Ultimatum vaticano a dom Franzoni se non chiede perdono viene espulso

Ultimatum vaticano a dom Franzoni se non chiede perdono viene espulso L'ex abate di San Paolo che ha aderito al pei Ultimatum vaticano a dom Franzoni se non chiede perdono viene espulso Roma, 24 giugno. O dom Giovanni Franzoni farà «ritorno umile e sincero alla disciplina ecclesiale» riconoscendo pubblicamente i suoi «errori» oppure sarà ridotto allo stato laicale. Una raccomandata del cardinal vicario di Roma, Ugo Poletti in data 20 giugno, recapitata ieri a dom Franzoni e resa nota oggi dalla «Comunità di San Paolo», pone in termini ultimativi all'ex abate benedettino di San Paolo la questione dell'esercizio del suo sacerdozio, proponendogli come «uniche soluzioni possibili» dopo la sua dichiarazione di una settimana fa di aderire al pei, tre ipotesi e eludendogli risposta entro dieci giorni: Do dom Franzoni fa una dichiarazione «precisa e pubblica di riconoscimento degli errori commessi e di accettazione delle disposizioni che potranno esser adottate»; 2) o lo stesso Franzoni fa domanda di riduzione allo stato laicale, «soluzione ben triste — scrive Poletti — per chi ha scelto impegni sacramentali e religiosi di loro natura perenni e straordinari» ma «solu¬ zione poi che consente di chiarire completamente la tua situazione»; 3) oppure «la Chiesa dovrà adottare il provvedimento di riduzione allo stato laico in poenam, cioè a titolo di punizione». Franzoni prima di rispondere, vuole interpellare l'intera «Comunità di San Paolo», da lui fondata oltre dieci anni f? presso l'antica basilica romana sulla Via Ostiense e della quale egli è ora «presbitero». Egli parteciperà quindi lunedì prossimo 28 giugno, ad una assemblea convocata per le 19 nella sede della comunità, in Via Ostiense 152. All'assemblea sono state anche invitate «le altre comunità di base, i lavoratori e tutti coloro che in questi anni hanno partecipato alla vita delle comunità». Il card. Poletti, nella lettera raccomandata, fa rilevare a dom Franzoni che le sue dichiarazioni di adesione al pei (pubblicate dal settimanale Com Nuovi Tempi la settimana scorsa) «hanno riproposto clamorosamente davanti al popolo italiano il tuo caso e i rapporti con la Chiesa». Ricordata la sospensione a divinis notificata a dom Franzoni il 19 luglio 1974 (l'ex abate era stato già censurato, qualche mese prima, per aver preso posizione per il «no» al referendum sul divorzio), Poletti afferma che Franzoni non ha poi offerto alle autorità ecclesiastiche una «plausibile spiegazione» del suo comportamento e del suo «insegnamento» e che, anzi, «c'è stato un progressivo deterioramento, con caratteristiche sempre più aggressive verso la Chiesa e i suoi pastori». Le recenti dichiarazioni di Franzoni di adesione al pei, scrive Poletti, «hanno precipitato tutto, per di più in chiave elettorale, tanto lontana da una visione ecclesiale del tuo problema e della stessa situazione generale, suscitando meraviglia e scandalo tra il clero e il popolo cristiano». Perciò il cardinale conclude di ritener necessario chiarire lo «stato ecclesiale personale» di dom Franzoni, prospettandogli Yultimatum nei tre punti detti, aggiungendo di far ciò «ufficialmente». (Ansa)

Luoghi citati: Roma, San Paolo