo le coste italiane è piuttosto rara, in quanto la particolarità dei nostri fondali spinge al largo le loro rotte. Come bisogna però comportarsi nel malaugurato caso di uno spiacevole incontro? Innanzitutto non bisogna perdere la calma, dicono gli esperti richiamandosi al danno di una psicosi infondata, in quanto non tutti gli squali attaccano l'uomo e quasi sempre si allontanano da soli. La paura può invece indurre a movimenti bruschi e inconsulti, con il rischio di aggravare la situazione. In secondo luogo bisogna conoscere le varie specie prima di avventurarsi in immersione a distanza dalla costa superiore alle due miglia. Le immersioni in compagnia sono poi sempre da preferire a quelle solitarie. E se nonostante tutto ci si trova davanti ad uno squalo che incomincia a girare intorno per prepararsi ad attaccare, bisogna muoversi in modo da rimanergli sempre di fronte e poi colpirlo sul muso con qualsiasi oggetto. Subito dopo, approfittando del suo disorientamento, conviene allontanarsi battendo i piedi ritmicamente, per farsi scambiare per un pesce sconosciuto e dal quale lo squalo ha tutto l'interesse a mantenersi lontano. Bruno Ghibaudi

Luoghi citati: Civitavecchia, Gibilterra, Ladispoli, Roma, Santa Marinella