Tra ghiacci e siccità

Tra ghiacci e siccità Ci minacciano due pericoli, in apparente contrasto Tra ghiacci e siccità Siccità nell'Europa .occidentale (Francia, Italia, Spagna, Svizzera) e nella fascia sudsahariana del Sahel in Africa, piogge « irragionevoli » — l'espressione è d'un giornale di Houston, nel Texas — lungo la costa statunitense del Golfo del Messico. Due aspetti d'uno stesso squilibrio termico che sembra aver colpito il nostro bellissimo e verdazzurro pianeta, quale lo vedono gli astronauti. La Terra è come un malato capriccioso, che ora ha la febbre ora è scosso da brividi e raramente se ne sta tranquillo senza agitarsi. E' sempre sotto osservazione. Soltanto nell'emisfero Nord ottomila stazioni del Servizio meteorologico internazionale rilevano di tre in tre ore temperatura, umidità dell'aria, precipitazioni, direzione, regime e violenza dei venti, grado d'insolazione, presenza di nebbie, pressione barometrica; poi ci sono 450 stazioni aerologiche, che dispongono di strumenti di misura installati su palloni di gomma o materiali sintetici a quote variabili fra i venti e ì trenta chilometri. E ci sono infine i satelliti artificiali (Tiros fin dal 1960, Nimbus e altri) che fotografano dall'alto interi continenti ed oceani. Con tutto questo l'arte di prevedere il tempo che farà, non solo in una singola limitata zona della Terra ma sul pianeta nel suo insieme, è ancora largamente congetturale. Al di là dell'andamento per le prossime ventiquattr'ore (o settantadue ore, in certi casi) non siamo in grado di prevedere con sicurezza un bel nulla. La ragione è semplice: il clima della Terra è la risultante d'un insieme di fattori continuamente variabili nello spazio e nel tempo secondo leggi che ancora non siamo riusciti ad enucleare; entrano in gioco l'irradiamento solare (presumibilmente immutabile, ma legato a sua volta a precise ragioni astronomiche), la nuvolosità, il riverbero del calore da parte della superficie terrestre, maggiore o minore secondo la natura del suolo, il calore interno della Terra, i campi magnetici, il vento solare, le correnti ascensionali e i vortici dell'atmosfera, persino gli apporti delle industrie umane, polveri, gas, inquinamenti, la maggiore o minore estensione delle colture, la regolazione dei bacini fluviali. Così pure la coltre di ozono presente ad alta quota agisce sull'insieme del clima. Tutte ragioni per le quali è tanto difficile stabilire un modello matematico dei fenomeni in discussione. Resta il fatto, come ha osservato recentemente Reid Bryson, fondatore dell'Istituto climatologico dell'Università del Wisconsin e diventato celebre per aver lanciato l'ipotesi d'un probabile prossimo avvento d'una nuova era glaciale (ipotesi suffragata dalla Cia, che non si sa perché si occupa anche di meteorologia), che un attento studio del passato può farci « entrare in allarme ». Sarebbe irragionevole e poco prudente credere che le tante trasformazioni climatiche succedutesi dalle più remote ere geologiche non abbiano a ripetersi anche in futuro. Ventimila anni fa il Mar Baltico era interamente ricoperto da una calotta di ghiaccio. Nell'emisfero settentrionale (anche tutta l'America del Nord era ricoperta di ghiacci fin molto a mezzogiorno dei Grandi Laghi) c'era tanto ghiaccio quanto ce n'è oggi nell'emisfero antartico. Questo continente, che in realtà non è tale ma un insieme di due grosse isole collegate da una sottile soglia continentale più bassa del livello oceanico, forma un tutto unico soltanto perché gravato e nascosto da una immensa cappa di ghiaccio, spesso in media 2 km. Se i ghiacci dell'Antartide si sciogliessero (per esempio, in seguito ad un improvviso aumento dell'attività energopoietica del