Bonn: un errore la legge contro l'«ultrasinistra» di Tito Sansa

Bonn: un errore la legge contro l'«ultrasinistra» Lo dicono Brandt e Schmidt Bonn: un errore la legge contro l'«ultrasinistra» (Dal nostro corrispondente) Bonn, 3 giugno. «Mi sono sbagliato» ha ammesso sorprendentemente l'ex cancelliere Willy Brandt che il 28 gennaio 1972 varò, insieme con i capi dei governi regionali, il famoso «editto sui radicali» il quale esclude dai servizi pubblici le persone sospette di non essere fedeli alla Costituzione. Più sorprendente ancora l'ammissione dell'attuale cancelliere Helmut Schmidt, il quale ha detto: «Tutti questi editti e questi tentativi di leggi li preferirei relegati negli archivi». In sostanza l'autore del criticatissimo editto, che ha scatenato in Germania una insensata caccia alle streghe e ha provocato preoccupate reazioni nei Paesi dell'Europa occidentale, e il primo responsabile dell'ordine pubblico in Germania prendono le distanze da una legge illiberale che ha portato all'intolleranza politica. Le due dichiarazioni sono contenute, sotto forma di intervista, in un libretto dal titolo «Germania 1976, due socialdemocratici a colloquio», che uscirà nei prossimi giorni presso l'editore Rowohlt. Willy Brandt, dopo avere onestamente ammesso l'errore, cerca di giustificarlo. Dice di avere avuto allora (nel 1972) l'impressione che, su iniziativa dell'opposizione democristiana il Parlamento avrebbe potuto mettere fuori legge il partito comunista. «Queste idee di divieto — afferma Brandt — avrebbero messo la Germania fuori della civiltà occidentale, allineandola con la Spagna, il Portogallo e la Grecia. Questa è stata la mia motivazione». Inoltre Brandt voleva mostrare agli elettori «quanto pochi» fossero gli estremisti. Purtroppo, ammette l'ex cancelliere e attuale capo del partito socialdemocratico, l'applicazione dell'editto sui radicali ha portato a «errori grotteschi», è necessario ammettere che «questo tentativo è fallito». In quanto a Schmidt, egli dice di non essere mai stato un fautore della caccia agli estremisti nei servizi pubblici. A tale proposito il settimanale Die Zeìt rivela oggi che Schmidt ammise di recente: «In materia si è esagerato. Che abbiamo raggiunto un punto pericoloso è dimostrato dal fatto che i vescovi evangelici si sentono in dovere di mettere in guardia da una atmosfera da pogrom». Le due confessioni e autocritiche tuttavia proprio oggi vengono sminuite; infatti, la commissione Giustizia del Parlamento ha approvato un disegno di legge contro il terrorismo (sotto l'impressione dei due attentati di martedì a Prancoforte) con il quale verranno varate — probabilmen¬ te già la settimana prossima — nuove disposizioni per combattere l'associazione di estremisti. Sono previste pene da sei mesi a cinque anni per appartenenti a organizzazioni sovversive e da un anno a dieci anni per chi le capeggia; è previsto l'arresto delle persone «sospette» di appartenere ad esse, il controllo della corrispondenza di queste persone con i loro avvocati, l'espulsione dei legali dall'albo nel caso che manchino ai loro doveri. La legge, che l'opposizione democristiana ha definito «tiepida» e «insufficiente», avrà valore «anche per i procedimenti in corso», cioè sarà retroattiva. L'opposizione democristiana ha severamente criticato tanto la «confessione» di Willy Brandt quanto la decisione del governo di non perseguire automaticamente gli appartenenti al partito comunista. L'opinione pubblica tedesca (come ha rivelato oggi un sondaggio demoscopico) è favorevole all'editto sui radicali. Novanta adulti su cento non si sentono minacciati dalla nuova inquisizione, soltanto 4 su cento considerano in pericolo i loro diritti. Tito Sansa

Persone citate: Brandt, Helmut Schmidt, Schmidt, Schmidt Bonn, Willy Brandt

Luoghi citati: Bonn, Europa, Germania, Grecia, Portogallo, Prancoforte, Spagna