Esiste un principe dei pomodori di Francesco Rosso

Esiste un principe dei pomodori COME RAGGIUNGERE IL SUCCESSO SENZA COMPROMESSI CON LA MAFIA Esiste un principe dei pomodori E' Francesco Giardinelli, aristocratico a ventiquattro carati: nelle terre deserte di Modica ha creato giardini, invade coi frutti Italia ed Europa (Dal nostro inviato speciale) Modica, giugno. Un feudo come ve ne erano tanti, in Sicilia; terra moltissima, reddito niente. Era dei prìncipi Sant'Elia, un migliaio, forse più, di ettari alla periferia di Santa Croce Camerina, viciname di Modica, provincia di Ragusa. Il nome dice tutto, feudo di Punta Secca, un promontorio di ondulate dune sabbiose, una quasi proiezione del Sahara e dell'Africa, poco lontana. I Sant'Elia si estinguono ed il feudo se lo dividono alcuni eredi, i Bordonaro, gli Oddo; un pezzo tocca a Francesco Giardinelli, principe, aristocrazia a ventiquattro carati, ma come fortuna può mettere insieme i suoi quarti di nobiltà e quel pezzo di feudo ereditato, dune sabbiose, o terra scoparina, come la chiamavano, perché ci cresceva solo saggina per fare scope. Gli altri coeredi vendettero: che se ne facevano di quella terra su cui oltre alla saggina crescevano poche piante di carrubo e qualche stento vigneto? Il principe Giardinelli, invece, se lo tenne, ma senza una precisa ragione, solo perché il luogo gli piaceva. « Era bellissimo, dice oggi la principessa Gabriella, col plenilunio, fra le dune, era un incanto ». C'era una casa, modestissima, che nei giorni di vento si ricopriva interamente di sabbia. Da tenere presente che, poco distante, c'è Donnafugata, il feudo in cui il principone del Gattopardo andava a trascorrere l'estate con la famiglia. Questo per dire quale atmosfera ci doveva essere anche a Punta Secca, e quanta povertà su quelle terre riarse. Poi, per caso, il principe Giardinelli fece un buco tra le dune e scoprì la ricchezza, qualcosa che valeva più del petrolio. Scoprì l'acqua, miracolosi giacimenti d'acqua dolce in riva al mare, inesauribili, ed incominciò l'avventura più incredibile dì Sicilia, forse d'Italia; il deserto si trasfor¬ mò nell'orto delle Esperidi, proprio con le mele d'oro, cioè coi pomodori, tanti da invadere l'Italia e l'Europa quando le regioni settentrionali sono sotto il gelo decembrino. L'idea fu tutta di Francesco Giardinelli, e non saprei dire se nella zona di Vittoria, circa quattromila ettari di ex deserto, abbiano in mente di erigergli un monumento. Lo meriterebbe, perché in quella limitatissima zona oggi gli agricoltori che lo hanno imitato mettono insieme complessivamente un reddito di oltre cento miliardi l'anno. Che rimane una somma ragguardevole anche in periodo di inflazione. Tutto ciò accadeva nell'anno di grazia 1960 e quelle terre che allora quasi le regalavano, anche per liberarsi del fastidio di pagare le tasse, oggi, se appena c'è un pozzo ed uno schema di serra, si pagano anche 30 milioni l'ettaro. Storia esemplare Mi dilungo un po' perché questa è una storia esemplare, e non soltanto per la Sicilia. All'inizio avrei voluto incominciare quest'indagine rubando il titolo ad una gloriosa operetta: Dall'ago al milione; poi mi sono reso conto che non reggeva, perché anche l'ago è pur sempre qualcosa per incominciare. Henry Ford, mi pare, non incominciò la sua fortuna raccogliendo uno spillo? Non posso affermare che la fortuna del principe Giardinelli sia da paragonare a quella dei Ford, ma anche lui aveva il suo ago iniziale, e gli servì per bucare la terra sabbiosa, trovare l'acqua con la quale non avrebbe però combinato granché se non avesse avuto l'idea di