Saccucci verrà arrestato s'indaga sui legami msi-Sid

Saccucci verrà arrestato s'indaga sui legami msi-Sid La Camera toglierà l'immunità al deputato Saccucci verrà arrestato s'indaga sui legami msi-Sid (Dal nostro inviato speciale) Velletri, 4 giugno. Angelo Pistoiesi, il missino che con la sua deposizione di martedì scorso aveva provocato l'ordine di cattura per il sottufficiale del Sid Francesco Troccia, ha subito la stessa sorte. Pistoiesi, impiegato alle Poste e candidato nelle liste comunali per il msi, è stato arrestato questo pomeriggio a Roma, nella sua abitazione di via Statella 7, per favoreggiamento aggravato nei confronti del deputato Saccucci, accusato della morte di Luigi Di Rosa, ucciso a Sezze venerdì 28 maggio. Francesco Troccia è stato interrogato oggi nel carcere di Velletri. Il maresciallo dei carabinieri ha ammesso di essere ripartito da Sezze la sera di venerdì insieme con Sandro Saccucci. Ha confermato che una colonna di sette auto con a bordo gli uomini della scorta di Saccucci è partita dal paese compatta dopo gli incidenti seguiti al comizio del deputato missino e dopo i più gravi avvenimenti accaduti al « Ferro di cavallo ». Ha ammesso che i « capi » della spedizione, Saccucci compreso, si sono riuniti nei locali della federazione del msi di Latina. Ha infine affermato di essere tornato a Roma, mentre la riunione dei « camerati » era in corso, a bordo di una « Alfa 2000 », insieme con Angelo Pistoiesi, candidato nelle liste missine per il comune della capitale, e con uno sconosciuto. Durante tutta l'operazione, Francesco Troccia era armato della sua pistola d'ordinanza. La versione del maresciallo contrasta con quella del superteste Pistoiesi, il quale afferma il contrario: che Troccia, cioè, la sera di venerdì ripartì per Roma con Sandro Saccucci, per proteggerlo. Questi sono gli elementi più importanti di un interrogatorio durato sei ore e svoltosi in una piccola saletta del carcere di Velletri. Durante tutto questo tempo Francesco Troccia ha cercato di convincere il sostituto procuratore della Repubblica Alfonso De Paolis di aver agito così perché, rimanendo vicino ai fascisti responsabili degli incidenti di Sezze Romano, sarebbe potuto venire a conoscenza di fatti utili alla verità. Una linea di difesa debole e scontata alla quale in questi anni numerosi uomini del Sid coinvolti nelle trame nere ci hanno abituato. L'interrogatorio ha avuto inizio alle 11,30. «Ma come, i miei superiori non mi hanno nominato un avvocato dì fiducia?», ha chiesto Francesco Troccia, sgomento e meravigliato, appena ha appreso che gli era stato inviato un difensore d'ufficio, cioè l'aw. Bernardino Palumbo. Due noti penalisti di Latina interpellati, sempre d'ufficio, per la difesa dell'uomo del Sid, Giorgio Zeppieri (già difensore dell'ex ministro Mario Tanassi) e Michele Pierro, avevano seccamente declinato l'invito. Elegante e ben pettinato, pantaloni beige, giacca marrone e una camicia fantasia, Francesco Troccia ha ostentato all'inizio una certa sicurezea, che poi ha perso nel giro di pochi minuti. «Io sono un antifascista signor giudice — aveva esordito — e non seguo gli intenti di Saccucci». Subito dopo, però, il maresciallo dei carabinieri ha ceduto: «Mamma mia, che guaio mi doveva capitare dopo vent'anni di onorato servìzio», ha lamentato battendosi la mano destra sui capelli grigi ben ravviati. «Posso bere? Posso mangiare?», ha poi chiesto ossequioso a caccia di consensi e di comprensione. A questo punto Troccia ha invocato la lettura di un suo memoriale di autodifesa già fatto pervenire al sostituto procuratore De Paolis perché ne prendessero conoscenza anche gli avvocati di parte civile: Franco Luberti, Fausto Tarsitano, Angelo Tomassini e Farau. Il documento — otto pagine dattiloscritte — era stato consegnato ieri al magistrato da un ufficiale del Sid recatosi alla procura di LatiSilvana Mazzocchi (Continua a pagina 2 in quinta colonna)