Hanno votato in massa i friulani dei Comuni distrutti dai terremoto
Hanno votato in massa i friulani dei Comuni distrutti dai terremoto "È un modo per dimostrare che siamo decisi a lavorare,, Hanno votato in massa i friulani dei Comuni distrutti dai terremoto Percentuale del 91,3 per cento (90,8 nelle politiche del '72) - Costruzioni in legno hanno ospitato i seggi elettorali: finiti gli scrutini, verranno usate dai senzatetto - "Se ci danno il via, tra un anno avremo le case" (Dal nostro inviato speciale) Udine, 21 giugno. Chi temeva conseguenze psicologiche a causa del terremoto e pronosticava seggi semideserti è andato fuori misura. I friulani si sono recati alle urne puntualmente e numerosi. La percentuale dei votanti è stata del 91,3 per cento (90,8 nelle politiche del '72). Hanno votato in massa anche i 137.088 elettori dei 55 comuni distrutti dal terremoto, sia che risiedessero nei comuni di origine sia che si siano recati in altri comuni della regione. «E' stato per noi un modo per dimostrare che siamo ancora ben vivi e decisi a lavorare per i nostri paesi», commenta Salvatore Varisco, vi¬ cepresidente del Consiglio re- j gionale del Friuli-Venezia Giulia. E' a Gemona, la sua città: molti lo avvicinano, gli esprimono attese e speranze, gli spiegano i propri problemi. All'intorno i resti delle case crollate il 6 maggio, ma anche i primi segni di ripresa: muratori al lavoro, operai che spianano le macerie, carpentieri che rizzano baracche. Compaiono due anziane sorelle. Qualcuno le indica senza parlare. Indossano un abito di cotonina nera stirato a lucido, un fazzoletto austero sui capelli. Si sono vestite a festa, tirando fuori, chissà da dove, l'abito conservato chis- sà come nella tenda che dividono con altri familiari. Il loro gesto riempie di significati il voto; esprime fiducia nelle istituzioni democratiche e al tempo stesso impegna il Paese a non dimenticare il Friuli. «Questo è il nostro timore: passate le elezioni nessuno più si preoccupa di noi». Chi parla è Alberto Sclausero, 19 anni, diplomando in ragioneria, che in queste settimane ha aiutato gli impiegati comunali del suo paese a ricostruire l'anagrafe, a fare il censimento dei superstiti e il conto degli agglomerati di tende. «Sinora — commenta — tutti ci sono stati vicini. La collaborazione è stata generosa e utile. Se dovesse mancare all'improvviso, ci troveremmo nei guai perché è proprio adesso che bisogna lavorare di più». Che cosa occorre? «Ci servono case, tante case — risponde Romeo Piccoli, sindaco di Magnano in Riviera; — naturalmente edifici prefabbricati, provvisori, in attesa della ricostruzione vera e propria. E' impensabile — spiega — aspettare l'inverno nelle tende». I senzatetto se ne sono resi conto. Dopo aver rifiutato le baracche perché non si ripeta il Belice, hanno accettato gli edifici in prefabbricato, ma ad una condizione: che non siano definitivi. E' così che nelle ultime settimane il panorama ad Artegna, Gemona, Osoppo, Venzone, Ragogna è parzialmente cambiato: edifici in legno hanno preso il posto delle tende, dove il disagio è sensibile, soprattutto durante i temporali, che in queste zone sono frequenti. Costruzioni in legno ospitano anche i seggi elettorali: quando le operazioni di voto saranno completate verranno usate come abitazioni per ovviare agli inconvenienti e al disagio di migliaia di senzatetto. Perché la volontà di ripresa è una cosa, un'altra la situazione in cui vivono tante persone. Il malessere e le preoccupazioni sono sensibili, si intuiscono andando per i paesi dove i cumuli di macerie, la carenza di servizi, la promiscuità, l'insufficienza degli impianti igienici denunciano un„ situazione abnorme. Tuttavia la gente continua a dimostrare straordinaria forza d'animo e reagisce con coraggio, civilmente. La dimostrazione si è avuta proprio dal comportamento durante le elezioni. Gli aventi diritto al voto si sono recati alle urne con ordine e compostezza, fino all'ultimo rispettati dai partiti che hanno limitato al minimo la propaganda, lasciando addirittura quasi vuoti i tabelloni predisposti per accogliere i manifesti. Soltanto alla vigilia c'è stata qualche scaramuccia, qualche trasgressione ai taciti accordi di non belligeranza. La de accusa i comunisti, e viceversa, d'aver sfruttato la situazione a proprio vantaggio. Al di là di queste considerazioni resta, per adesso, il significato statistico dell'affluenza alle urne: va oltre i valori numerici. I friulani hanno saputo essere più forti del terremoto. A quarantasei giorni da quella notte di maggio hanno esercitato il loro diritto-dovere quasi per dimo- strare ancora una volta di saper pensare concretamente al domani. E mentre giungevano i primi risultati, ricevuti dalle radioline sotto le tende o nelle baracche di legno, stavano tranquillamente lavorando intorno alla loro roba. «Se ci danno il via, fra un anno avremo già le nostre case», ha commentato un agricoltore che nell'attesa di avere il permesso di ricostruire la casa ha già ordinato cemento, ghiaia, mattoni e tegole. Renato Romanelli Gemona. In attesa, davanti a un seggio prefabbricato (Ap)
Persone citate: Alberto Sclausero, Renato Romanelli, Romeo Piccoli, Salvatore Varisco
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