Il caso "Pacchetti" una storia di pirati

Il caso "Pacchetti" una storia di pirati LA VITA DELLE SOCIETÀ Il caso "Pacchetti" una storia di pirati La società, rilevata nel '69 da una finanziaria di Sindona, dopo una serie di spericolate operazioni, ora è in smantellamento Il 30 giugno prossimo gli azionisti della Pacchetti si riuniranno in assemblea ordinaria e straordinaria per la approvazione del bilancio al 31 dicembre 1975 e per deliberare in merito alla modifica di vari articoli dello statuto fra cui quelli riguardanti la denominazione e l'oggetto sociale. Le traversie di questa società e l'agitata vita che il titolo ha avuto in Borsa in questi ultimi anni sono fatti estremamente indicativi di quella mentalità pirata che ispira certe operazioni di «alta finanza», se così si possono chiamare: e lo sono almeno per i miliardi che muovono, anche se, in ultima analisi, si tratta per lo più di mezzi altrui. In che consistono queste operazioni? Nell'assumere il controllo di una o più società — quando non di un vero e proprio impero come nel caso Sindona — non per gestirle con spirito imprenditoriale, ma per fini puramente speculativi per cui ci si serve del controllo di queste società per attuare ogni forma di operazione finanziaria, anche le più spericolate, con il risul tato che molto spesso, operazioni sbagliate finiscono per minare la stabilità delle aziende stesse, anche di quelle patrimonialmente solide, come nel caso della Generale Immobiliare (ex gruppo Sindona). Abbiamo detto più sopra che i mezzi per attuare queste operazioni sono per lo più di terzi, ed è infatti incredibile la facilità con cui tali operazioni trovano anche oggi, malgrado la grave crisi economico - finanziaria del Paese, chi le sovvenziona e le appoggia; senza contare che, manovrando abilmente il titolo, questi finanzieri pirata trovano il modo di attingere anche al risparmio invogliandolo a partecipare ad aumenti di capitale. Vediamo come sono andate le cose per la Pacchetti. La società sorse nel 1905 ad opera di un gruppo familiare che ne detenne il controllo fino al 1969, anno in cui fu rilevata dalla finanziaria lussemburghese Steelinvest holding S-A., vale a dire Sindona. Sotto la gestione di questo finanziere la società ebbe una vita assai movimentata, come dimostra la storia stessa del capitale sociale che da 500 milioni venne aumentato (nello stesso 1969) a 8,4 miliardi nel 1970 e a 13 miliardi nel 1971.1 mezzi così reperiti furono impiegati nell'acquisto di società dalle attività più disparate, con il fine di fare della Pacchetti una «conglomerata», ossia una società operante in campi diversi. Si procedette pertanto via via all'acquisto delle società: Microfusione Italiana (fusione di precisione), Ama (macchine agricole), Sampas (magneti permanenti), Cornei (montaggi e impianti elettrici) Gallini (commissionaria), Morassutti (commerciale). Tutte queste attività si affiancarono a quella nel campo della pellicceria che fino al 1969 aveva costituito l'attività base della Pacchetti. Uno sviluppo simile ed in così breve spazio di tempo poteva lasciar presumere chissà quali affermazioni e probabilmente non furono in pochi a sottoscrivere tutta quella serie di aumenti di capitale, convinti di partecipare ad un buon investimento. Ma i guai cominciarono ben presto. Nel settembre 1972 (l'impero Sindona comincia a vacillare) il pacchetto di maggioranza della Pacchetti passa ad un'altra finanziaria lussemburghese, la Zitropo. Chi rappresenti questa finanziaria è un mistero, anche se ora molti concordano nel ricollegarla al gruppo Banco Ambrosiano, ipotesi che sarebbe avvalorata anche dal fatto che nel 1973 la Centrale (società che fa appunto capo al predetto gruppo) curò il collocamento delle nuove azioni Pacchetti emesse a fronte dell'aumento di capitale da 13.020 milioni a 26 mila 40 milioni. Comunque sia, la nuova gestione mirò ad allargare il campo operativo inserendosi nel settore finanziario. Un primo passo in tal senso fu fatto nel 1973 con l'acquisto di una partecipazione nella Saffa, cui seguirono altri investimenti che portarono nel portafoglio della società azioni Invest e Beni Immobili Italia. Contemporaneamente veniva sviluppata anche l'attività in campo industriale, acquisendo il controllo (78 per cento) della Ats (getti microfusi). Che cosa rimane di tutto ciò? Per la verità ben poco. Nel 1975 incomincia infatti l'opera di smantellamento. I pacchetti azionari Saffa e Beni Immobili vengono ceduti a terzi (il primo ad un prezzo decisamente favorevole); successivamente, si passa allo smobilizzo delle attività industriali: l'Ama è ceduta al gruppo Bastogi, mentre la conceria di viale Stelvio, Mi¬ lpdL lano (il vecchio stabilimento della Pacchetti), viene chiusa per le gravi perdite subite. Ora sembra che si vogliano cedere anche tutte le altre attività industriali per conservare solo quelle commerciali (Morassutti e Gallini). Si deve quindi dire che il disegno perseguito dal nuovo gruppo di controllo si è dimostrato inattuabile. C'è da rilevare che la nuova gestione ha dovuto far fronte ad una perdita di oltre 4 miliardi di lire emersa da una riedizione dei bilanci dal 1969 al 1973, impugnati da un gruppo di azionisti. Fin qui la storia della società; diamo ora un'occhiata al comportamento del titolo. Dal 1969 al 1973 il titolo Pacchetti è stato oggetto di scambi intensissimi, assolutamente inediti e sproporzionati all'effettiva importanza del titolo. Basti pensare che, mentre nel 1968 il numero delle azioni scambiate fu di 147.500, nel 1969 balzò a 4,6 milioni, nel 1970 a 17,3 milioni e nel 1971 a 52 milioni (punta massima). Contemporaneamente, il corso del titolo si portava su livelli decisamente alti: la punta massima (di quegli anni) fu toccata nel 1972 quando la quotazione pervenne a 1.280 lire contro un nominale di 200 lire. Ora la quotazione si aggira sulle 60 lire. La perdita è enorme e l'incauto risparmiatore che allora si è lasciato tentare ad investire in titoli Pacchetti (partecipando magari anche alle operazioni sul capitale), se non è stato abbastanza accorto da smobilizzare in tempo, si trova con un pugno di mosche. La società è ormai svuotata di buona parte dei suoi beni. E 11 bilancio, che dovrà essere approvato dalla prossima assemblea, presenta una perdita di 2.853 milioni, che si aggiunge ai 5.760 milioni della precedente gestione.

Persone citate: Cornei, Gallini, Sampas, Sindona

Luoghi citati: Italia