Sole) il livello delle acque si innalzerebbe d'una sessantina di metri e città .come Londra, New York, Tokyo, Shangai sparirebbero dalla faccia della Terra. Se invece i ghiacci si estendessero notevolmente al di là dei limiti attuali, potrebbero rappresentare una sfida alla nostra stessa capacità di sopravvivenza. Fantascienza. Forse. Tuttavia sappiamo che grandi mutamenti climatici sono avvenuti in passato. Nel Sahara sono stati trovati fossili di animali e di piante che indicano come un tempo quei territori fossero ricchi di acqua e di vita; torelli e cervi pascolavano nelle praterìe e si abbeveravano a fonti sorgive. Così nell'Asia settentrionale, nella tundra, sono stati trovati resti di animali tipicamente tropicali, come coccodrilli e bradipi. Lo studio delle condizioni meteorologiche avutesi nel passato (dalle prime ere che videro l'affermarsi della vita, il Cambriano, remoto di mezzo miliardo di anni, sino all'Olocene, come gli scienzia¬ ti designano l'era attuale) è una disciplina relativamente nuova. Essa si avvale di diversi metodi basati essenzialmente sull'esame dei fossili (vari tipi animali e vegetali, contenuto di diversi radioisotopi, anelli di accrescimento degli alberi, pollini, coralli) e su dati geologici. Le morene e gli anfiteatri dovuti ai ghiacci, per esempio, sono facilmente rilevabili. E' stato un professore italo-americano, Cesare Emiliani, ad accorgersi per primo che il rapporto dei due isotopi dell'ossigeno contenuti nelle conchiglie varia in funzione della temperatura dell'acqua. E' un vero orologio del clima. Poiché infatti l'età delle conchiglie può essere determinata con precisione, diventa possibile conoscere le variazioni che la temperatura dell'acqua ha subito nel corso delle ere geologiche. In conclusione, sembra ormai accertato che nell'ultimo mezzo milione di anni si siano avute quattro successive avanzate dei ghiacci su tutta la Terra, intervallate da brevi periodi di temperature più miti. Mezzo milione di anni corrisponde all'ìncirca all'epoca da quando l'uomo ha assunto la caratteristica che lo ha reso tale, ha cominciato cioè a fabbricare strumenti. L'ultima glaciazione, le cui tracce sono chiaramente visibili soprattutto nell'Europa e nell'America settentrionale, avrebbe avuto termine da 10 a 8 mila anni fa, precisamente qxiando è « esplosa » la civiltà e l'uomo è diventato agricoltore. Con ogni probabilità, fra le due cose c'è un rapporto. Dal principio dell'Ottocento al 1960-65, i ghiacci sono stati in regresso sia al Polo Nord che al Polo Sud. Certi viaggi che nel Seicento-Settecento sarebbero stati impossibili appunto per la densità del ghiaccio e l'intensità e la durata del freddo, sono invece realizzabili oggi — sempre a parità di mezzi tecnici, con sole gallette e pemmikan — perché i ghiacci si sono ritirati in non lieve misura. Basti confrontare la situazione nel 1930 e nel 1970 nell'alta valle di Courmayeur, quando i ghiac¬ ciai della Brenva e del Miage si sono ritirati di parecchie centinaia di metri. Imprese come il passaggio a Nord-Ovest, la comunicazione via mare Mar di ColaStretto di Bering e il raggiungimento del Polo Sud con una slitta di cani, sono oggi attuabili con sacrifici non paragonabili a quelli che ebbero ad affrontare gli eroi dell'Endeavour, della Resolution, dell'Erebus e del Terror, gli Scott e gli Amundsen. Da dieci a quindici anni a questa parte, invece, e nonostante il fatto che le precipitazioni nevose appaiano sempre più ridotte in tutto il Nord Europa, si assisterebbe secondo gli scienziati ad un rovesciamento della tendenza. In questa facies andrebbe interpretata anche la siccità attuale. Umberto Oddone

Persone citate: Amundsen, La Terra, Reid Bryson, Umberto Oddone