Tra i giovani della dc di Luca Giurato

Tra i giovani della dc PER COMIZI CON LA DEMOCRAZIA CRISTIANA Tra i giovani della dc Dall'Isolotto fiorentino alle riunioni napoletane, la presenza giovanile è scarsa e talvolta imbarazzata - Ma le ultime generazioni appaiono vive: sono impazienti, critiche verso il partito, con molta voglia di fare (Dal nostro inviato speciale) Firenze, giugno. La sezione de dell'Isolotto è una spina nel fianco di uno dei quartieri più rossi di Firenze. All'Isolotto, don Mazzi continua a celebrare ogni domenica la messa sul sagrato, distribuendo pane invece di ostia alla comunità dei suoi fedeli. Gli extraparlamentari più scatenati si disinteressano di Quello che fu uno dei pionieri del dissenso cattolico. Si interessano molto alla sezione, almeno secondo il segretario, Danilo Bellini, piccolo, sanguigno, combattivo. « Guardi, guardi qui che roba! C'è ancora il fumo. Siamo alla terza molotov e chissà quante altre ne arriveranno ». Fuori, in una notte calda e appiccicosa, ci sono due carabinieri che fanno avanti e indietro; dentro, con Bellini, c'è il vice presidente del Consiglio regionale Enzo Pezzati che parla a 20-25 persone, sedute tra quattro pareti tappezzate dal faccione occhialuto di De Gasperi, dalla testata de II popolo e da slogan anti-pci. In un angolo, la tv, sulla quale è stato steso per l'occasione un drappo verde con lo scudetto « Libertas ». Pezzati parla con chiarezza di tutti i temi politico-economici che dominano la campagna elettorale più infuocata del dopoguerra. Ammette mancanze ed errori della de, ma precisa che se le cose vanno male non è giusto scaricare tutto sul suo partito. Polemizza con i comunisti; soprattutto con i socialisti: « Ditemi un po', ma loro, al governo, non ci sono mai stati? ». Bulini e La Pira La testa bianca del pensionato Alessandro Caioli è la prima a spiccare dalla miniplatea. « Cerco di riordinarmi le idee perché stasera sono un po' strampalato — dice girando continuamente lo sguardo dall'oratore all'uditorio —. Lei ha fatto una bella analisi. Ma perché queste riflessioni le fate solo nel periodo elettorale? Perché la de non parla anche delle colpe degli altri? Non ci sappiamo fare pubblicità. E' la nostra mancanza ». Pezzati: « Non è vero. Queste cose le diciamo. Le diciamo sui giornali e alla tv». Una risposta tra le tante parte fulminea: «Le dite sul Popolo: e chi lo legge? Quanto alla tv, chi ci capisce più niente, tra tutte quelle reti e quei canali? ». Dai canali si passa alle liste, che a Firenze hanno subito, almeno al vertice, un terremoto: il leader locale più potente, Ivo Butini, è stato eliminato per far posto all'ex sindaco • santo, Giorgio La Pira. «Vedo bene il La Pira — afferma, riemergendo, l'indomito pensionato — ma non capisco bene l'Agnelli. Non è un esponente della destra economica? ». Pezzati: « E' un manager, un dirigente d'impresa con una visione moderna dei problemi. Gli abbiamo offerto un posto perché il Parlamento ha bisogno di rinnovarsi. E poi, vogliamo finalmente parlarci chiaro su questa storia. Se Agnelli andava nelle liste del pei era un grande successo dei comunisti. Siccome è venuto con noi, è uno scandalo della de. Oh che siamo, pazzi?». Qualcuno applaude; altri sono perplessi. « A proposito dei comunisti — scatta Antonio Rossi, maestro la mattina, dipendente di una piccola fabbrica la sera — lei ha parlato di tanti grossi problemi. Ma noi si vuol sapere anche perché non si chiudono le fognature, non funzionano le scuole. La gente come me vuole una risposta anche per queste cose piccine piccine. Perché nelle sezioni, nei comizi, i comunisti hanno tanta gente intorno? Perché scendono al trito ». « Se non ho parlato delle fogne e delle scuole ho sbagliato — replica Pezzati — ma non è vero che i comunisti parlano solo di cose trite. Per esempio, alla federazione giovanile del pei stanno facendo un corso difficilissimo sul marxismo. E allora, come la mettiamo? ». Il maestro non sembra molto convinto. Lo lasciamo con i suoi amici de dell'Isolotto, tra i quali, almeno quella notte in sezione, ho visto tre soli giovani: un attivista, un sindacalista Cisl e un silenzioso, introverso ascoltatore, forse uno studente. Lo scarso numero di giovani nei « posti di combattimento » della de che si prepara allo scontro del 20 giugno, è stata, salvo qualche eccezione anche vistosa, una delle costanti di questo mio viaggio nel partito, da Milano ad Eboli. Visti da Roma, punta dell'« iceberg de », i giovani sono quelli che si esprimono, un po' confusamente, nel famoso « movimento » clamorosamente