Sono bloccati ancora a Beirut i cittadini inglesi e americani

Sono bloccati ancora a Beirut i cittadini inglesi e americani i combattimenti ripresi con violenza in tutto il Paese Sono bloccati ancora a Beirut i cittadini inglesi e americani Beirut, 19 giugno. Lo sgombero dei cittadini inglesi e americani dal Libano è stato rinviato all'ultimo momento perché l'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) ha fatto sapere di non essere in grado di garantire la sicurezza del convoglio che avrebbe dovuto partire oggi per la Siria. I combattimenti, infatti, nelle ultime 24 ore sono ripresi violenti in quasi tutto il paese: in montagna, dove le truppe siriane hanno ripreso la loro offensiva contro i villaggi presidiati dalle forze musulmane, presso Sidone e il confine israeliano dove sempre i siriani hanno bombardato, | pare anche con gli aerei, i campi profughi palestinesi, e nella stessa Beirut dove le milizie cristiane hanno attaccato alcuni campi palestinesi. «Abbiamo perduto ogni speranza e abbiamo perso la pazienza con questa cosiddet- na tregua — ha dichiarato il i tenente Ahmed Khatib, comandante dell'«esercito arabo del Libano», uno dei due tronconi in cui si è diviso l'ormai defunto esercito regolare libanese —. Siamo rimasti in silenzio per troppo tempo e ora dovremo contrattaccare per difendere le nostre case, i nostri ospedali e i nostri campi profughi». Inoltre alla periferia Nordest di Beirut viene segnalato un concentramento di forze falangiste intorno al campo palestinese di Tel al Zaatar ed al quartiere mussulmano di Nabaa, due «enclaves» islamiche assediate in zona cristiana. Ciò lascia presagire un'imminente offensiva contro queste località, situate tra le pendici del monte Libano e i quartieri maroniti di Beirut. Mentre prosegue l'offensiva siriana e delle forze cristiane conservatrici contro roccaforti e villaggi presidiati dalle milizie progressiste musulma¬ ine, la decisione del presidente della Repubblica uscente Frangie di nominare ministro degli Esteri un suo stretto alleato, il cristiano Camille Chamoun, ha rafforzato i timori che la partizione del Libano in due Stati, uno cristiano ed uno musulmano, venga legalizzata. La partizione già esiste di fatto, non solo dal punto di vista militare ma anche da quello amministrativo, dato che ciascuna delle due principali fazioni ha creato una propria rudimentale amministrazione locale per la ge stione dei servizi pubblici. Ma finora la finzione legale di uno Stato libanese unitario era rimasta almeno nel campo degli affari esteri. Con il «licenziamento per assenteismo» del vecchio ministro degli Esteri Philippe Takla, che il presidente uscente (e non ancora dimissionario) Frangie ha sostituito appunto con Chamoun, il Paese corre il rischio di avere due ministri degli Esteri, uno riconosciuto dalle fazioni cristiane e l'altro riconosciuto da quelle musulmane. Il primo ministro Karami (musulmano) ha infatti vivacemente contestato la decisione presidenziale, affermando che essa è «nulla, illegale e come non avvenuta» a causa della mancanza della controfirma del capo del governo. In base alla costituzione libanese, formalmente ancora in vigore anche se del tutto priva di efficacia a causa della guerra civile in corso, la nomina effettuata da Frangie senza la controfirma di Karami è perfettamente legale, ma il Primo ministro ha posto in rilievo che essa contrasta con trent'anni di prassi costituzionale, durante i quali la controfirma ai decreti presidenziali è sempre stata apposta La rottura tra il Presidente e il Primo ministro è ormai completa e totale. Frangie ha giustificato il suo decreto affermando che Takla si reca troppo spesso all'estero per seguire i suoi affari privati e quindi non può adempiere alle sue funzioni. Karami ha replicato che esiste un precedente decreto in base al quale egli stesso svolge le funzioni di ministro degli Esteri du¬ rante le assenze del titolare, cosicché il posto non può essere considerato vacante. La polemica tra Frangie e Karami aveva avuto inizio fin dalla recente riunione dei ministri degli Esteri della Lega araba al Cairo, nel corso della quale fu deciso l'invio di una «forza di pace» panaraba nel Libano. Il presidente dichiarò, in quella circostanza, che il Libano non era rappresentato nella riunione perché mancava appunto il suo ministro degli Esteri. (Ansa-Reuter) LURIES*OPINION "ItON POTRESTI FARLO CRESCERE PIÙ' IN FRETTA?] "