costruire delle serre. A Punta Secca fa caldo, non c'è dubbio, ma a dicembre i pomodori e i peperoni non maturerebbero se il vetro allora, la plastica oggi, non immagazzinassero il calore del sole e lo conservassero durante la notte. Serre, dunque, ma senza riscaldamento, e questo è il grosso vantaggio. « Se volessero, mi dice il principe Giardinelli, anche i finlandesi potrebbero far maturare pomodori e peperoni in inverno; ma con quali costi? Noi siamo imbattibili sul mercato internazionale perché le nostre primizie costano poco, o quasi ». Forse costano poco a lui, ma quei bei fagioli dal baccello rosato che a Torino, Milano, Amburgo, Parigi si comperano a gennaio, si pagano anche tremila lire il chilo. Ma ciò che mi preme mettere in evidenza è un fatto davvero singolare in Italia; il principe Giardinelli ha fatto tutto da sé, non ha avuto una lira dalla Regione, non ha dato bustarelle a nessuno. Ha saputo usare il suo « ago » con maestria, e farlo rendere più di quanto fosse pensabile. Parlo di Francesco Giardinelli perché fu lui a trasformare il deserto in Eden, gli altri sono venuti poi, sulla sua scia. E' ricco? A me non lo confessa, ma credo che lo sia. Continua a vivere con la moglie nella piccola casa di un tempo, resa più confortevole, s'intende, ma senza ostentazione di sfarzo. Oggetti di buon gusto in evidenza, bei libri, scelti bene, negli scaffali e sui tavolini per un'esistenza serena dopo le ore di lavoro. Perché il principe Giardinelli continua a lavorare come prima, anche se ora potrebbe starsene tranquillo. Ma dice che gli piace. L'idea che i meloni Cantalupo, quei meloncini rotondi, piccolini, profumatissimi, siano esposti nelle vetrine delle grandi città a dicembre, preziosi come gemme, lo esalta. Fagioli, melanzane, pomodori, peperoni entrano nella conversazione come oggetti preziosi. Ora si è messo a coltivare certi pomodorini a grappolo, un poco più grossi di un chicco d'uva, che in Germania e nei Paesi nordici i buongustai piluccano con l'aperitivo, al posto del¬ la consueta oliva. Se parlasse del diamante Koh-i-noor non credo che si esalterebbe tanto. Oggi, dov'era il deserto, dilaga la sfavillante ondulazione delle serre di plastica: « Non le suggerisce l'idea di una laguna? » dice la principessa Gabriella mentre guardiamo lo sterminato paesaggio di plastica che gareggia in lucentezza col mare che circonda Punta Secca. E' una laguna davvero, però malefica. Ogni anno la plastica dev'essere rinnovata, e che si fa di quella vecchia? Si brucia, ma il bel cielo di Punta Secca s'intorbida al fumo nero, irrespirabile. E' vietato bruciarla, ma se le autorità non si decidono a creare un inceneritore, gli agricoltori continueranno ad aggiustarsi, come hanno fatto finora. Punta Secca e Santa Croce Camerina sono un po' ai limiti del mondo, per arrivarci ne ho fatta di strada; eppure, da lì partono le più squisite primizie ortofrutticole del mondo. « Mi sono organizzato, dice Francesco Giardinelli. In media, durante l'inverno soprattutto, partono dai miei depositi cinque camion la settimana, con settanta quintali di merce ciascuno». Verso il Nord « Viaggiano senza fermarsi e 36 ore dopo sono ai mercati di Torino, Genova e Milano. Lì, oltre ai commercianti italiani, ci sono gli acquirenti stranieri, soprattutto svizzeri, tedeschi e francesi. Si trasborda la merce, ed altri camion partono per le varie frontiere. I cento miliardi l'anno di cui le parlavo provengono quasi tutti dall'estero, ed è divisa buona che entra in Italia. Ma noi, che facciamo per curare questa fontana d'oro? Niente. Qui non esiste un gabinetto per le analisi