I solitari dell'Atlantico sono partiti sotto un cielo grigio e poco vento di Paolo Bertoldi

I solitari dell'Atlantico sono partiti sotto un cielo grigio e poco vento Dal porto di Plymouth: le vele in gara sono 125 I solitari dell'Atlantico sono partiti sotto un cielo grigio e poco vento (Dal nostro inviato speciale) Plymouth, 5 giugno. Una grande armata di barche turistiche ha circondato l'armata dei solitari in un abbraccio festoso di vele stamane alla partenza della quinta transatlantica. La grande baia di Plymouth, poco a sud dell'isola di Drake, era solcata da almeno duemila battelli di ogni tipo, dal traghetto che trasformava i ponti superiori in comode tribune galleggianti alla vela surf e perfino al canottino a remi. La città di Plymouth si è fermata per assistere alla partenza della sua corsa più celebre. Sotto un cielo grigio all'inglese, ma spinti da una brezza appena percettibile che accentuava la nostalgia dei mediterranei, dalle 12 in poi hanno incominciato a bordeggiare verso gli Stati Uniti 125 regolari più un fuori gara. Lo squalificato è il francese Hollier, che aveva effettuato a suo tempo le 500 miglia di qualificazione ma non si era curato di farle fare al suo «Objectiv Sud 2». Farà una regata a parte. Anche gli altri 125 del resto non formano un unico complesso, ma sono ben divisi nelle tre classi da cui è composta la Ostar. Lo si è notato alla partenza, allorché tutti erano intorno ai sei battelli «mostruosi» che puntano alla vittoria record, cioè in meno di 20 giorni. Al segnale di via, il trimarano «Cap 33» di Grossmann è scattato per primo, ma Tabarly sul «Pen Duick VI» con un bordo verso ovest lo ha presto sorpassato, sorprendendo anche i suoi rivali Alain Colas, sul celebre «Club Mediterranée» di 72 metri e Fauconnier sul «Itt Oceanie»; Terlain sul velocissimo catamarano «Kriter III» è rimasto attardato da noie al fiocco Genova. Egli soprattutto ha però bisogno di venti forti per sfruttare a fondo il suo bolide da corsa. Gli italiani si sono fatti notare nel secondo gruppo, quello dei battelli medi che sono in totale 38. Doi Malingri ha portato la sua gloriosa «Cserb II» appena reduce dal giro del mondo a tagliare la linea di partenza al secondo posto appena alle spalle del francese Tumist. Nel gruppo dei piccoli (82 barche), l'avvio è stato festoso e confuso. Parecchi avevano ancora amici o compagni a bordo per gli ultimi saluti e tra questi il torinese Di Majo, il quale solo all'ultimo momento è riuscito a sbarcare sul gommone di «Mare Duemila» la passeggera dai magnifici occhi chiari che lo ha incoraggiato anche negli ultimi momenti di tensione. Finalmente, in piena solitudine, ha preso il largo. Paolo Mascheroni è stato tra i più pronti, facendo ammirare lo slancio del «Banda 31» dalle fiancate vistosamente colorato in bianco, rosso e verde. Egidio Nicolotti, uno dei costruttori, non ha trattenuto le lacrime per la fierezza di vedere così attrezzato il bel battello italiano. Un uragano di incoraggiamenti è toccato a Ida Castiglioni, una delle quattro donne iscritte alla prova. Ida appariva emozionata. Fogar si era avvicinato alla linea di partenza finalmente sereno dopo le ansie per le prove-esame relative al suo mini-catamarano. La sorte gli ha giocato ancora una volta uno stupido scherzo. Quando tutti gli altri già si trovavano ai largo si è visto il n. 32 rimanere ancorato in mezzo alla baia. Fogar nervosissimo, rivestito da una tuta speciale identica a quella degli sciatori del chilometro lanciato, rimaneva in piedi immobile. Ha aspettato che gli portassero un nuovo fornello a gas avendo sbarcato il proprio troppo grosso. La barca dell'amico Niccolò Puccinelli, il ctuale si era incaricato della compera, è stata bloccata dalla sbarramento di sicurezza previsto dagli organizzatori. Fogar involontariamente ha dovuto concedere un handicap di 33 minuti agli avversari. Il ritardo non conta in una traversata cosi lunga. Paolo Bertoldi

Luoghi citati: Genova, Plymouth, Stati Uniti