Tre domande ad Altissimo del pli a Magliano (psdi) e Teofilo (pri) di Renato Altissimo

Tre domande ad Altissimo del pli a Magliano (psdi) e Teofilo (pri) Situazione elettorale, crisi economica, politica europeista Tre domande ad Altissimo del pli a Magliano (psdi) e Teofilo (pri) Renato Altissimo: "Sdrammatizzare il confronto tra de e pei" - Terenzio Magliano: "Produrre almeno quanto si consuma" - Luigi Teofilo: "Per restare europei, bisogna programmare" Mancano pochi giorni alle votazioni e il confronto tra partiti e candidati si fa sempre più serrato. All'ordine del giorno nei comizi, nei dibattiti, nelle tavole rotonde che si succedono sono i soliti problemi: come uscire dal tunnel deHa crisi economica, come preservare l'ordine pubblico, come riagganciare l'Italia agli altri partner europei? Sono i temi riproposti a tre candidati, Altissimo (pll), Magliano (psdi) e Teofilo (pri) nella seconda tavola rotonda organizzata da «La Stampa». Queste le domande poste. 1) Dopo oltre 20 giorni di campagna elettorale, qual è il clima riscontrato? Ci sono sostanziali spostamenti nell'opinione pubblica? Come valutare I numerosi sondaggi d'opinione di queste ultime settimane? 2) Tutti i partiti parlano di misure eccezionali per l'economia. C'è scontro sulle priorità? Ed in tal caso che cosa ritenete urgente per superare la crisi del Paese? 3) L'Italia ha ancora possibilità di rimanere nel contesto europeo? Modello occidentale o superamento dei blocchi? Mancano due anni al voto per il Parlamento europeo, che cosa intendete fare per sostenere una politica europeista? Queste le risposte alla prima domanda. ALTISSIMO — Dopo oltre 20 giorni, la campagna elettorale presenta due aspetti. Primo, i fatti di Sezze e di Genova l'hanno ulteriormente radicalizzata. Secondo, è ancora molto alto il numero degli incerti. Saranno questi ultimi, in definitiva, a decidere il risultato. Alla base delle scelte vi sono diversi motivi: il voto al pei o alla sinistra, come protesta contro la de, oppure il voto alla de per timore di un possibile avvento al potere del pei. E' una consultazione difficile proprio per il tono di referendum che le si è voluto dare. I sondaggi di opinione, finora effettuati, non aiutano i partiti minori nella battaglia per sdrammatizzare questa specie di referendum. In altri paesi non è consentito pubblicare nessun sondaggio, prima del voto, proprio per non influenzare il cittadino. L'atteggiamento popolare si va però modificando: un mese fa gli schieramenti prò pei o a favore della de erano molto più netti. Oggi il clima si sgela e riusciamo a riportare la gente ad una valutazione più razionale. MAGLIANO — In questi ultimi giorni l'elettorato ha dimostrato un maggior interesse. I cittadini si sono svegliati: i delitti di Sezze e di Genova hanno certo determinato choc fra l'opinione pubblica, ma la campagna si sta svolgendo in modo normale senza un clima di particolare paura. Il voto di domenica è troppo importante per essere preso alla leggera. I cittadini dovranno stare molto attenti a quel che faranno. Credo poco ai sondaggi di opinione. L'anno scorso, prima della consultazione del 15 giugno, nessuno aveva previsto quel che è avvenuto. Gli italiani sono molto estrosi. La fascia degli incerti può giocare in un senso o nell'altro e su questa componente imponderabile potremo discutere solo dopo il 20 giugno. TEOFILO — Sono convinto che la strategia della tensione non abbia fatto presa sugli elettori. Ritengo che gli italiani siano ormai sufficientemente maturi per non subirla. Esiste comunque ancora una vasta zona di incerti, ed è qui che bisogna lavorare. Se la de non la smette di strumentalizzare a ogni elezione i blocchi contrapposti e se non decide di porsi il problema del dopo elezioni, continueremo a veder crescere l'estrema sinistra che è partita dal 19 per cento ed è arrivata al 38. Gli incerti sono sempre portati a pensare: o de o pei. Dovrebbero al contrario orientarsi sui partiti laici che hanno dimostrato di avere una solida preparazione politica ed economica. I sondaggi di opinione se eseguiti in modo obiettivo possono orientare gli incerti. Risposte alla seconda domanda. MAGLIANO — In Italia un tempo erano tutti cavalieri, poi tutti dottori, oggi sono diventati tutti economisti. Bisogna andare adagio nell'avanzare proposte in questo settore. Misure economiche eccezionali ne abbiamo viste tante, con i famosi decretoni che poi, tutto sommato, sono .diventati decretini: quelli varati non sono stati attuati, e quelli attuati non sempre hanno dato i risultati attesi. Il primo obiettivo da raggiungere sarebbe quello di