Quando Dora parlò a Freud di Ferdinando Albertazzi

Quando Dora parlò a Freud Quando Dora parlò a Freud Sigmund Freud: « Casi clinici 3: Dora», Ed. Boringhieri, pag. 128, lire 1000. « Con questa pubblicazione ho voluto raggiungere due scopi. In primo luogo integrare il mio precedente libro sull'interpretazione dei sogni, mostrando come tale arte possa essere impiegata per scoprire ciò che vi è di nascosto e di rimosso nella vita psichica. In secondo luogo ho voluto destare interesse per una serie di rapporti, ancor oggi assolutamente ignorati dalla scienza perché identiflcabili soltanto con l'uso di questo particolare procedimento. (...) Ho anche voluto mostrare che la sessualità non è un deus ex machina che interviene isolatamente in un qualche punto del meccanismo caratteristico dei processi isterici, ma costituisce al contrario la forza motrice di ogni singolo sintomo e di ogni singola manifestazione di un sintomo ». Sintetizzate così lucidamente, nelle ultime pagine del libro Freud riconsidera le motivazioni che lo hanno indotto a pubblicare, nel 1901, non senza qualche riluttanza soprattutto di ordine etico, il « Frammento di un'analisi d'isteria » famoso come Caso clinico di Dora. L'unica traduzione italiana integrale di questo lavoro esce adesso nell'affermata Biblioteca Boringhieri, che contemporaneamente presenta gli studi dedicati da Freud a Shakespeare, Ibsen e Dostoevskij (un esame psicoanalitico degli autori e di alcuni testi), a'1 Progetto di una psicologia (che si prefigge, ma con risultati assai discutibili, di offrire una psicologia scientifica, una scienza della natura quale 'la fìsica o la biologia), ali'Intro- duzione al narcisismo (la proposta di una nuova sistemazione della teoria delle pulsioni) e a L'Io e l'Es (una indagine definitiva inerente alla struttura della psiche umana). Dora, pseudonimo di una giovinetta di diciotto anni afflitta da petite hystérie (evidente i sintomi somatici e psichici più comuni: dispnea, tosse nervosa, afonia, depressione, atteggiamento asociale e l'impossibilità — in parte affettata — di appassionarsi alla vita), racconta a Freud la storia della sua vita e della malattia. Benché lacunosa e in parte oscura, la descrizione tuttavia mette in luce la complicata trama di rapporti affettivi che si intrecciano fra quattro persone: il padre di Dora, il signor K., la moglie di questi e la stessa Dora. Sentendosi di più in più trascurata dai tre che le riservano premure a suo dire simulate, ritenendosi addirittura « oggetto di scambio » di cui gli altri si servono per realizzare i propri disegni amorosi, la ragazza finisce per « ricorrere » alla sola arma che le resta per imporsi all'attenzione di chi la circonda e per averne, senza riserve, l'affetto: crescere la malattia. Le diverse sfaccettature del comportamento isterico risultano indubitabilmente dall'interpretazione di due sogni descritti dalla paziente, che permettono inoltre a Freud di avvicinarsi alla completa risoluzione del caso, di cui la brusca interruzione dell'analisi (durata in tutto circa tre mesi), voluta da Dora, lascia però in ombra qualche particolare. Nonostante ciò, Freud giunge a chiarire un nuovo importante « risultato teorico dell'esperienza »: il meccanismo della traslazione, cioè della partecipazione « dall'interno » della persona del medico, che nell'analisi si sostituisce più o meno direttamente a una persona della storia raccontata dal paziente. « Ponte » tra il fondamentale e « contagioso » Interpretazione dei sogni (del 1899) e i Tre saggi sulla teoria sessuale (del 1905) questo studio, di cui non va taciuta neppure l'esemplare chiarezza del linguaggio, è stato dapprincipio intitolato Sogni e isteria per sottolineare, appunto, come la guarigione dipenda da una efficace interpretazione delle immagini oniriche ripercorse dal soggetto analizzato. Freud ribadisce inoltre che, a tal fine, riesce determinante anche l'esatta individuazione « delle condizioni puramente umane e sociali dei malati, delle situazioni familiari dei pazienti e ciò non soltanto dal punto di vista della ricerca dei fattori ereditari». Il che non vale soltanto per il trattamento della isteria e della petite hystérie, ma per qualsivoglia psiconevrosi. Del resto l'isteria è una nevrosi dai processi psichici simili a quelli che compaiono nelle altre malattie, almeno finché non insorge la « compiacenza somatica » che procura ai processi psichici inconsci uno sfogo organico. Durante la descrizione del rapporto con Dora, Freud, che confidava a Wilhelm Fliess di ritenere quel caso clinico « la cosa più acuta che abbia scritto da tempo », insiste anche su uno dei compiti imprescindibili della psicologia delle nevrosi: la chiarificazione del meccanismo del « capovolgimento degli affetti », caratteristico dei comportamenti isterici. Ferdinando Albertazzi