Quando la caricatura è guerra di Ferdinando Albertazzi

Quando la caricatura è guerra Quando la caricatura è guerra Mario De Micheli: « Contro il fascismo», Ed. Fratelli Fabbri, pag. 160, lire 4000. Qualsivoglia « arte di regime» è contrabbandata per tale ma, in realtà, non riesce a proporre convincenti opere d'arte. Le ragioni, pur schematizzando all'estremo, ci paiono evidenti: l'arte è incompatibile con le forme di esaltazione esortatoria e servile che si vogliono risolte In un segno o in un rigo definitivi ed è altresì incompatibile con i imi propagandistici che ispirano gli « artisti In uniforme », da Stalin additati con sprezzante cinismo quali deprimenti « ingegneri delle anime ». Difatti l'arte non può che essere, e imprescindibilmente, almeno una contagiosa sollecitazione vitalizzante, capace di indurre il riguardante o il lettore in una continua reinvenzione dell'esistenza. Detto questo, bisogna aggiungere che anche T« arte contro il regime» stenta a offrire opere di effettiva consistenza, al di fuori e al di là delle intenzioni che le dettano. Lo dimostra chiaramente Contro il fascismo, la meritoria e pregevole antologia dedicata da Mario De Micheli a 50 anni di immagine satirico-politica nel mondo. Non che i lavori qui presentati manchino di incisività o di efficacia: indubbiamente sono « riusciti », ma denunciano al contempo la suddetta limitazione, peraltro implicita in ogni realizzazione essenzialmente descrittiva. D'altra parte, a De Micheli preme firmare «un libro in cui la vicenda della storia diventa immagine, denuncia grafica, sarcasmo e invettiva formulati col segno ». Considerando che «il disegnatore politico colpisce i bersagli con energia, avendo scelto senza esitazione il suo posto di lotta. Questo è almeno il caso dei disegnatori politici, dei caricaturisti dell'antifascismo. A volte questi artisti puntavano sul grottesco, sulla deformazione farsesca dell'avversario, sottoponendo ai propri umori satirici i lati ridicoli del regime, le vanità dei gerarchi, i loro vizi segreti, la stupidità dei loro propositi ». A questi « detrattori » non mancavano di certo la materia né l'occasione: basta rivedere i lavori di Gabriele Galantara (che aveva anagrammato il cognome in Rata Langa) e di Giuseppe Scalarmi, per averne immediata conferma. Le penne dei due efficacissimi caricaturisti non avevano che l'imbarazzo della scelta, per mettere alla berlina la tronfia prepotenza degli squadristi e smascherare il carnevalesco e lugubre rituale di certe parate o le capricciose quanto ridicole esibizioni dei gerarchi fascisti. Come d'altronde ribadiscono anche i vigorosi disegni di Zancanaro (più di duemila, in dieci armi, contro Gibbo, cioè Mussolini), Manzù e Guttuso. Ma della prima sezione del volume, dedicata a « Il disegno politico-satirico italiano sotto la dittatura fascista », meritano una ben diversa attenzione le « Fantasie » dipinte da Mafai tra il '40 e il '44. Si tratta di un ciclo di una ventina di quadri, che affrontano il tema della sopraffazione e dell'oppressione ispirandosi sì alla dittatura fascista, nella stessa però trovando solo il pretesto per proporre una meditazione toccante e sofferta sulla condizione umana. E difatti le citate composizioni pittoriche stimolano il desiderio del riguardante, di allora e di oggi, a un riscatto che consenta di aderire davvero alla vita. Hanno dunque un valore universale, non contingente. Nella seconda sezione, relativa alla « Caricatura poli¬ tica tedesca negli anni del nazismo », troviamo lo splendido quadro di Otto Dix « I sette peccati capitali », al cui riguardo si estendono le considerazioni sulle « Fantasie » di Mafai. « La caricatura intemazionale antifascista dalla guerra di Spagna al secondo conflitto mondiale », terza sezione del libro, presenta lavori di Picasso, Masson, Berman, Kokoschka, Mendez, Kukriniksi e « Ca jamais! », il manifesto con cui il prestigioso pittore surrealista Magritte prese posizione contro Hitler. Nessun dubbio sull'evidente intenzione della composizione, ma neppure sulla certezza di trovarsi di fronte ad un'opera minore, che non consacra affatto alla storia dell'arte l'appartato e affascinante artista belga. Ultima sezione, « La caricatura politica contro il neofascismo » allinea gagliardi documenti (di Attardi, Birolli, Zigaina, Vespignani, ...) in cui pretesto e fine coincidono, con ciò evidenziando che l'« impegno » dell'artista comincia attraverso gli eventi, ma che per giungere all'opera d'arte non può assolutamente esaurirsi nella descrizione degli stessi. Ferdinando Albertazzi

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