produrre almeno quanto si consuma. Altrimenti come in una famiglia, prima si comincia con i debiti, poi, per pagarli, si devono impegnare i gioielli. E' la fine che ha fatto l'Italia con la propria riserva aurea, quando ha ottenuto il prestito dalla Germania. Bisogna ridare fiducia al Paese, anche per far rientrare i capitali esportati in Svizzera, e per evitare che paghi sempre e solo la classe lavoratrice. Bisogna riassettare l'economia con azioni concrete e non con parole. TEOFILO — Mi limiterò all'esperienza che ho vissuto per 35 anni, lavorando in officina: quella sindacale. Se i rappresentanti dei lavoratori riterranno opportuno di modificare il loro atteggiamento non limitandosi alla pura ri¬ vendicazione, ma allo sviluppo dell'occupazione, determineranno minori tensioni anche nel mondo giovanile. Ci troviamo di fronte ad una percentuale molto alta di disoccupati, poiché si è inceppato il meccanismo di espansione dell'economia. Primo problema: recupero produttivo che non vuol dire solo efficientismo. Il pli ha finalmente capito che non è più possibile una politica conservatrice e gli imprenditori marciano in questa direzione. Occorre però che anche il sindacato si assuma le proprie responsabilità. ALTISSIMO — Non ci sono stati scontri sulle priorità. La relazione del governatore della Banca d'Italia ha sottolineato i veri -nodi» del nostro sistema: dalla crisi economica non si esce con misure occasionali ma strutturali. Dove intervenire? In primo luogo contenere la spesa pubblica; secondo, aumentare la produttività e rimettere in moto i meccanismi di accumulazione della ricchezza, se poi si vuole redistribuirla; terzo, contenere II tasso di inflazione, che rimane una fra le leggi più inique dell'economia occidentale. E' necessaria una coalizione, ma non si può parlare di un patto sociale generico. Occorre indicare con chi e per chi farlo. Un dato clamoroso: nel '75 i lavoratori hanno ottenuto 7500 miliardi in più che, con l'inflazione, si sono ridotti a duemila. Nello stesso anno la mano d'opera dipendente, a causa del minor potere d'acquisto dei salari, ha perso circa 5 mila miliardi sui propri risparmi. Questa realtà, se compresa, porterà più facilmente a ritrovare obiettivi comuni per un vero patto sociale. Risposte alla terza domanda. TEOFILO — L'Italia ha buone possibilità di rimanere nel contesto economico europeo purché si dia una programmazione seria. Bisogna passare dalle buone intenzioni ai fatti concreti: è neces-l sario trasformare radicalmente la nostra struttura economica, portandola da una fase assistenziale ad una conduzione responsabile. Il superamento dei blocchi dipenderà molto dalla maturità dei popoli. No alla politica verticistica, sì alla coesistenza. I sistemi pluralistico e liberale degli Stati Uniti e collettivo della Russia possono convivere purché l'uno non tenti di prevalere sull'altro. L'unità europea non deve essere un cuscinetto tra due blocchi ma il terzo elemento traente in modo da accogliere i prìncipi economici di entrambi e armonizzarli In un nuovo sistema. ALTISSIMO — Siamo stati dei convinti europeisti da Gaetano Martino in poi. Ma sono finiti i tempi delle enunciazioni di principio, bisogna mantenere i legami con I partner del Mec. Oggi l'Italia ha caratteristiche più simili a quelle del Terzo Mondo. Il nostro tasso di sviluppo è inferiore rispetto agli altri paesi della Cee, l'indebitamento è invece superiore. Parlamento europeo: anche in questo caso vogliamo essere concreti. A novembre parteciperemo a Francoforte al convegno dei liberali europei e da quel momento il pli ne diverrà una sezione. Le devisioni nel futuro parlamento saranno assunte dal nuovo partito liberale europeo. MAGLIANO — L'Italia è nell'Europa e non vedo come possa sopravvivere come entità politica autonoma. Domenica prossima gli elettori voteranno anche per questa scelta: se rimanere nel sistema occidentale oppure scomparire in quello orientale. Il superamento dei blocchi dipende dalle grandi potenze e non sarà facile perché sono consolidati. Noi siamo legati come partito all'Internazionale socialista che ha in Europa un suffragio di circa 54 milioni di voti. Oggi il Parlamento dovrebbe rappresentare un punto d'arrivo con poteri decisionali che oggi mancano a tutti gli organismi. Tra due anni vedremo come questa idea abbia fatto strada. L'appuntamento è per il 1978. Giuseppe Sangiorgio Guido J. Paglia Da sinistra: Altissimo, liberale; Magliano, socialdemocratico; Teofilo repubblicano

Persone citate: Altissimo, Gaetano Martino, Giuseppe Sangiorgio, J. Paglia, Luigi Teofilo, Magliano, Terenzio Magliano