del terreno, lo studio delle malattie delle piante. In Israele c'è un gabinetto di sperimentazione ogni cin¬ quanta chilometri; qui nemmeno uno in tutta la zona ». Qui ognuno si è fatto davvero da solo, coi suoi pochissimi mezzi, con molta voglia di lavorare e con molta fantasia. Come accadeva una volta, anche oggi sì può fare fortuna partendo dal poco, se non dal pochissimo. « Con nulla si fa nulla, mi diceva uno di questi uomini; per arrivare al milione, o al miliardo, bisogna incominciare con qualcosa, magari anche solo con un ago. Eppoi, bisogna avere qualcosa qui ». E si toccava la fronte con un dito. Riconosco che dentro quei crani di materia grigia ce n'è in abbondanza, specie in quello di Francesco Giardinelli, prìncipe siciliano, ma di stampo nuovo, con la taglia dell'imprenditore. Talvolta scappa a Palermo, una sosta di pochi giorni per un bridge nel circolo di cui è presidente, ma per il resto dell'anno preferisce rimanere qui, nella sua casa ad un piano, dominata dalla torre del faro che indica ai naviganti il pericolo degli scogli. E' una dimora confortevole, l'ho detto, ed anche molto gradevole. Sorge al fondo di un viale fiancheggiato da enormi oleandri che nel sole esalano un profumo amaro. Per divertirsi, il principe mette in azione le fontanelle, getti d'acqua che nel riverbero violento s'incendiano di infiniti arcobaleni. « E' la mia Versailles », dice ridendo. Sul retro della casa esplode il giardino tropicale, grandi piante di ibiscus spalancano le vaste corolle scarlatte, le rose si sfogliano con languori decadenti, piante di banana spalancano le lustre, grandi foglie. « Benché il clima sia piuttosto secco, le banane maturano. Non si potrebbe farne una piantagione redditizia, è una mia voglia un po' matta di avere banane mie; e me le mangio con gusto », dice divertito. Nella casa si muovono con alacrità donne e uomini di servizio, il fatto¬ re Pietro mi ricorda le figure d'altri tempi, attaccati al padrone come al padre. I rapporti di oggi sono differenti, il fattore dev'essere iscritto ai sindacati a giudicare dalle sue parole; ma è certo che il principe non vede in luì il sottoposto. E' un valido collaboratore, come lo sono gli altri che lavorano nella sua azienda. Si va nelle serre, come si va in fabbrica; l'agricoltura qui è una industria ad elevata tecnologia e basata su rapporti stabiliti da precisi contratti. "Rinnovarsi" Da principe con tutti i quarti di nobiltà in regola a imprenditore agricolo di successo; soddisfatto? « Certo; il pensiero di inviare dorati, profumatissimi meloni; pomodori rosso sangue; melanzane viola come cappe di vescovi; peperoni polposi, gialli come arniche, mentre a Torino. Milano, Amburgo, Berlino nevica, mi esalta ». E non ha paura? « Di che dovrei avere paura? ». Con tutto quello che accade non ci vuole molto a immaginarlo; e proprio la Sicilia, mi pare, ha inventato il settore redditìzio dell'industria del sequestro. « Ma che vuole che se ne facciano di me. Poi, mi crede tanto ricco da fare gola a qualcuno? Ho una sola, ma fondatissima paura; che il fisco mi ritenga più ricco di quello che sono e mi massacri più di quanto fa già ». E' facile e bello conversare con questo aristocratico e con la sua squisita principessa. Non sono più giovani, ma hanno conservato una freschezza di spirito che conquista. Merito anche questo dei meloni Cantalupo, delle melanzane viola, dei pomodori scarlatti, dei peperoni gialli? « Anche, mi rispondono; noi vediamo rinnovarsi piante e frutti con una frequenza ignorata altrove. E ci rinnoviamo anche noi, alla maturazione di ogni raccolto ». Francesco Rosso