Saccucci non chiede la libertà provvisoria spera di uscire dal carcere se sarà rieletto di Mario Ciriello

Saccucci non chiede la libertà provvisoria spera di uscire dal carcere se sarà rieletto Brevissima udienza ieri mattina davanti ai giudici di Londra Saccucci non chiede la libertà provvisoria spera di uscire dal carcere se sarà rieletto E' anche probabile che non abbia avanzato la richiesta per la difficoltà di trovare i 40 milioni di cauzione Il 12 luglio l'udienza più importante, per decidere sulla sua estradizione in Italia - Dichiarazioni dei difensori (Dal nostro corrispondente) Londra, 18 giugno. Sandro Saccucci resterà in carcere almeno un'altra settimana. Non perché il magistrato gli abbia negato, nell'udienza di oggi, la libertà provvisoria, ma perché il prigioniero ha rinunciato a chiederla. I motivi dell'improvvisa decisione non sono stati resi noti in tribunale, ma sono due: la difficoltà di trovare una cauzione che non sarebbe stata certo inferiore ai 30-40 milioni di lire e la speranza di essere liberato se rieletto alle elezioni di domenica. Quanto sia fondata tale speranza è impossibile dire. I giuristi arrivati da Roma si mostrano cauti, dicono che «non esistono precedenti». Il mistero costituzionale sarà forse risolto per venerdì 25, data della prossima udienza. Anche oggi, come lunedì scorso, tutto si è concluso in due minuti. Non dovendo pronunciarsi su una richiesta di libertà provvisoria, il magistrato non ha avuto altra scelta che prolungare il fermo di un'altra settimana. Ben più ampio e difficile sarà il dibattimento del 12 luglio, quello sull'estradizione. L'avvocato Arcangeli, uno dei difensori di Saccucci, ha detto oggi ai giornalisti: «E' innocente. Abbiamo prove d'acciaio; dimostreremo che non ha commesso nessuno dei tre crimini che gli si addebitano, né omicidio, né tentato omicidio, né concorso in omicidio. Otterremo che sìa processato soltanto per quei reati minori che egli stesso ammette e per i quali non c'è estradizione: porto d'arma illegale e uso d'arma in un comizio politico». Non c'è dubbio che, il 12 luglio, i rappresentanti dello Stato italiano dovranno affrontare un'ardua battaglia. Il fallimento di tutte le nostre richieste di estradizione dalla fine della guerra, una trentina, ha rivelato gravi conflitti procedurali tra il diritto anglosassone e il nostro: e purtroppo l'Italia s'è acquistata la reputazione di Paese dove le istruttorie lasciano molto a desiderare. Anche questa volta, la partenza non è incoraggiante. Se le notizie da Latina e da Roma sono corrette, i magistrati britannici potrebbero avere molte perplessità: occorre ripetere. Il tribunale vorrà prove concrete, esigerà che la colpa sia dimostrata «al di là di ogni ragionevole dubbio»: e darà ogni possibilità a «mister Saccucci» di difendersi dai suoi accusatori. Anche l'udienza odierna s'è svolta alla Magistrates Court (una pretura) di Bow Street ed anche oggi l'ingresso di Saccucci è stato preceduto da una di quelle sequenze che si vedono soltanto nei tribunali anglo-americani. Uno dopo l'altro, il magistrato ha esaminato vari casi di ubriachezza molesta e di aggressione, dedicando non più di quindici secondi a ciascuno. «Multa, due sterline. Ha i soldi per pagare?». «No». «Allora, sette giorni di carcere». Oppure: «Perché beveva?». «Per celebrare una scommessa sui cavalli. «Ha vinto?». «No». «Sorry, due sterline di multa». Saccucci è entrato con passo spedito, seguito da un interprete. La madre, giunta da Roma, l'osservava, ansiosa. Le sedeva vicino la signora anglo-italiana nel cui mode- stissimo appartamento Saccucci fu arrestato domenica mattina. L'avvocato Anthony Mitchell-Heggs, l'abile difensore di Saccucci, dichiarava: «Il mio cliente proclama nuovamente la sua innocenza. Ripete di essere obiettivo di accu¬ se d'ispirazione politica». Rispondeva l'avvocato anglo-italiano Giovane, a nome del nostro governo: «Non c'è nulla di politico in queste imputazioni. Questa Corte deve occuparsi di una istanza di estradizione per un reato comune». Il magistrato s'informava allora se vi fosse una richiesta di libertà provvisoria. Mitchell-Heggs replicava: «Non per ora. Il mio cliente desidera soltanto che lo Stato italiano presenti al più presto le sue prove, per poterle esaminare e respingere». I rappresentanti dell'Italia promettevano che la data del 12 luglio sarebbe stata rispettata. Il magistrato prolungava il fermo fino a venerdì. Ora, Saccucci attenderà impaziente i risultati elettorali. I suoi amici cercheranno, frattanto, di raccogliere i soldi della cauzione «nelle comunità italiane in Francia e in Inghilterra», come ha detto l'avvocato Arcangeli. E i due alti funzionari venuti a Londra — il dottor Salimei, consigliere giuridico presso il ministero degli Interni, ed il consigliere Maselli, del ministero di Grazia e Giustizia — cominceranno a studiare come vincere, almeno una volta, questa difficile partita dell'estradizione. Mario Ciriello Londra. Ave Saccucci, madre del deputato missino