Soldi dello Stato paura e salvezza per i giornali

Soldi dello Stato paura e salvezza per i giornali Convegno degli editori Soldi dello Stato paura e salvezza per i giornali (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 2 giugno. Oggi gli editori di trenta Paesi, riuniti nel Congresso della loro Federazione internazionale, hanno aperto un serrato confronto su gestione e sviluppo dei giornali. Esperienze e proposte diverse, ma realtà quasi comune a tutti: assicurare la libertà di informazione dalle strette economiche e dalle pressioni di qualsiasi potere. Gli svedesi hanno citato la loro «pace sociale» (contrattazione di durata decennale, lieve incidenza delle agitazioni sindacali). I tedeschi hanno parlato della nuova conflittualità (che ha raggiunto punte di asprezza sconosciute in Italia) con il primo recente, duro scontro fra editori e tipografi. I francesi hanno ricordato le loro difficili vertenze Le Parisien Lìbere, e ora France-Soir e Le Figaro). I norvegesi hanno illustrato le loro leggi di aiuto alla stampa e la tassa sulla pubblicità, simile a quella svedese, che ritorna in gran parte ai giornali ma per molti rappresenta un grave limite alla libertà di scelta dell'inserzionista e dell'editore. Su questo punto si è acceso il dibattito. Attenzione agli aiuti, soprattutto se governativi, è stato detto, perché possono trasformarsi in un pesante vincolo politico economico per i giornali. Si possono accettare agevolazioni e contri- buti statali, ma senza condizionamenti. Giovanni Giovannini, presidente de La Stampa e vicepresidente della Federazione Italiana Editori, ha tenuto una relazione su «I giornali e gli aiuti dello Stato». In Italia, ha detto, i giornali sono costretti ad accettare contributi statali perché le entrate sono solo le vendite e gli introiti pubblicitari, che si restringono a causa della crisi economica e della concorrenza televisiva. «Il ricavo della vendita delle copie potrebbe aumentare — ha affermato Giovannini — solo se aumentasse il prezzo di vendita. Ma il prezzo è fissato per legge dal governo, e gli aumenti sono concessi solo dopo lunghe trattative. Quando arrivano è sempre troppo tardi ». Giovannini ha ricordato, però, che molti tra editori e giornalisti sono contrari agli aumenti, perché la crescita dei ricavi andrebbe a scapito del numero delle copie vendute ed allontanerebbe dalla lettura del giornale soprattutto i ceti popolari. Di fronte a questa situazione, che vede, in un quadro di inflazione, i costi del lavoro al 60 per cento del totale e quelli della carta al 21 %, con prospettiva d'aumento, gli editori non hanno altra scelta che accettare il denaro pubblico. «Non esiste, comunque, al momento — ha detto Giovannini — pericolo di discriminazioni, perché gli aiuti sono assicurati con criteri obiettivi a tutti i Quotidiani ». Tuttavia, mentre i deficit aumentano, gli aiuti destinati dal Parlamento ai quotidiani un anno fa non sono ancora arrivati. Il quadro è molto grave, oggi, in Italia, potrebbe esserlo domani in altri Paesi. Ha concluso la giornata Johannes Binkowski (Germania federale), con una sintesi di un rapporto sulla politica dell'informazione che è stato discusso poi dai congressisti. La filosofia di fondo del rapporto Binkowski è che la stampa libera è garanzia di un Paese libero e la libertà dell'imprenditore editoriale è la garanzia reale di questa indipendenza. Tra le repliche va segnalata quella del francese Sauvageot (Le Monde), il quale ha sostenuto che la libertà dell'imprenditore non è l'unica garanzia ma va unita ad un reale pluralismo di opinioni. Nessuno, ha detto Sauvageot, è proprietario della verità, anche se possiede i capitali. Ai giornalisti non si possono imporre opinioni, ma anch'essi non possiedono la verità. Questa appartiene ai lettori e alla pubblica opinione in quanto proprietari delle loro libertà. L'informazione non è un lusso di pochi ma un bene comune dello Stato democratico. Roberto Franchini

Persone citate: Giovanni Giovannini, Giovannini, Roberto Franchini

Luoghi citati: Bologna, Germania, Italia