La Malfa e Berlinguer aprono la "campagna,, di Luca Giurato
La Malfa e Berlinguer aprono la "campagna,, Comizi a Roma dei leaders del pri e del pei La Malfa e Berlinguer aprono la "campagna,, Roma, 16 maggio. Tra tutti i comuni dove il 20 giugno si voterà anche per le amministrative, Roma è quello più ambito e La Malfa e Berlinguer, non a caso, hanno scelto la capitale per l'apertura della campagna più accesa e incerta dal 1948. Il « leader » del pri (che dopo la rinuncia di Giovanni Agnelli si è d'improvviso assicurato altri nomi di prestigio come Visentini e probabilmente Carli) è apparso stamane in gran forma sul palcoscenico del teatro « Adriano ». Ha intrattenuto i presenti su tutti i temi più attuali e importanti del momento politico-economico. Chi dà i gruppi laici minori schiacciati dallo scontro tra i due colossi dc-pci dovrà quasi certamente rivedere simili previsioni, e non c'è dubbio che il pri ce la metterà tutta per uno scatto in avanti non solo di qualità, ma anche di quantità. La Malfa ha insistito molto sul pri « punto fermo » nella lotta contro la crisi che è andata lievitando in Italia. « Se è stato un punto fermo nel passato — ha precisato con forza, quasi con veemenza — nessuno può tentare di far credere che esso non lo sia più per l'avvenire, che sarà ancora più travagliato». Il «leader» del pri ha detto che l'alternativa di sinistra, proposta dal psi sia pure in un futuro piuttosto remoto, « è uno dei possibili rischi di avventura che corre l'Italia ». Per quanto riguarda la de, « anche se migliorasse i suoi voti », non potrà certamente replicare il successo del '48 e quindi deve prepararsi a fare i conti, per il nuovo governo, con gli altri partiti, primo tra tutti il pri. La Malfa, almeno in questa sede, non ha pronunciato giudizi sulla proposta del pei per un governo di emergenza. Si è limitato a dire che « è politicamente diversa » da quella avanzata, prima delle elezioni, dai repubblicani. Diversa o meno, poco importa ad Enrico Berlinguer. Per il segretario comunista, il governo di emergenza (che non accantona il compromesso storico; tutt'altro: è solo una tappa fondamentale nella laboriosa e paziente strategia del pei) è oggi l'unica proposta politica valida, « nella sua limpida semplicità ». A suo giudizio — ed anche secondo la folla enorme che gremiva dentro e fuori il palazzo dei congressi all'Eur — è l'unica risposta adeguata e positiva « a quell'interrogativo che ogni italiano si pone, ogni giorno, in ogni famiglia: dove andremo a finire? ». I « Noi comunisti — ha aggiunto Berlinguer tra applausi scroscianti — abbiamo detto e diciamo che la necessità che sovrasta, oggi come non mai, ogni altra, è di dare all'Italia un governo diverso da quelli che si sono succeduti da troppi anni, da quasi un trentennio. Un governo unitario, che non può non comprendere il pei ». Zaccagnini e la de non sono d'accordo. Non solo hanno subito respinto il governo d'emergenza; hanno seccamente negato, con ampie argomentazioni, che l'entrata del pei al governo si identifichi con una svolta positiva per la soluzione dei problemi del paese. Per la de (lo ha ripetuto oggi il vicesegretario Ruffini) i comunisti hanno una sola possibilità di andare al potere: « Quella di ottenere la maggioranza, ed in tal caso la de non avrebbe alcuna esitazione a collocarsi all'opposizione ». Ma Berlinguer è deciso a non mollare. Ai «no» della de ormai ha fatto l'abitudine. Arrivano puntuali, precisi, ogni qual volta egli avanza una proposta politica. E' così dal settembre del '72 (all'indomani della tragedia del Cile). Sarà così per tanto tempo ancora. «Ma noi siamo pazienti, aspettiamo — ha detto stamane dopo una delle pause in cui è diventato maestro, mentre un lieve sorriso compariva e scompariva in un lampo sul suo volto — è un fatto, è una prova incontestabile, che gli altri partiti da soli non ce la fanno, ma portano direttamente il paese al precipizio». «Ecco — ha aggiunto riprendendo il suo abituale tono fermo e grave — questa è la sola, la vera ragione che ci muove a proporre la nostra partecipazione al governo unitario ». Berlinguer ha voluto precisare che il suo partito «non è una clientela che aspetta il turno». Si è detto convinto che questo, «la gente, lo sa bene». Tra la folla giunta da ogni parte di Roma e da quelle che egli ha definito, nell'appello finale per la mobilitazione dei militanti, «le vicine contrade», siedevano intorno a lui quasi tutti i nomi nuovi che il pei presenterà nelle liste: da Altiero Spinelli ai «cattolici dello scandalo», Raniero La Valle e Piero Pratesi. Citando «L'Osservatore Romano», Berlinguer ha respinto l'accusa di tradimento rivolta dal Vaticano a queste personalità cattoliche. Ha detto che «centinaia di migliaia, milioni di credenti votano per altri partiti», fra i quali il pei. Quanti lo faranno, il 20 giugno? Luca Giurato I leaders repubblicano e comunista: La Malfa (a sinistra) e Berlinguer
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