Dopo due giorni di calma si sono riaccesi i disordini nei ghetti neri del Sud Africa

Dopo due giorni di calma si sono riaccesi i disordini nei ghetti neri del Sud Africa Dopo due giorni di calma si sono riaccesi i disordini nei ghetti neri del Sud Africa Johannesburg, 21 giugno. Dopo due giorni di calma relativa nuovi disordini sono scoppiati oggi nei ghetti negri alla periferia di Pretoria, la capitale, e di Johannesburg. Oggi la polizia ha comunicato che, a seguito della sommossa della settimana scorsa, nei soli sobborghi di Johannesburg vi sono stati 128 morti e 1112 feriti. Polizia bianca e nera, appoggiata da elicotteri, ha lanciato gas lacrimogeni nelle zone interessate ai disordini; si tratta di Mabopane, Mamlodi e Atterridgeville, sobborghi di Pretoria. A Mabopane, a quanto pare, i disordini hanno avuto inizio quando 170 lavoratori negri di imo stabilimento idrico si sono messi in agitazione per chiedere miglioramenti salariali. Autobus, automobili e veicoli della polizia sono stati assaliti dalla folla. Un pastore anglicano di Mabopane ha detto ai giornalisti che ieri gli studenti del collegio teologico gli avevano detto di starsene lontano dalla «township», perché sarebbe stato pericoloso. Ad Atterridgeville giovani si sono recati da una scuola all'altra ed hanno invitato i loro compagni ad unirsi a lo- ro. Sono state prese a sassate scuole, negozi e uffici dell'amministrazione bantu (africana) dominata dai bianchi. Disordini sono avvenuti anche nei ghetti negri di Daveytin e Natteville, a Johannesburg, nei pressi di Benoni, a Duduza e a Kwa Thema. Anche qui scuole, autobus e vetture sono stati assaliti e incendiati. Altri scontri vengono segnalati in altre parti del Paese, tra cui Lebowa nel Nord-Est. Il capo della polizia di Capetown, il generale Prinsloo, ha detto che anche questi episodi di violenza saranno affrontati con la stessa energia di quelli della settimana scorsa. In una dichiarazione rilasciata ieri al Sunday Times di Johannesburg il ministro della polizia, James Kruger, ha sostenuto che attivisti clandestini operano nel Paese e presunti movimenti negri sono collegati con movimenti comunisti di Londra e di altre località straniere. Quando gli è stato chiesto per quale motivo la polizia non abbia usato gli idranti per disperdere i dimostranti mercoledì a Soweto, Kruger ha risposto che i punti dai quali si poteva attingere l'acqua erano pochi e la pressione troppo bassa. Ha concluso affermando che le aspirazioni della gente di colore del Sud Africa sono state stimolate dalla recente indipendenza conquistata dal Mozambico e dall'Angola. «La scorsa settimana ci ha insegnato che qualsiasi cosa si desideri conquistare la si deve raggiungere con mezzi pacifici. Dovete accettare la buona fede del governo e di tutti i bianchi» ha detto il ministro rivolgendosi ai negri. Ed ha concluso: «Stiamo cercando di migliorare il Paese... La violenza può soltanto nuocere al Sud Africa ed a tutto il suo popolo». (Ap) 3U?. deposizione ha affermato di essere stato brutalmente percosso e rapito dalla Romania, circa un anno fa, da agenti della polizia segreta di Belgrado. Secondo le affermazioni delle autorità jugoslave, contenute negli atti d'accusa contro il cinquantottenne dissidente, Dapcevic venne arrestato il 21 dicembre scorso in territorio jugoslavo, benché di lui non si avessero più notizie dal mese di agosto, quando era scomparso da Bucarest. Il dissidente jugoslavo ha ottenuto la cittadinanza belga, essendo emigrato a Bruxelles dal 1968, dopo una lunga permanenza nell'Unione Sovietica. L'anno scorso è scomparso mentre si trovava in Romania per una visita di una settimana. Altri fuorusciti jugoslavi a Bruxelles hanno affermato che egli era stato sequestrato e «contrabbandato» da Bucarest a Belgrado. Da parte sua la Romania ha affermato tempo fa di ignorare la sua uscita dal Paese. Dapcevic si schierò dalla parte di Stalin nel 1948, all'epoca della durissima controversia con Tito e del tentativo sovietico di rovesciare il pre- sidente jugoslavo. Arrestato, venne condannato nel 1950 a 20 anni di carcere. Liberato nel 1955, nel periodo del «disgelo» nelle relazioni fra i due Paesi, fu nuovamente incarcerato nel 1958. Scappò prima del processo, aprendosi a colpi di pistola la strada attraverso il confine con l'Albania. Dall'Albania si rifugiò in Unione Sovietica, da dove trasmise via radio propaganda anti-Tito fino al 1968, anno in cui emigrò in Belgio, dove si sposò con una donna belga e ottenne la cittadinanza all'inizio della scorso anno. (Ansa-Reuter)

Persone citate: Benoni, Dapcevic, James Kruger, Kruger, Soweto, Stalin