sciolto da Fanfani; gente di 20-25 anni che parla come sottosegretari di 50-60; portatori d'acqua al mulino del proprio leader. Che nel paese ci siano giovani che votano de non è mistero per nessuno. Ma quanti sono quelli che lo dicono apertamente, che dichiarano a tutti d'essere iscritti al partito? Capellone e barbuto, maglione rosso e jeans, fisico da atleta, Tonino Esposito, 23 anni, studente in medicina, è delegato giovanile della de di Sorrento. « Nel nostro partito si lavora poco. Non ci sono attività culturali. Le istanze serie dei giovani vengono ignorate ». L'avvento di « Zac » non ha cambiato niente? « E' stato positivo. Il suo volto diverso riscuote fiducia anche nei giovani della destra de. Però ci si aspettava di più. Guardi Napoli! Gava ha fatto la voce grossa ed ecco che salta fuori una lista che conferma tutti i deputati uscenti ». In altre città è andata in modo diverso. Comunque, il rinnovamento c'è stato o no? « Per ora direi di no. Rinnovare non significa solo cambiare volti, ma anche metodi. Noi de dobbiamo fare un colossale bagno di umiltà, da Zac all'ultimo iscritto. Tra l'altro, ci vediamo solo quando dobbiamo cercar voti. Poi, per quattro, cinque anni... ». Serata in sede Chiedo a Tonino Esposito di farmi incontrare con qualche suo coetaneo de, magari di corrente diversa. Mi dà appuntamento per le 8,30 di sera. Arrivo puntuale, convinto, debbo confessarlo, che al massimo si sarebbero presentati in quattro gatti. Invece, nella sezione di Sorrento, commissariata dopo una serie di baruffe per le liste comunali (tre candidati si contendevano senza tregua il primo posto) di « gatti de » ne arrivano e parecchi, considerando il sabato sera in una cittadina di vacanze, dove l'estate è già esplosa. All'inizio siamo una ventina; alla fine, poco prima di mezzanotte, più del doppio. E' gente di ogni ceto sociale: dal laureato in chimica che lavora alla Snia Viscosa di San Giovanni a Teduccio al diciottenne che si prepara alla prova della maturità scientifica. Qualcuno è vicino a Forze Nuove; altri a Zaccagnini; la maggioranza rifiuta etichette di ogni genere oppure si pronuncia a sfavore delle correnti. Chiedo al chimico, Raffaele Attardi, 27 anni, camicia verde e occhiali, come si trova un giovane iscritto de in una fabbrica situata in una regione depressa ed esasperata come quella campana. « In uno stato di isolamento. La de, all'interno della mia fabbrica, è vista come il partito dei padroni ». « Io non sono d'accordo, anche se non lavoro in fabbrica ma in una banca — lo interrompe Bruno Morelli, assessore comunale al bilancio — non sento nessun disagio perché non ho nessuna difficoltà a criticare il partito quando sbaglia». «Pure io, ma ciò non toglie che in fabbrica mi dicono che non vado bene perché sono de ». « Io mi pongo il problema del rinnovamento ed anche di un voto diverso — dice, pacata, Maria Moresca, 27 anni, maestra elementare, bionda e avvenente —. Provengo da una famiglia democristiana: eppure, siamo molto delusi del governo de. Questo nostro partito ne ha combinate troppe. Ci vorrebbe il coraggio di espellere chi non rispetta regole e principi ». « Ci sono le antilopi e gli scandali. Però calmiamoci: 12 milioni di italiani sono diventati tutti disonesti? » replica, pacato, uno dei tanti. Le finestre della sezione si aprono su piazza Tasso, dove è in corso un comizio del pei. L'oratore è un professore dell'Università di Napoli; dichiara di non aver mai promosso uno studente perché raccomandato e invita i giovani, come fece Berlinguer al congresso di Genova, a « studiare, studiare, studiare ». « Senti chi parla, lui, uno dei tanti baroni», dice un ragazzo balzando in piedi e chiudendo i vetri, mentre sulla porta fa capolino il sindaco, Ennio Barbato, che ha ereditato dal 15 giugno '74 uno dei compiti più ingrati: anni ed anni di amministrazione laurina. « Se dovessimo dar retta a Berlinguer — dichiara un ragazzo — il pei può essere benissimo accettato. Ma come si fa a dimenticare l'ala massimalista che esiste nell'interno di quel partito. Berlinguer, se andrà al potere, come farà a tenere a bada questa gente?». «Loro avranno l'ala massimalista ma noi gli proponiamo il confronto su posizioni conservatrici — scatta Mimmo Cacace, 25 anni, tenuta beat e sguardo fulminante — la de è un partito verticistico: la base l'ascolta poco o non la sta ad ascoltare per niente ». La maggioranza si dichiara d'accordo, quasi in coro. « Se per lei va bene, noi siamo a posto — afferma Esposito —. E' tardi. E' ora di andare in strada, ad attaccare i manifesti ». Luca Giurato