Molte le facce nuove che entrano al Senato di Liliana MadeoRenato Guttuso

Molte le facce nuove che entrano al Senato Dalle urne, la "rivoluzione,, Molte le facce nuove che entrano al Senato Roma, 22 giugno. C'è un fatto che accomuna la maggior parte dei neo-eletti al nuovo Parlamento: hanno facce note, o addirittura notissime, al grande pubblico; fanno sorgere il sospetto che i partiti — mettendoli in lista — mirassero a proporre ai loro elettori un'identificazione in «casi» o «situazioni» che questi candidati appunto potevano rappresentare. Fa testo il caso degli imprenditori, degli economisti, degli «addetti ai lavori» del mondo finanziario: da anni propinavano al Paese critiche o ricette salutari, dal piccolo schermo o dalle interviste rilasciate ai giornali; sono stati tutti eletti. Ma non sono i soli. C'è il generale Vito Miceli, uscito vincente nelle liste del msi, il cui nome è ben conosciuto sia ai magistrati che indagano su trame nere e tentativi di golpe in Italia, sia ai cittadini che vigilano sul rischio di manovre eversive nel Paese. Eletto anche un altro generale, Nino Pasti, candidato dal pei a Roma: ha rappresentato la faccia democratica delle forze armate, le istanze di rinnovamento e di attuazione della Costituzione da queste espresse. E' lo stesso significato della candidatura e del successo del comandante Palco Accame (psi), che sollevò un intenso dibattito con le sue dimissioni dalla Marina. Compatto il gruppetto dei giornalisti, che sono riusciti a farsi eleggere: Bettiza (pli), Zappulli (alleanza laica), Zucconi (de), Squarcialupi (pei). Ancora incerta la sorte di Alberto Ronchey (candidato nel cartello dei partiti dell'alleanza laica): sono in corso conteggi complessi, il cui esito si avrà forse domani Tre gli scienziati che per la prima volta varcheranno il portone di Palazzo Madama. Sono il matematico Alessandro Faedo, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (de), Carlo Bernardini, preside della facoltà di scienze dell'Università di Roma (pei), Claudio Villi, vicepresidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (pei). Il desiderio di facce nuove e di modi nuovi di fare politica ha spinto gli elettori a prediligere personaggi provenienti dalle più diverse esperienze: un diplomatico, Sergio Fenoaltea (eletto senatore nel raggruppamento dei partiti laici), la sindacalista Tina Codazzi (passata dalla Cisl-tessili al Senato, de), un pittore, Renato Guttuso (eletto senatore comunista in Sicilia), l'europeista Altiero Spinelli (senatore del pei), il «leader» milanese di «Comunione e liberazione» Andrea Borruso (deputato, de), la vittima di un sequestro di persona, Luigi Rossi di Montelera (che a Torino per la Camera ha avuto 142 mila 923 voti di preferenza, quasi il triplo rispetto a Donat-Cattin), un docente universitario, Carandini (pei, Camera dei deputati), il presidente della Gepi Grassini (de, Senato), l'ex presidente delle Acli Livio Labor (psi, Senato), un altro cattedratico, il preside della facoltà di magistero di Urbino, Pasquale Saivucci (pei, Senato). Il vicepresidente nazionale dei medici ospedalieri Cravero (de), il cardiochirurgo torinese Brusca (pei). Successo per il gruppo dei cattolici presentati dal pei nelle liste del Senato: La Valle, Romano, Brezzi, il pastore Vinay, Gozzini. Tutto nuovo per la vita parlamentare, il gruppetto dei radicali chiamato alla Camera. Lo stesso vale per i candidati di democrazia proletaria, i quali — in più — rimontano anche la «scomunica» comunista e l'etichetta di «extraparlamentari». Dal complicato conteggio dei recuperi si ricavano via via salvataggi di candidati che in un primo tempo erano risultati non eletti: alle 17 c'è la conferma positiva per Susanna Agnelli (pri, Camera), alle 18 tramontano le speranze per Oronzo Reale, ex ministro di Grazia e Giustizia ( pri ), contemporaneamente crescono le probabilità per Adolfo Battaglia, vicepresidente del partito di Piazza dei Caprettari. Da Milano, in serata, giunge notizia che Giovanni Malagodi, presidente onorario del pli. ha raggiunto — col gioco dei resti — il quoziente necessario. Dai calcolatori elettronici escono — tra gli eletti — nomi che dicono ben poco a livello nazionale. Sono le personalità con un prestigio «locale» che i partiti hanno inse- rito nelle loro liste: si va dai neo deputati democristiani Amalfitano (esponente di Taranto di «Comunione e liberazione») e Ciannameo (funzionario del comitato di controllo degli atti degli enti locali della Regione Puglia), ai comunisti Casalino (ex segretario del partito a Lecce), e Cristina Conchiglia Galasso (sindaco di Copertino, in provincia di Lecce), al socialista trentenne Cicchitto (funzionario di partito) e a una buona fetta di 13 neoletti del psi al Senato, sui 30 complessivi. Arrivano — con le cifre — le curiosità. Il ministro degli Interni Cossiga è stato il candidato più votato in Sardegna (178 mila preferenze, nelle precedenti elezioni ne aveva avute 95 mila); al secondo posto nella lista de figura il figlio dell'ex presidente della Repubblica, Segni, Mariotto con 86 mila voti. Rumor è passato da 300 mila preferenze a poco più di 60 mila. Il record negativo in fatto di preferenza per un capolista lo ha stabilito Giusto Giovannetti del partito operaio europeo, che a Milano ha avuto 56 voti. L'elenco degli esclusi riserva non poche sorprese. Si va, per i liberali, da Bignardi ad Altissimo, Biondi, Quilleri, Premoli; per i socialdemocratici, da Cariglia a Bemporad (ex sottosegretario), da Orlandi a Mauro Ferri; per i democristiani, da Marcello Olivi (fratello di quel Luigi Olivi implicato nello scandalo Lockheed) ai senatori Curatolo e Follieri in Puglia, da Codacci Pisanelli a De Maria (presidente della commissione Sanità alla Camera); per i socialisti dal sottosegretario alle Finanze Macchiavelli al presidente della commissione Difesa della Camera Guadalupi, al leader della corrente «Area socialista» Lariani. Sul fronte missino, nel crollo generale dei seggi, sono tante le teste già fatte cadere dagli elettori (non rientreranno Turchi e Caradonna): spetterà al partito salvare o no quella di Saccucci. Liliana Madeo Renato Guttuso