Musical a tempo di valzer di Ugo Buzzolan

Musical a tempo di valzer Alla tv il ciclo sul "Film musicale in Europa,, Musical a tempo di valzer "Il Congresso si diverte" (1931) prima pellicola della rassegna - Uno Zar rubacuori, guantaie romantiche e ufficiali impomatati, nella tradizione dell'operetta serbo un fidanzato devoto; uf- Il solenne Congresso di Vienna del 1815 a tempo di valzer; un Mettermeli furbacchione che per mezzo di rudimentali telefoni ascolta quel che dice la servitù nelle cucine; uno zar di tutte le Russie che fa il rubacuori; romantiche guantaie gorgheggianti che si concedono ai principi tenendosi sempre in fidali dal baffetto, dai riccioli impomatati e dal possente torace racchiuso in giubbe sfavillanti; orchestre e suonatori in ogni cantone; popolo felice, perennemente pronto ad inchinarsi ai regnanti e pronto anche, in qualsiasi circostanza, per strada o nelle birrerie, a fare ala ai protagonisti, a sorridere e soprat- tutto a cantare in coro dondolando ritmicamente... Questo lo sfondo, questo il clima de II congresso si diverte (1931) di Erik Charell, un «colosso» tedesco (per l'epoca) che inaugura stasera alle 21,50, rete 2, il ciclo de II film musicale in Europa (il quale fa seguito all'altro, sul cinema musicale e coreografico americano), curato da Annamaria Denza con Giulio Cesare Castello. Vale la pena di vedere II congresso si diverte perché è tipico e rappresentativo. A parte il fatto che è un prodotto della Germania immediatamente prima del nazismo, a parte il fatto che vi sì ritrovano nomi allora famosi del cinema tedesco, da Lilian Harvey a Willi Fritsch e da Conrad Veidt a Lil Dagover, è interessante annotare che la dimensione del film è esattamente quella dell'operetta classica. Dove il musical di Hollywood attinge a piene mani dalle strepitose riviste di Broadway, un certo musical cinematografico europeo si rifà abbondantemente alla tradizione operettistica. Nel suo genere. Il congresso si diverte è esemplare e, sopportandone la bambinesca convenzionalità al latte e miele, bisognerà riconoscere che la macchina da presa crea di continuo movimento vorticoso e spettacolo imponente. Si era nei primi anni del sonoro e il film ebbe un grosso successo. Ma il ciclo offre altri recuperi ghiotti. Con un po' di sforzo è stato fatto rientrare nella rassegna Il milione, celeberrima opera di René Clair, anch'essa del 1931. Diciamo con un po' di sforzo perché definire II milione, straordinario esempio di poesia comica e di perfetto ritmo cinematografico, «film musicale» che rifà il vaudeville ci sembra improprio e fortemente riduttivo. La Francia, inoltre, dovrebbe essere presente nel ciclo con Ciboulette (1933), una rielaborazione, firmata da Claude Autant-Lara e da Jacques Prévert, dell'operetta omonima di Reynaldo Hahn, compositore di origine venezuelana che visse a Parigi e fu amico di Proust. E' un film che, nonostante il nome prestigioso degli autori, non è mai entrato in Italia. Presente, salvo intoppi dell'ultima ora, pure l'Inghilterra, con un pezzo raro, e inedito per noi, Jack's the boy (non è stata comunicata la traduzione del titolo) che è del 1932 e ha per protagonisti due attori, marito e moglie, in Italia totalmente sconosciuti, ma in Gran Bretagna, allora, popolarissimi. Jack Hulbert e Cicely Courtneidge; e con II masnadiero (1953), debutto cinematografico di Peter Brook, con Lawrence Olivier, un film tratto dalla settecentesca «Opera dei mendicanti» di John Gay, lo stesso copione cui si ispirarono Bertolt Brecht e Kurt Weill per L'opera da tre soldi. Della quale potremo vedere la versione per lo schermo del 1931 girata da Pabst, assai lodata e per altro non approvata da Brecht (e che comunque in Italia non circolò mai se non per gli addetti ai lavori). E vedremo anche un film musicale sovietico dell'epoca stalinista, Ragazzi allegri (1934), ovvero Tutto il mondo ride, di Grigorij Aleksandrov, satira anti-borghese di tipo surreale ed esplosivo che può far ricordare l'umorismo balzano dei fratelli Marx. Infine, l'Italia con il suo unico (ed eccellente) musical realizzato da Ettore Giannini nel 1954, Carosello napoletano (nel cast Sophia Loren), già comparso in tv ma della cui replica nessuno, crediamo, si lamenterà. Ugo Buzzolan