Heleanna: il p.m. chiama in causa anche le nostre autorità marittime di Remo Lugli

Heleanna: il p.m. chiama in causa anche le nostre autorità marittime Il processo per il drammatico naufragio della nave greca Heleanna: il p.m. chiama in causa anche le nostre autorità marittime Il rappresentante dell'accusa ha detto che se fossero stati effettuati i necessari controlli sulla nave greca sarebbero risultate le irregolarità degli impianti di salvataggio e antincendio (Dal nostro inviato speciale) Brindisi, 3 giugno. Della tragedia dell'« Heleanna » — 29 morti, 120 feriti — non è responsabile soltanto il suo comandante, Dimitrios Anthipas, unico imputato in questo processo, ma anche le autorità marittime e il governo ellenici. E' un'affermazione del p. m. dott. Riccardo Dibitonto, il quale si spinge molto più in là: chiaramente accusa anche le autorità ma rittime italiane, in particolare quelle di Ancona, capolinea in Italia della motonave gre ca, e lo stesso governo ita liano. Il naufragio è del 28 agosto '71, ma già nel '60 l'Italia aveva aderito alla Convenzione internazionale di Londra da noi divenuta esecutiva nel 1966. Soltanto il 14 novembre '72, quindici me¬ approvato il regolamento che entrò poi in vigore nell'ago- si dopo il tragico evento, fu ! ' sto '73. Una lentezza e una burocrazia omicide, dice il p. m. Ma la colpa è ancora maggiore, egli sottolinea, perché in base all'articolo 19 della Convenzione, le nostre autorità marittime non avevano bisogno di aspettare l'approvazione del decreto per effettuare controlli sulle navi estere qualora riscontrassero irregolarità o avessero dubbi. La « Heleanna », nell'estate del '71, era già partita da Ancona quattordici volte, certamente spesso aveva caricato viaggiatori in soprannumero, come trasportava al momento del sinistro, e un qualsiasi accertamento tecnico avrebbe messo in evidenza le irregolarità degli impianti di salvataggio e antincendio. I sospetti dovevano ben nascere nelle nostre autorità perché la Grecia è al settimo posto del mondo per la potenza del- ! ia sua marina mercantile ma ' è al secondo posto in fatto di sciagure navali: nel '63 la « Lakonia » si era incendiata ed erano morti 155 passeggeri, nel '66 l'« Heraklion » si era inabissata, causando la morte di 241 persone, perché un camion non ben ancorato aveva sfondato un portellone. Un'altra grave colpa del nostro governo è quella di non avere mai ordinato alcuna inchiesta sul naufragio dell'» Heleanna ». Le autorità greche, secondo il dott. Dibitonto, hanno la responsabilità morale dell'evento luttuoso per aver rilasciato quel certificato che autorizzava l'aumento della portata da 620 a 945 passeggeri, numero che poi fu ulteriormente superato dai responsabili della nave. Il p. m. passa in esame tutte le componenti della colpa: numero eccessivo dei passeggeri, impreparazione dell'equipaggio, mancanza di un servizio di ronda e di sistemi di rilevazione di incendi, irrazionale utilizzaziojne dei mezzi di salvataggio, erronea utilizzazione dei mezzi antincendio, omissione dell'ordine di arresto delle macchine, ecc. Alla fine della requisitoria il p.m. chiede per Anthipas la condanna a undici anni di reclusione e a un milione di multa. L'udienza s'è iniziata stamattina con l'escussione degli ultimi testimoni, cinque; tra questi, due hanno contri¬ buito con un certo peso ad aggravare l'accusa all'imputato. Gloria Castellani, abitante a Fabriano, ha detto che all'inizio il fumo dell'incendio portato dal vento andava verso il fondo della poppa, poi, in un secondo momento, dalla poppa verso la prua, attraversando tutta la nave. Evidente conferma, questa, dell'inversione di marcia che il i comandante aveva impressa i all'« Heleanna » con lo scopo di portarsi al largo, fuori dalle acque territoriali italiane per non avere guai con lo Stato costiero. L'avv. Roberto Laura, di Sanremo, ha fornito alcune ulteriori significative pennellate sul comandante e sull'equipaggio. « Ho fermato Anthipas sul ponte — ha raccontato —, l'ho preso per un braccio mostrandogli una scialuppa che stava bruciando e invitandolo a far calare in acqua le altre e lui si è liberato dalla mia mano con uno scatto e un gesto di stizza come se volesse dire: "Ma cosa vuoi?". Poi se n'è andato in fretta, non l'ho più visto sulla nave ». Più tardi Laura è su una scialuppa carica con molte donne e bambini. E' lui che rema e dopo due ore chiede a uno dei marinai che ha intravisto rannicchiato al fondo di sostituirlo, ma il giovane si tocca una spalla per far capire che gli duole. « Quando più tardi siamo stati raggiunti da un peschereccio, quel marinaio è stato il primo ad afferrare una fune e a salire a bordo con agili e rapide bracciate, senza curarsi di aiutare i bimbi e le donne ». Per la parte civile hanno parlato l'avvocato Raffaello Mangione, di Bo.ogna, a nome di 52 naufraghi, e l'avvocato Lucio Rubini, di Milano, per i 138 naufraghi che si sono riuniti nell'associazione presieduta dall'avvocato Giù seppe Da Rios. Mangione ha passato in rassegna le defi- cienze dell'«Heleanna», «nave I imbellettata di bianco, ma che recava nelle proprie strutture e nel proprio equipaggio un sentore di morte». «Anthipas era un comandante il quale, conoscendo bene come stavano le cose, sapeva che in | caso dì incendio la nave era da abbandonare perché non poteva essere salvata e infatti è stato tra i primi a lasciarla. Ma il comandante non è il solo responsabile — ha dstto j l'avvocato —: Sconta, insieme con le proprie, le colpe di colui che lo aveva mandato sulTHeleanna, l'armatore Costantino Eftimiadis, che inspiegabilmente non figura imputato, ma che è citato da noi I per la resvonsabilità civile». L'avvocato Mangione ha svolto anche il tema della turbativa sul nostro territorio causata dal naufragio: la città e una vasta area della regione mobilitate con i laro ospedali e i mezzi di soccorso; e di qui, in base alla Convenzione di Ginevra del 1958, la prevalenza della legge del territorio rivierasco su quella di bandiera della nave. Ha concluso con la richiesta di un risarcimento prowisiona'e, cioè 1 provvisorio in attesa della causa civile, di 500 mila lire per ognuno dei naufraghi. Per ultimo ha affrontato il proprio difficile compito il difensore di Anthipas, l'avvocato brindisino Carlo De Carlo. Ha iniziato mettendo in dubbio la giurisdizione territoriale e ha negato che ci sia stata turbativa perché a suo avviso questa interviene soltanto in caso di danni materiali, non per gli effetti psicologici o l'occupazione degli ospedali. Ha persino contestato l'accusa di naufragio, perché il naufragio esiste quando la nave affonda o si spezza e invece il relitto dell'«Heleanna» è rimasto intero. Nemmeno per l'omicidio colposo, a suo avviso, c'è responsabilità, perché se la nave ha caricato un maggior numero di passeggeri ciò è avvenuto per un fenomeno di adeguatezza sociale: tutti vogliono viaggiare, star bene, divertirsi e ciò implica anche | la teoria del rischio. Domattina, dopo le repliche, il tribunale si ritirerà per la senten- Remo Lugli

Persone citate: Carlo De Carlo, Dibitonto, Dimitrios Anthipas, Lucio Rubini, Mangione, Raffaello Mangione, Riccardo Dibitonto, Rios, Roberto Laura