De Concini: lascio la regia ritomo a scrivere romanzi

De Concini: lascio la regia ritomo a scrivere romanzi Doveva dirigere " Sturmtruppen " di Bonvi De Concini: lascio la regia ritomo a scrivere romanzi Vinse un Oscar per la sceneggiatura di "Divorzio all'italiana" Roma, 17 giugno. Nell'ambiente cinematografico i ripensamenti sono all'ordine del giorno, ma forse non era mai accaduto che alla vigilia del primo « si gira » un regista decidesse, per una crisi personale, di abbandonare non solo il set ma anche il cinema. E' il caso di Ennio De Concini, il quale ha rinunciato a dirigere la trasposizione sul grande schermo delle « strisce » di Bonvi conosciute dai lettori di giornali con il titolo di Sturmtruppen, dopo aver già scritto il soggetto e scelto gli attori. Una decisione indubbiamente insolita, se si considera che De Concini cominciò a lavorare per il cinema collaborando con Zavattini e De Sica al copione di Sciuscià, firmò la prima sceneggiatura con Steno e Monicelli in occasione de // brigante M asolino, vinse un premio Oscar per la sceneggiatura di Divorzio all'italiana, ed ha sceneggiato nei suoi ventisette anni di carriera quasi duecento film. Sturmtruppen con Renato Pozzetto, Cochi, Lino Toffolo, Corinne Clery rappresentava la sua ter- za regia cinematografica dopo Daniele e Gli ultimi dieci giorni di Hitler con Alee Guinness. Adesso il film, con il copione di De Concini, ovviamente ritoccato, lo dirigerà in luglio Salvatore Samperi, un appassionato lettore di « streeps ». La crisi di Ennio De Concini, che si era laureato in filosofia prima di diventare sceneggiatore di fama internazionale, è scoppiata il 28 aprile scorso e la notizia è trapelata soltanto in questi giorni. « Ho sentito all'improvviso — ci ha detto — che i miei rapporti con il cinema si stavano esaurendo. Il mattino della decisione mi sentivo, come dicono gli inglesi "fred up", sazio e nauseato di cinema. E la cosa più singolare è che la decisione l'ho presa quando ormai stavo per cominciare il film. Per la verità, dal giorno che mi venne l'idea, sono passati quasi tre anni. Dapprincipio il "trattamento" l'avevo scritto per Donati e Sbarigia, i produttori di Salon Kitty, poi la cosa andò nelle mani di Cristaldi e dovevo girare il film con facce sconosciute. Infine tutto era pronto con Renato, Cochi... Ma non mi sono sentito di cominciare: avrei latto un brutto lavoro e un brutto film ». Come può accadere che un uomo di cinema il quale ha conosciuto notorietà in tutto il mondo, decida di abbandonare quello che è stato fino a ieri il suo principale lavoro? « Voglio tornare al testo » egli precisa. « Quello che mi era diventato insopportabile nel cinema era proprio il lavorare nelle retrovie, non avendo mai la certezza che quello che scrivi venga effettivamente realizzato. Per uno come me, arrivato al cinema dalla letteratura, era una sofferenza constatare che in fondo scrivevo sulla sabbia dove il vento o gli umori dei produttori, registi e attori portavano via tutto. A causa del rapporto attore-pubblico l'utilizzazione della sceneggiatura è considerata secondaria ed è ciò che amareggia uno sceneggiatore. Il pubblico ancora oggi va a vedere quell'attore perché lo conosce e sa come recita. D'altra parte l'attore è abituato a dare "gioia" e a ricevere in contropartita "successo". Per questo una sua utilizzazione in modo diverso divanta nociva al film, al regista, all'attore e al successo. Ebbene, proprio perché non mi sento più di essere condizionato, ho detto basta! ». Non sono pochi i conflitti tra autori e registi in campo internazionale. Si ricorda quello abbastanza recente avvenuto tra lo scrittore Bob Towne e Roman Polanski, dopo l'uscita di China town: due grandi amici che si sono tolti il saluto. Ma per Sturmtruppen non esisteva questo problema perché Ennio De Concini era autore della sceneggiatura e nello stesso tempo regista del film. « // discorso è lo stesso — ribatte De Concini — come regista si è condizionati dall'attore che non vuole uscire dai suoi schemi, l'ho visto anche quando ho diretto Alee Guinness. Forse il mio destino era di fare film senza grossi attori; o forse non sono adatto a lare il regista. E' una esperienza comunque che non ripeterò più. D'altra parte fare il regista significa accettare dei compromessi artistici e soprattutto economici. E occorre anche una preparazione fisica eccezionale, non sono ammessi errori, ripensamenti e angosce. Ed è proprio l'angoscia che mi ha latto capire che era giunto il momento di piantarla, e di rimettermi a scrivere romanzi e commedie ». Il che ha fatto, sebbene siano trascorsi soltanto un paio di mesi dal giorno in cui ha preso la decisione di abbandonare il cinema. Ennio De Concini ora sta scrivendo due commedie commissionategli da un produttore londinese e da un produttore italiano. <r Non voglio più pensare in termini di realizzazione, ma di scrittura — conclude — adesso quando scrivo sono allegro e /elice, di notte dormo, e al mattino mi sveglio con la gioia di chi vuole vivere un'altra giornata, mentre prima avevo l'angoscia del sole che sorgeva. E poi sono dimagrito, senza sottopormi a nessuna cura ». Ernesto Baldo

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